Pubblicato il 20 febbraio 2024, nella seduta n. 160
FLORIDIA Aurora, DE CRISTOFARO, CUCCHI, MAGNI - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. -
Premesso che:
la vicenda riguardante lo stabilimento siderurgico dell’ex ILVA di Taranto, a distanza di dodici anni dall’apertura delle inchieste della magistratura, non è arrivata ad una soluzione in grado di coniugare gli obiettivi dichiarati di tutela della salute e dell’ambiente con la continuità dei livelli occupazionali e della produzione, nonostante i numerosi interventi legislativi susseguitisi nel corso degli anni;
si ricorda in tal senso come dal 1965, anno dell’inaugurazione dell’impianto controllato dalla holding pubblica Finsider, si sia giunti 30 anni dopo alla privatizzazione dell’azienda attraverso l’acquisizione da parte della famiglia Riva, oggi condannata per disastro ambientale;
successivamente all’intervento della magistratura, nel 2012, l’ILVA è stata dapprima commissariata, nel 2013, e successivamente, nel 2017, aggiudicata alla cordata Arcelor Mittal, Marcegaglia (ritiratasi poco dopo) e Banca Intesa, al termine della gara indetta a gennaio 2016. Arcelor Mittal ha poi preso in gestione lo stabilimento di Taranto, con l’assicurazione di grandi investimenti in favore della riconversione dell’impresa e del risanamento ambientale;
negli ultimi anni le perdite di Arcelor Mittal sono progressivamente cresciute, sino a richiedere un intervento via via più significativo dello Stato: alla fine del 2020 Arcelor Mittal e la società pubblica Invitalia firmarono infatti il contratto per l’ingresso di quest’ultima nel capitale delle Acciaierie d’Italia (AdI), cui sono seguiti ulteriori aumenti di capitale e finanziamenti;
si ricorda come Arcelor Mittal, che controlla AdI, abbia attualmente in gestione le acciaierie senza possederle, essendo gli impianti ancora proprietà dell’amministrazione straordinaria;
in questo contesto è mancata in questi anni una piena trasparenza circa le modalità di impiego delle risorse messe a disposizione dallo Stato, costi derivanti dal commissariamento e dall’amministrazione straordinaria. Un elemento che appare in contraddizione con le attuali denunce circa la mancata chiarezza di Arcelor Mittal sui dati e i debiti contratti in questi anni;
se, infatti, da un lato è possibile rintracciare l’entità dei prestiti susseguitisi nel corso degli anni attraverso interventi legislativi (300 milioni nel decreto-legge n. 191 del 2015 e 800 milioni nel decreto-legge n. 98 del 2016, poi estinti con il decreto-legge n. 91 del 2017 attraverso il rientro delle somme rinvenienti dall’esito dei procedimenti penali contro la famiglia Riva, garanzia statale su finanziamenti per 400 milioni nel decreto-legge n. 1 del 2015, fino agli ultimi due aumenti di capitale negli ultimi anni, da 680 nel decreto-legge n. 2 del 2023 e 320 nel decreto-legge n. 4 del 2024), lo stesso non può dirsi per la gestione dell’organo commissariale, nonostante siano state previste per via legislativa una serie di relazioni che i commissari avrebbero dovuto presentare a varie istituzioni per rendicontare il proprio operato;
in merito si segnalano, in particolare, le relazioni semestrali da presentare a vari soggetti (Ministero delle imprese e del made in Italy, Ministro dell’ambiente e alle Camere) per le risorse delle contabilità speciali 6055 (legate al piano di risanamento ambientale), di cui sono titolari i commissari, previste dall’articolo 3, comma 3, del decreto-legge n. 1 del 2015 e la relazione trimestrale che, a norma dell’articolo 2, comma 2, della legge n. 270 del 1999 (“Nuova disciplina dell’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in Stato di insolvenza”), i commissari devono presentare al Ministero delle imprese e del made in Italy sulla gestione dell’organo commissariale (nello specifico, sull’andamento dell’esercizio dell’impresa e sulla esecuzione del programma);
delle due solo la prima è accessibile. Le relazioni trimestrali ex legge n. 270 del 1999 risultano invece consultabili sul sito web dell’amministrazione straordinari, ma in modo parziale: troppi gli omissis presenti al loro interno (soprattutto in merito ai profili economici e finanziari) per avere un’idea chiara, anche sintetica, circa i costi della gestione commissariale e le relative operazioni,
si chiede di sapere se il Governo, nel contesto dell’attuale crisi concernente la gestione dello stabilimento siderurgico ex ILVA di Taranto, non intenda rendere trasparenti i dati sulla gestione commissariale, con particolare riferimento alla gestione dei commissari Gnudi, Carruba e Laghi, interrottasi a metà del 2019 con le dimissioni degli stessi.