Atto n. 3-03259(in Commissione)

Pubblicato il 20 aprile 2022, nella seduta n. 425
Svolto in data 07/07/2022 nella seduta n. 334 della 11ª Commissione

DE BERTOLDI - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze. -

Premesso che:

secondo quanto risulta da un articolo pubblicato il 3 aprile 2022 dal quotidiano "Il Sole-24 ore", da una ricerca effettuata dalla Fondazione nazionale dei commercialisti (che ha ripreso un censimento di Unioncamere della fine del 2021) emerge un interesse rilevante della categoria professionale nei confronti delle società tra professionisti (STP) che, a distanza di diversi anni, risultano essere circa 4.000 iscritte agli albi (poco meno del 50 per cento delle società tra professionisti appartengono all'area legale e della contabilità, mente quelle iscritte all'albo dei dottori commercialisti risultano invece 1.350 a dicembre 2021, quasi il 33 per cento del totale);

la medesima fondazione evidenzia come, al di là delle STP, i professionisti i commercialisti abbiano cercato strumenti alternativi alla forma individuale dello studio professionale, per fornire un'ampia gamma di competenze e professionalità: dalle associazioni, alle reti, senza tralasciare modalità organizzative volte in prevalenza a ridurre i costi o la condivisione di strutture e strumenti di lavoro;

il mercato dei servizi professionali, riporta l'articolo, è stato interessato da profonde trasformazioni, in particolare dalla disintermediazione offerta dai nuovi mezzi di comunicazione e dalle piattaforme, che ha globalizzato un mercato tradizionalmente focalizzato sui professionisti di conformità, e che ha determinato una diminuzione della remunerazione delle prestazioni connesse ai classici "servizi base", oramai a basso valore aggiunto;

la riorganizzazione delle attività in forme aggregate, evidenzia ancora l'articolo, dovrebbe rappresentare una possibilità non soltanto per corrispondere alla domanda del mercato, ma anche per garantire ai professionisti una remunerazione adeguata; tuttavia secondo la Fondazione dei commercialisti, il modello STP non ha ancora convinto i professionisti, a causa della mancanza di una disciplina fiscale adeguata e dalla carenza, da più parti evidenziata, di una disciplina giuridica, che finisce per generare un'incertezza di fondo che impedisce una corretta valutazione dei costi e dei benefici dello strumento;

se sul piano fiscale occorre tuttavia rimuovere il vincolo che non prevede la neutralità delle operazioni di riorganizzazione degli studi, in strutture societarie in forma di STP l'ostacolo principale allo sviluppo delle società tra professionisti, rileva il documento della Fondazione nazionale dei commercialisti, è di natura previdenziale;

l'articolo rileva che, se le incertezze sul regime fiscale applicabili alle STP sono state nel tempo superate attraverso chiarimenti dell'amministrazione finanziaria (le STP producono redditi d'impresa), le difficoltà maggiori si rinvengono invece dalla duplicazione del contributo integrativo dovuto alle casse di previdenza, generato dalla doppia fatturazione delle medesime prestazioni professionali (prima la STP nei confronti del cliente, poi il socio professionista nei riguardi della STP);

secondo la fondazione dei commercialisti, tale disincentivo non colpisce tutti i professionisti, ma soltanto quelli iscritti alle casse di previdenza come quella dei dottori commercialisti, che adottano regolamenti che prevedono il versamento del contributo integrativo sia sul volume d'affari della STP che su quello dei soci professionisti, aggiungendo che la delibera di cassa per risolvere la questione è stata bocciata in modo incomprensibile da parte dei Ministeri dell'economia e delle finanze e del lavoro e delle politiche sociali, determinando effetti distorsivi che hanno disincentivato lo sviluppo degli studi verso organizzazioni multidisciplinari specializzate, incentivando per converso la costituzione di strutture societarie estranee alla disciplina STP che sfuggono ai controlli deontologici degli ordini professionali e alla contribuzione delle casse,

si chiede di sapere:

quali valutazioni di competenza i Ministri in indirizzo intendano esprimere con riferimento a quanto esposto;

se non ritengano che lo strumento societario, relativo alle società tra professionisti, sia frenato dalla doppia contribuzione nei riguardi delle casse di previdenza in molti enti previdenziali, che determinano ulteriori oneri a carico del socio e della STP;

in caso affermativo, quali iniziative di competenza intendano intraprendere, sul piano sia fiscale che previdenziale, alla luce delle criticità riportate dal citato documento della Fondazione nazionale dei commercialisti.