Atto n. 4-00661

Pubblicato il 6 settembre 2023, nella seduta n. 98
Risposta pubblicata il 5 ottobre 2023 nel fascicolo n. 33

MAGNI, CUCCHI - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. -

Premesso che:

in Turchia, come ampiamente dimostrato dalle relazioni di organizzazioni indipendenti, tra cui anche Amnesty International, vengono perpetrate costanti violazioni dei diritti umani e si perpetua uno stato di pressione e repressione nei confronti dell’informazione libera, di giornalisti e avvocati;

Abdullah Öcalan, noto anche come “Apo”, è un politico curdo, fondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan e attuatore del confederalismo democratico teorizzato in precedenza da Murray Bookchin. dopo essere stato catturato a Nairobi, in Kenia, il 15 febbraio 1999, è stato condannato a morte il 29 giugno 1999 per attività separatista armata;

da ben 29 mesi non ci sono notizie sullo stato di salute di Abdullah Öcalan e degli altri prigionieri politici Ömer Hayri Konar, Veysi Aktas e Hamili Yildirim, che si trovano in detenzione sull’isola-carcere di massima sicurezza di Imrali;

all'età di 74 anni, Abdullah Öcalan ha trascorso 24 anni in prigione, quasi un terzo della sua vita;

rilevante evidenziare il contesto in cui è avvenuto il rapimento che ha portato alla detenzione di Abdullah Öcalan: tra il 1998 e il 1999 Öcalan ha intrapreso un viaggio in Europa allo scopo di ottenere asilo politico per iniziare un processo di pace con la Repubblica di Turchia e conseguentemente una soluzione politica e pacifica alla questione curda in Turchia. Nel corso di questo viaggio la sua tappa principale è stata proprio l’Italia in cui Öcalan ha soggiornato per circa due mesi per poi lasciare il Paese, in seguito alla mancata concessione nell’immediato dello status di rifugiato politico, status che gli verrà però poi concesso dal tribunale di Roma solo successivamente al suo arresto.

considerato che a quanto risulta agli interroganti:

l’ultima visita da parte dei familiari risale al marzo 2020 e l’ultimo colloquio con i suoi avvocati all’agosto 2019;

le visite degli avvocati vengono impedite con motivazioni futili, tra cui continue sanzioni disciplinari applicate arbitrariamente a Öcalan e presunti problemi tecnici che impedirebbero l’accesso all’Isola in cui è detenuto: il divieto di visita degli avvocati a Imrali viola apertamente le Regole minime standard delle Nazioni Unite per il trattamento dei prigionieri (“Mandela Rules”) secondo le quali gli Stati devono garantire i diritti fondamentali dei detenuti indipendentemente dalla loro identità o della natura della loro condanna;

per undici anni Öcalan è stato l'unico prigioniero di Imrali. Ora, durante le passeggiate quotidiane nel piccolo cortile della prigione con gli altri tre detenuti, Öcalan viene osservato da vicino. Se parla con gli altri, gli può essere inflitta arbitrariamente una punizione disciplinare; nel 2018 gli è stato imposto il divieto di uscire dalla cella per venti giorni; sempre nel 2018, è stata avviata un'indagine disciplinare nei suoi confronti per aver parlato mentre giocava a pallavolo e a pallacanestro con altri detenuti, ed è stato condannato alla "privazione delle visite per tre mesi";

considerato altresì che:

lo stato di isolamento è contrario allo stesso codice penale turco: l'articolo 59 della legge turca n. 5275 stabilisce infatti che i detenuti e i condannati hanno il diritto di vedere i loro avvocati durante l'orario di lavoro, cioè cinque giorni alla settimana. L'articolo 25 della stessa legge stabilisce che i condannati all'ergastolo aggravato possono essere visitati dai loro familiari ogni 15 giorni;

le 49 richieste di visite familiari presentate nel 2022 non hanno ricevuto alcuna risposta; tra il 2021 e il 2023, 274 richieste di visite di avvocati e 118 richieste di visite di familiari all'Ufficio del Procuratore Capo di Bursa e alla Direzione del carcere dell'isola di Imrali non hanno finora avuto alcun esito;

il Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti del Consiglio d'Europa (CPT), istituzione creata per monitorare l'attuazione della Convenzione europea per la prevenzione della tortura del 1987 svolge la funzione di "esaminare il trattamento delle persone private della libertà al fine di rafforzare, se necessario, la protezione di tali persone dalla tortura e da pene o trattamenti inumani o degradanti" (art. 1 della Convenzione europea sulla tortura);

nel caso di Abdullah Öcalan, un intervento del CPT sarebbe molto importante, essendo l’unica istituzione in grado di visitarlo in tempi brevi, eppure, finora, il CPT non ha reso pubblici i dettagli della sua ultima visita ad hoc alla prigione di Imrali tra il 20 e il 29 settembre 2022, nonostante i numerosi appelli degli avvocati di Öcalan (lo studio legale Asrin), e di altre organizzazioni politiche e legali,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno e urgente:

attivarsi per garantire nei confronti del cittadino Abdullah Öcalan e degli altri prigionieri politici il rispetto dei diritti umani, come previsto dalle norme internazionali e dello stesso Stato turco;

ricevere le informazioni necessarie a rassicurare l’opinione pubblica internazionale, circa le condizioni psicofisiche del cittadino Abdullah Öcalan e degli altri prigionieri politici Ömer Hayri Konar, Veysi Aktas e Hamili Yildirim, che si trovano in detenzione sull’isola-carcere di massima sicurezza di Imrali;

attivarsi per ottenere dal CPT il rilascio del rapporto della visita in Turchia del 2020, nonché una nuova visita urgente per verificare lo stato di salute dei quattro prigionieri politici;

attivarsi perché si dia attuazione alla sentenza Öcalan v. Turkey (2) della Corte europea dei Diritti dell’Uomo del 18 marzo 2014, che ha decretato l’illegalità della sentenza inflitta a Öcalan in base all’articolo 3 della Convenzione, che determina il diritto alla speranza, decisione tuttora in esame presso il comitato dei ministri del Consiglio d’Europa.