Atto n. 3-00305

Pubblicato il 22 marzo 2023, nella seduta n. 51
Svolto question time il 23 marzo 2023 nella seduta n. 52 dell'Assemblea

MAGNI, DE CRISTOFARO - Al Ministro dell'economia e delle finanze. -

Premesso che:

l’Ufficio parlamentare di bilancio nella nota sulla congiuntura di febbraio, in cui aggiorna le previsioni per il biennio 2023-2024, avverte che lo scenario macroeconomico dell’economia italiana è “circondato da un’incertezza ancora molto ampia”;

nel quadro delineato dall’UPB la crescita dell’economia è confermata per quest’anno in deciso rallentamento allo 0,6 per cento (dal 3,9 per cento in più del 2022). Mentre per il 2024 è rivista lievemente al rialzo all’1,4 per cento (0,1 punti percentuali in più), “ipotizzando il progressivo miglioramento del contesto geopolitico ed economico internazionale”. Si tratta di una stima in linea con quella del Governo per quest’anno ma non per il prossimo, visto che la NADEF indica per il 2024 un 1,9 per cento in più;

il calo inoltre, avverte l’UPB, è dovuto alle componenti più volatili, soprattutto quelle energetiche, mentre l’inflazione di fondo continua ad aumentare: questo comporta che la dinamica dei prezzi resti molto più sostenuta rispetto alla crescita dei redditi da lavoro dipendente, con la conseguenza di una forte erosione del potere d’acquisto tutta a discapito dei lavoratori e delle lavoratrici;

più di 4 italiani su 10 non sono riusciti a risparmiare nell'ultimo anno, schiacciati dal peso delle bollette e dei rincari in genere. Nel 2022 l'inflazione si è attestata all'8,7 per cento (indice armonizzato IPCA a livello europeo), un record dal 1985. I salari sono rimasti stagnanti: quelli contrattuali, ha appena rilevato l'ISTAT, sono cresciuti solo dell'1,1 per cento. La differenza tra i due ritmi, 7,6 punti percentuali, non si vedeva dal 2001, anno di nascita dell'IPCA stesso;

questo fenomeno conduce ai dati sui consumi delle famiglie, che vengono finanziati soprattutto dai risparmi; così la spesa degli italiani, che lo scorso anno è aumentata di oltre 4 punti percentuali, nella media del 2023 e del 2024 dovrebbe crescere “di circa un punto percentuale”;

con riguardo agli altri indicatori, l’UPB stima un rallentamento degli investimenti, una riduzione della dinamica delle esportazioni, che l’anno scorso hanno fortemente sostenuto l’attività economica, e una decelerazione ancora più marcata per le importazioni;

considerato che, come detto, le ripercussioni di questa situazione, aggravata da molteplici elementi di incertezza, come la guerra, ma anche i rischi legati all’attuazione del PNRR, comporta l’erosione del potere di acquisto degli stipendi e pone in condizioni di seria difficoltà i lavoratori e le lavoratrici soprattutto dei ceti bassi e medi,

si chiede di sapere quali iniziative urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare, a livello generale, per contrastare la critica perdita del potere d’acquisto dei salari e se, in particolare, non ritenga opportuno introdurre normativamente meccanismi similari a quello introdotto dalla contrattazione nel contratto collettivo nazionale di lavoro dei metalmeccanici dove è previsto un meccanismo che consente di compensare gli effetti dell’inflazione con un aumento proporzionale del salario.