Pubblicato il 20 giugno 2023, nella seduta n. 78
MAZZELLA, DI GIROLAMO, FLORIDIA Barbara, DAMANTE, LOPREIATO, PIRRO, NAVE, DE ROSA, SIRONI, ALOISIO - Al Ministro della giustizia. -
Premesso che:
nel corso dell’anno 2019, ai tre fratelli imprenditori acerrani Cuono, Giovanni e Salvatore Pellini, operanti nel settore dello smaltimento dei rifiuti, sono stati confiscati 222 milioni di euro dopo la condanna in via definitiva nel mese di maggio 2017 per disastro ambientale nei territori di Acerra, Caivano, Qualiano e Bacoli (Napoli);
come risulta dagli atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, che ha dedicato un intero capitolo di una propria relazione sulla Campania, presso gli stabilimenti Pellini sono state illecitamente gestite circa un milione di tonnellate di rifiuti speciali pericolosi e non, molti dei quali provenienti da stabilimenti del Nord Italia;
gli imprenditori ricevevano il rifiuto e dopo aver effettuato una declassificazione unicamente di natura cartolare lo smaltivano illecitamente: i rifiuti liquidi erano sversati direttamente nel bacino dei regi lagni e nelle campagne dell’agro aversano e napoletano; i rifiuti speciali solidi anche pericolosi erano ceduti quale compost o smaltiti direttamente mediante tombamento su in terreni a destinazione agricola ed in cave adibite illegalmente a vere e proprie discariche;
in particolare, insiste la Commissione, l’attività di contaminazione di siti destinati ad insediamenti agricoli con sostanze pericolose ha assunto connotazioni di durata, ampiezza e intensità tale da risultare in concreto straordinariamente grave e complessa. L’immissione di ingenti quantità di percolato di discarica dall’impianto dei Pellini nei regi lagni e, poi, per tale via, direttamente in mare era dimostrata dalla ripresa video effettuata dagli inquirenti, da cui emergeva che il corso d’acqua aveva improvvisamente cambiato colore, assumendo quello del percolato di discarica;
considerato che:
ad oggi, nonostante la condanna a 7 anni di reclusione, grazie a una serie di sconti di pena, i condannati in via definitiva per disastro ambientale aggravato risultano essere già liberi da molto tempo;
sebbene risulti agli atti processuali che costoro abbiano concorso a scaricare milioni di tonnellate di veleni nelle campagne e nei canali tra Acerra e tutta l’area a nord di Napoli, a causa del ricorso opposto dai tre condannati, il provvedimento di confisca di primo grado risulta provvisorio, dovendosi celebrare i tre gradi di giudizio;
più specificamente, i giudici della VIII sezione della Corte di appello di Napoli, nonostante avessero riunito la camera di consiglio da diversi mesi, non hanno ancora emanato la sentenza che, tuttavia, dovrà essere emessa entro 18 mesi, altrimenti il tesoro confiscato potrebbe essere restituito ai fratelli Pellini per decorrenza dei termini;
numerosi ambientalisti acerrani, guidati dagli attivisti Alessandro Cannavacciuolo e Antonio Montesarchio, nel mese di maggio 2023 hanno protestato all’esterno del Tribunale di Napoli, chiedendo al presidente della VIII sezione penale della Corte di appello, dottoressa Caturano, di scongiurare il rischio della restituzione dell’intero patrimonio confiscato in primo grado ai fratelli Pellini, tra cui 200 case, ville, elicotteri e numerosi appartamenti, già messi in affitto dallo Stato fruttando una rendita annuale milionaria,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e delle tempistiche di giudizio, tenuto conto dell’imminente e concreto rischio del dissequestro dei beni.