Atto n. 4-00396

Pubblicato il 26 aprile 2023, nella seduta n. 60

MURELLI, CANTÙ, MINASI - Al Ministro della salute. -

Premesso che:

il sistema sanitario nazionale è andato tragicamente in crisi a causa dell'emergenza COVID-19, sebbene, però, le sue criticità risalgano agli anni precedenti alla pandemia. Queste disfunzioni consegnano oggi ai cittadini un sistema sanitario pubblico fortemente indebolito e distorto nella sua primaria funzione di garantire cure mediche universali, di qualità e gratuite, ai sensi dell’articolo 32 della nostra Carta costituzionale;

quella delle liste d’attesa è certamente la più grande criticità del SSN, come evidenziano indagini e monitoraggi periodici. La lunghezza delle liste di attesa comporta gravi conseguenze che impattano sul sistema sanitario nazionale come, ad esempio, indurre il cittadino paziente a non procedere con i controlli necessari, causando possibili implicazioni sulla sua salute, o indurlo a procedere rivolgendosi a strutture sanitarie private;

secondo il rapporto “PiT Salute” di Cittadinanzattiva, il 57,4 per cento degli interpellati ritiene che i tempi di attesa siano il limite principale del sistema sanitario, con particolare riferimento alle visite specialistiche (34,1 per cento), seguite degli interventi di chirurgia (31,7) e dagli esami diagnostici (26,5 per cento);

il principale strumento normativo al momento ancora vigente è il piano nazionale di governo delle liste di attesa (PNGLA) 2019-2021, risultato dall’intesa Stato-Regioni del 21 febbraio 2019, il quale va a sostituire e aggiornare il precedente piano 2010-2012. Il PNGLA più recente ha a sua volta determinato l’emanazione dei piani regionali di governo delle liste di attesa, con cui le Regioni e le Province autonome hanno dovuto recepire (entro 60 giorni dalla pubblicazione del PNGLA) le indicazioni contenute nel piano nazionale, declinandole secondo le proprie caratteristiche ed esigenze specifiche. Sempre secondo quanto stabilito dal piano nazionale, quanto contenuto da tali piani regionali è stato poi ripreso e ulteriormente adattato dai piani attuativi aziendali che le aziende sanitarie sono state chiamate a elaborare;

considerato che:

la legge di bilancio per il 2022 ha previsto un aumento del fondo sanitario nazionale di 2 miliardi di euro. Di questi, 500 milioni sarebbero dovuti essere destinati dalle Regioni all'abbattimento delle liste di attesa. Nel decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi, è stata prevista la possibilità per le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, allo scopo di ridurre le liste di attesa, di utilizzare le risorse di cui all'articolo 1, comma 278, legge 30 dicembre 2021, n. 234, e non utilizzate al 2022;

nonostante le risorse straordinarie citate, precipuamente destinate all’abbattimento delle liste di attesa, diverse Regioni non sono riuscite nell’obiettivo di produrre lo stesso numero di prestazioni che erogavano prima della pandemia. I dati evidenziano che circa il 33 per cento di queste risorse che erano state finalizzate per il recupero delle liste di attesa, 165 milioni, sia stato utilizzato per altro scopo. Invero, risulta che delle Regioni hanno investito solo percentuali bassissime, perfino solo l'1,7 per cento di quanto si aveva a disposizione. Altre Regioni arrivano, a malapena, ad un terzo dei fondi stanziati,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno e utile indagare su come siano stati utilizzati i 165 milioni di euro richiamati, fondi finalizzati all’abbattimento delle liste di attesa e diversamente allocati da alcune Regioni.