Atto n. 4-07377

Pubblicato il 6 settembre 2022, nella seduta n. 462

CORRADO Margherita, ANGRISANI Luisa, GRANATO Bianca Laura, LANNUTTI - Al Ministro della cultura. -

Premesso che risulta agli interroganti che la mostra “Botticelli and Renaissance Florence: Masterworks from the Uffizi”, in programma al Minneapolis Institute of Art (MIA) dal 15 ottobre 2022 all’8 gennaio 2023, è annunciata come organizzata dalle Gallerie degli Uffizi. Le curatrici, però, Rachel McGarry, responsabile del settore arte europea del MIA, e la storica dell’arte Cecilia Frosinini, funzionaria in quiescenza dell’Opificio delle Pietre Dure (OPD) e membro del Comitato scientifico delle Gallerie degli Uffizi, non sono dipendenti delle Gallerie (si veda “Major Works from Uffizi Galleries in Florence to Travel to Minneapolis Institute of Art” “new.artsmia.org”). Dal gruppo curatoriale sono invece sorprendentemente esclusi i funzionari storici dell’arte responsabili della pittura del Tre e del Quattrocento e della statuaria antica degli Uffizi;

considerato che:

il trasferimento in Minnesota (USA) di un numero considerevole di capolavori della pittura rinascimentale (ben 45), 10 dei quali spettano al solo Sandro Botticelli, altri a Filippo e Filippino Lippi, ad Antonio e Piero del Pollaiolo, a Domenico del Ghirlandaio, al Perugino e a Lorenzo di Credi, nonché di alcune sculture romane (repubblicane e imperiali) prestate allo stesso istituto museale che ignora l’istanza della magistratura italiana, avanzata mediante decreto di confisca del 18 gennaio 2022 e richiesta di assistenza giudiziaria internazionale, di restituzione della copia in marmo da Stabiae (oggi Castellammare di Stabia) del Doriforo di Policleto trafugata dall’Italia negli anni ‘70 del Novecento e acquistata dal MIA nel 1986, oggetto di un atto di sindacato ispettivo degli odierni interroganti già l’8 ottobre 2020 (n. 3-01961), non poteva che suscitare malcontento e critiche;

per il recupero del Doriforo è stata finanche attivata una petizione su "change.org", che ha raccolto diverse migliaia di firme (si veda “Il Doriforo al Minneapolis institute of art a che punto siamo” “journalchc.com”), senza per questo scalfire i programmi del direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, in forza al MIA fino al 2015, benché le 45 opere d’arte in partenza configurino un mega-prestito a senso unico che nel comunicato del museo statunitense lo stesso Schmidt presenta come forma di collaborazione per “raccontare i momenti più straordinari dell’arte rinascimentale”;

non esplicita, il direttore, come un simile "favore" possa essere stato ricambiato dal MIA, sempre che non si tratti di un gentile omaggio ai suoi precedenti datori di lavoro: una iniziativa a carattere unilaterale e straordinario, tanto più che nel 2021 il Comitato scientifico delle Gallerie degli Uffizi non è stato convocato, dunque non ha potuto verificare e approvare (o meno), come gli spetta, le politiche direttoriali “di prestito e di pianificazione delle mostre”, salvo includere la Frosinini tra i curatori di “Botticelli and Renaissance Florence: Masterworks from the Uffizi” (si veda “Uffizi, monarchia assoluta del sovrano Eike Schmidt” su “emergenzacultura.org”). Saremmo di fronte, cioè, ad una sorta di offerta speciale al MIA da parte di quel "centro commerciale" che, ad opinione degli interroganti, sono diventate le Gallerie degli Uffizi sotto la gestione Schmidt;

ci mette forse sulla strada giusta un recente articolo pubblicato su “Finestre sull’Arte” che dà notizia di nuovi esami di laboratorio eseguiti su tutti i dipinti destinati alla mostra (con le inevitabili “nuove scoperte” da divulgare a tempo debito), esami di cui si tace la fonte di finanziamento, rendendo così impossibile sapere se il MIA abbia contribuito, ma che sembrano avere coinvolto l’Opificio e non le Gallerie degli Uffizi (si veda “45 opere degli Uffizi partono per Minneapolis, il museo che conserva il discusso Doriforo di Stabiae” su “finestresullarte.info”), posto che la convenzione firmata tra l’ODP e il museo, e rinnovata nel 2019, regola anche i finanziamenti delle campagne diagnostiche e dei restauri;

valutato che una tempestiva excusatio non petita della decisione potenzialmente imbarazzante del direttore degli Uffizi, capace di riverberarsi anche sul titolare del dicastero, è venuta dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, il quale, in nome delle sue origini napoletane (Torre del Greco), in una intervista a “la Repubblica” del 10 agosto 2022 si è offerto come "facilitatore" per risolvere la controversia internazionale: dichiarando in premessa di non condannare la trasferta dei capolavori "fiorentini", si è detto convinto che la notoria “generosità” degli italiani nei confronti dei musei statunitensi consentirebbe alla nostra diplomazia, con la sua personale collaborazione e quella della città, se Franceschini volesse, di chiedere al MIA di farci il favore di rispettare le regole internazionali e restituire la statua (si veda “Uffizi in mostra negli Usa, nello stesso museo del Doriforo di Stabiae sottratto all'Italia. Nardella: "Firenze in campo per riaverlo"“ su “napoli.repubblica.it”),

si chiede di sapere:

chi abbia autorizzato e a quale scopo l’accorpamento tecnico, di fatto, dell’Opificio delle Pietre Dure alle Gallerie degli Uffizi, per di più gestito in modo da esautorare completamente i profili interni a tutto vantaggio di quelli dell’OPD;

se la campagna diagnostica alla quale sarebbero stati sottoposti i dipinti delle Gallerie degli Uffizi destinati dal direttore al prestito transatlantico abbia effettivamente coinvolto tutte le opere, se sia stata svolta dall’Opificio delle Pietre Dure e se sia stata finanziata dal MIA, o da chi altri, per quale importo e in quali termini;

se il Ministro in indirizzo non ritenga di sottoporre il trasferimento a Minneapolis dei 45 capolavori degli Uffizi agli organi tecnici che gli sono di supporto in tema di belle arti al fine di verificare, dal momento che il Comitato scientifico di quell’Istituto è stato scavalcato dall’ennesima decisione solipsistica del direttore, se sussista ancora l’opportunità di un prestito siffatto, nel momento in cui la mancata restituzione del Doriforo di Stabiae da parte del MIA dimostra che proprio l’essere stati, teste Nardella, sempre “aperti e generosi con gli Stati Uniti e con i musei americani”, è interpretato dagli istituti museali statunitensi (tutti privati) come indice di un’atavica debolezza da sfruttare a proprio vantaggio;

se condivida la necessità di porre limiti alla pratica del "prestito facile", giustificata con la mera assunzione, da parte del beneficiato, dell’onere delle spese di trasporto e di qualche intervento di restauro o di analisi diagnostica la cui urgenza o opportunità sono spesso opinabili.