Pubblicato il 7 settembre 2022, nella seduta n. 463
CORRADO Margherita, ANGRISANI Luisa, GRANATO Bianca Laura, LANNUTTI - Al Ministro della cultura. -
Premesso che il 4 settembre 2022, la redazione del portale “Fame di Sud” ha pubblicato un lungo e dettagliato articolo intitolato “La coppa aurea di Himera. In Sicilia, un capolavoro dell’oreficeria antica”, dove fa il punto su quella phiale (coppa rituale) con elegantissima lavorazione a sbalzo, datata al IV-III sec. a.C., che, trovata in agro di Caltavuturo (Palermo) nel 1980 e pubblicata da Giacomo Manganaro nel 1989, due anni più tardi passò clandestinamente in Svizzera e da lì negli Stati Uniti, acquistata da un miliardario che, accertata l’autenticità del pezzo, la tenne presso di sé fino al sequestro del 1995. L’Italia se la è vista restituire nel 2000, grazie ad una rogatoria internazionale della Procura di Termini Imerese (Palermo), e dal 2010 la espone stabilmente nell’Antiquarium di Himera (si veda “La coppa aurea di Himera. In Sicilia, un capolavoro dell’oreficeria antica” su “famedisud.it”);
considerato che:
stanno a pari a quella patera aurea umbilicata che si suppone legata all’antica Ambica e rappresentano validi confronti altri due soggetti, l’uno di fattura tracia (facente parte del tesoro di Panagjurište, in Bulgaria, trovato nel 1946) e l’altro siciliano anch’esso, a giudicare dalla stretta somiglianza con la prima, e coevo, oggi nelle collezioni del Metropolitan Museum di New York (MET). Anche l’iscrizione in alfabeto punico che corre intorno all’ombelico sembra confermare l’ambito territoriale di origine qui proposto;
gli editori della phiale "gemella" dicono ignoto il luogo di rinvenimento e aggiungono che dal MET essa “fu acquistata, nel 1962 senza documenti che ne attestassero la provenienza”. A venderla, il "solito" mercante d’arte inglese Robert Hecht, lo stesso che nel 1994 cedette al museo newyorkese la patera umbilicata d’argento in procinto di rientrare in Italia nei prossimi giorni, con altri 20 reperti italiani confiscati al MET a causa della loro provenienza illecita (si veda “D.A. Bragg Returns 58 Stolen Antiquities to the People of Italy” su “manhattanda.org” e “Museum restitutions are more than just the sum of their numbers” su “art-crime.blogspot.com”),
si chiede di sapere:
perché non sia stata ancora aperta una istruttoria e chiesta ufficialmente al MET la consegna della patera aurea ("gemella" di quella oggi esposta a Termini Imerese) acquistata da uno dei più famigerati trafficanti internazionali e spoliatori di siti archeologici italiani (anche siciliani, come ha ammesso egli stesso nel suo memoriale), tant’è che in passato e anche oggi il MET deve restituire reperti acquistati presso di lui, senza ricevere né pretendere informazioni sui precedenti passaggi di proprietà di quello straordinario esemplare di oreficeria ellenistica, che tuttora il museo trattiene, benché l’origine siciliana e l’esportazione non autorizzata siano pressoché certe;
quale credibilità abbia (e la domanda è retorica) la soddisfazione espressa dal MET nelle dichiarazioni di questi giorni circa i reperti in procinto di rientrare in Italia, perché confiscati al prestigioso museo di New York, se i suoi responsabili continuano a trincerarsi dietro il pretesto che l’onere della prova spetta all'autorità giudiziaria italiana o alla diplomazia nazionale quando eticamente dovrebbe valere l’esatto contrario.