Pubblicato il 18 gennaio 2023, nella seduta n. 29
GELMINI, SCALFAROTTO, PAITA - Al Ministro della giustizia. -
Premesso che:
il report “FattiPerBene, 25 anni di legge 109”, a cura di “Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, relativo al riutilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità mafiosa, dall'approvazione della legge 7 marzo 1996, n. 109, fino al marzo 2021, scatta una fotografia molto precisa di un modello che necessita di importanti adeguamenti per superare significative criticità;
dal report si rileva che, dei poco meno di 37.000 beni immobili (particelle catastali) confiscati dal 1982 al 2021, solo il 48 per cento al marzo 2021 era stato destinato a finalità istituzionali e sociali. Delle circa 4400 aziende confiscate solo un terzo era stato destinato alla vendita o alla liquidazione, all'affitto o alla gestione da parte di cooperative formate dai lavoratori;
la finalità generale della legge è il risarcimento delle comunità depredate dalla criminalità mafiosa, mediante la restituzione dei proventi raccolti dalle organizzazioni criminali con attività illecite o con il controllo diretto e indiretto di ampi settori dell’economia legale;
in base all’articolo 48 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, codice delle leggi antimafia, l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC) versa al fondo unico giustizia (FUG) le somme di denaro confiscate, nonché quelle derivanti dalla vendita di beni mobili confiscati alla criminalità organizzata; solo il 10 per cento delle somme ricavate dalla vendita di beni immobili confiscati e non trasferibili a usi di interesse pubblico sono destinati alle spese di manutenzione ordinaria e straordinaria dei beni destinati a finalità sociali;
la relazione sull’analisi delle procedure di gestione dei beni confiscati, approvata dalla Commissione bicamerale d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere nel settembre 2021 aveva rilevato che al 15 dicembre 2019 la giacenza complessiva del FUG era di circa 3,6 miliardi di euro di risorse liquide, al netto delle anticipazioni delle risorse sequestrate e circa 2,3 miliardi di euro risorse non liquide;
spesso le organizzazioni destinatarie degli immobili sequestrati per usi sociali si trovano in grave crisi anche semplicemente per far fronte alle spese di manutenzione e di gestione, senza considerare le difficoltà legate alla conduzione delle attività o all’accesso al credito, in contesti fortemente condizionati dal potere criminale;
in modo sostanzialmente unanime il mondo del terzo settore insiste perché una quota del fondo unico giustizia sia riservata alla promozione delle attività sociali e quindi alla restituzione ai territori depredati di parte delle risorse che la criminalità mafiosa aveva loro sottratto,
si chiede di sapere se e in che termini il Ministro in indirizzo intenda rivedere la disciplina normativa e le modalità organizzative relative alla gestione di somme di denaro e beni mobili e immobili confiscati alla mafia, in modo tale da garantirne in misura significativa la restituzione alle realtà territoriali che subiscono maggiormente gli effetti del condizionamento criminale, attraverso il finanziamento di iniziative e attività economiche e sociali in grado di incidere concretamente sulla vita delle comunità locali e di rappresentare un’alternativa visibile e riconosciuta al potere mafioso.