Atto n. 3-00895

Pubblicato il 25 gennaio 2024, nella seduta n. 150

MISIANI, NICITA, ROJC, CAMUSSO, ZAMBITO, VERDUCCI, MANCA, FRANCESCHELLI, D'ELIA, GIORGIS, RANDO, TAJANI, LOSACCO, FURLAN, VERINI, ALFIERI - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. -

Premesso che:

il 5 novembre 2023, il consiglio di amministrazione di TIM ha approvato l'offerta presentata dal fondo americano KKR per l'acquisizione delle attività legate alla rete fissa di TIM; l’offerta prevede che l'intera partecipazione di TIM all'interno di FiberCop così come altri asset infrastrutturali al momento in capo a TIM, vengano ceduti al fondo statunitense KKR dando vita alla società NetCo;

l’operazione è stata prospettata come generatrice di valore per il sistema e per tutti gli stakeholder: la fornitura di servizi di rete all’ingrosso da parte di una NetCo nettamente separata dalla nuova TIM dovrebbe creare condizioni eque e neutrali per una competizione tra operatori mentre la focalizzazione di NetCo sulla rete dovrebbe accelerare la posa della fibra nel Paese;

alcune recenti iniziative di FiberCop hanno fatto, però, emergere dubbi circa le effettive conseguenze dell’operazione;

da notizie di stampa si apprende che FiberCop ha inviato una lettera agli operatori che al momento acquistano servizi passivi (ovvero fibra spenta) per avviare una rinegoziazione dei contratti in essere, con l’obiettivo di spingerli all’acquisto di servizi “chiavi in mano”, ovvero la fibra già “attivata” da apparati installati dalla stessa NetCo, con inevitabili conseguenze negative sia per la competizione che per il sistema;

se costretti all’acquisto di servizi attivi, gli operatori si troverebbero, infatti, costretti ad utilizzare la tecnologia imposta da NetCo, con il rischio di limitare seriamente la possibilità di innovare, di competere su performance migliorative dal punto di vista sia tecnologico che di qualità del servizio al cliente e eliminando qualsiasi possibilità di concorrenza all’ingrosso e al dettaglio, con gli effetti di una sostanziale rimonopolizzazione;

inoltre, ciò creerebbe un vantaggio per la nuova TIM, dato che il prezzo dei servizi attivi è commisurato ai volumi acquistati e nessuno degli altri operatori potrebbe beneficiare del vantaggio dovuto alla scala che deriva dall’essere dall’ex monopolista;

ma, fatto ancor più grave, tale volontà di rinegoziazione rivela gli obiettivi finanziari del fondo statunitense, interessato unicamente ad una rapida remunerazione del proprio investimento, dato che i servizi attivi, anche senza la posa di nuova fibra, hanno un prezzo all’ingrosso più elevato di quelli passivi; l’obbligo per gli operatori di acquistare servizi attivi si configura come un modo rapido e artificioso di realizzare l’aumento di valore della NetCo, facendo venire meno la necessità degli ingenti investimenti in fibra inizialmente prospettati;

stante il via libera all’operazione in sede di attivazione della clausola golden power, nell’ambito della quale il Governo ha dichiarato di esercitare un ruolo nella definizione delle scelte strategiche della NetCo,

si chiede di sapere come si intenda garantire che l’operazione, se portata a termine, eviti i rischi per la concorrenza, i cui effetti inevitabilmente si riverserebbero sui consumatori finali.