Atto n. 3-00368

Pubblicato il 19 aprile 2023, nella seduta n. 58
Svolto question time il 20 aprile 2023 nella seduta n. 59 dell'Assemblea

LICHERI Ettore Antonio - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. -

Premesso che il comunicato stampa del Consiglio dei ministri n. 29, tenutosi in data 17 aprile 2023, riferisce che: “Il 5 agosto 2021, il Consiglio dei ministri ha avuto conferma dall’allora Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, d’intesa con il Parlamento, dopo un’indagine conoscitiva della Commissione affari esteri e comunitari della Camera, del fatto che l’impegno militare degli Emirati Arabi Uniti in Yemen era cessato. In seguito, lo scenario ha continuato a evolversi positivamente: da aprile 2022 le attività militari in Yemen sono rallentate e circoscritte e l’attività diplomatica ha avuto una importante accelerazione. L’impegno degli Emirati Arabi Uniti con altri attori regionali ha fatto progressi. Tra il 2015 e il 2021 gli Emirati hanno stanziato 5,5 miliardi di euro per la stabilizzazione e ricostruzione dello Yemen, impegno che è continuato nel 2022 con 500 milioni di euro e ancora nel novembre scorso, con Fondo monetario internazionale e Arab Monetary Fund, con un impegno di 1,5 miliardi di dollari in tre anni. Considerati i nuovi elementi, il Consiglio dei ministri oggi, dopo aver ascoltato una dettagliata relazione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ha dato attuazione a quanto stabilito dal precedente Governo, e dunque attesta che l’esportazione di materiale d’armamento negli Emirati Arabi Uniti non ricade più tra i divieti stabiliti dall’art. 1, commi 5 e 6, della legge 9 luglio 1990, n. 185”;

considerato che:

il Governo italiano aveva adottato, a fine luglio 2019, gli atti necessari per consentire all’Autorità nazionale per le autorizzazioni dei materiali di armamento (UAMA) la sospensione di tutte le licenze relative all’esportazione di bombe d’aereo e loro componenti che potevano essere utilizzate dall’Arabia saudita o dagli Emirati arabi uniti nel conflitto in Yemen;

nel mese di dicembre 2020 la III Commissione permanente (Affari esteri e comunitari) della Camera dei deputati ha votato una risoluzione sulla drammatica situazione dello Yemen. Nel testo votato dalla maggioranza, oltre a una ricostruzione della situazione dell’epoca e delle precedenti decisioni prese dal Parlamento italiano, venivano date importanti e precise indicazioni al Governo: “ad adottare gli atti necessari per revocare le licenze in essere, relative alle esportazioni verso i Paesi dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti di bombe d’aereo e missili, che possono essere utilizzate per colpire la popolazione civile, e della loro componentistica; a mantenere la sospensione della concessione di nuove licenze per i medesimi materiali e Paesi e a valutare la possibilità di estendere tale sospensione anche ad altre tipologie di armamenti, sino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace; a valutare la possibilità di adottare mirate misure sospensive nei confronti di ogni altro Paese attivamente coinvolto nel conflitto in Yemen; a proseguire, con i partner internazionali, nell’azione umanitaria coordinata sotto la guida delle Nazioni Unite per alleviare le sofferenze della popolazione e a valutare la possibilità di ulteriori iniziative in ambito umanitario e sanitario a sostegno del Piano di risposta umanitario delle Nazioni Unite alla crisi dello Yemen; ad operare uno sforzo politico e diplomatico in sede multilaterale per rilanciare il processo politico e raggiungere una soluzione diplomatica e multilaterale del conflitto in corso in Yemen, attraverso un maggiore sostegno dei negoziati di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite e dell’Inviato Speciale per lo Yemen Martin Griffiths e di un intervento immediato per garantire il cessate il fuoco, come più volte auspicato dallo stesso; a sostenere in sede di Consiglio dell’Unione europea ogni iniziativa politica volta anche a rafforzare le capacità degli Stati membri di continuare ad attuare procedure rigorose per monitorare il rispetto degli embarghi sulle armi da parte di tutti gli Stati membri; a sostenere, anche nel ruolo di membro eletto del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, la prosecuzione di indagini efficaci e indipendenti sulle violazioni e sui crimini commessi in Yemen dalle parti in conflitto”;

valutato che:

a livello eurocomunitario, si sono susseguiti molteplici atti di indirizzo in cui è stata ribadita la linea politica contenuta nella citata risoluzione della Commissione Esteri, volta ad esortare tutti gli Stati membri ad astenersi dal vendere armi ed attrezzature militari all’Arabia saudita e agli Emirati arabi, al contempo ribadendo la necessità di introdurre un divieto a livello europeo di vendita, esportazione, aggiornamento e manutenzione di qualsiasi forma di equipaggiamento di sicurezza ad Arabia saudita ed Emirati arabi;

a settembre 2021, con la risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione umanitaria e politica nello Yemen, viene segnalata la sistematica persecuzione dei difensori dei diritti umani, dei giornalisti, degli avvocati e degli insegnanti che si esprimono su questioni di politica e di diritti umani, nonché l’intensificazione della repressione della libertà di associazione, riunione ed espressioni. Tali ragioni giustificano “tutti gli Stati Membri a sospendere la vendita e le esportazioni di tecnologie e di sorveglianza negli Emirati”, non trattandosi solo di materiale atto ad offendere, bensì di qualsiasi strumento utile alla repressione interna;

la decisione assunta dal Governo nel citato Consiglio dei ministri n. 29, pertanto, si pone in controtendenza rispetto a quanto affermato a livello sia nazionale che comunitario, e fa sì che lo Stato italiano si distanzi dalle iniziative precedentemente intraprese e, anziché essere protagonista di una iniziativa a livello europeo volta ad un embargo completo su tutti i sistemi d’arma verso gli attori coinvolti nel conflitto e verso i Paesi che commettono violazioni di diritti umani o addirittura crimini di guerra, ne faciliti la diffusione,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda rendere noti nel dettaglio gli elementi che hanno contribuito alla decisione presa in sede di Consiglio dei ministri, evidentemente in controtendenza rispetto agli indirizzi assunti in precedenza relativamente all’astensione dal vendere armi ed attrezzature militari all’Arabia saudita e agli Emirati arabi.