Atto n. 1-00478

Pubblicato il 20 aprile 2022, nella seduta n. 425

VERDUCCI , ASTORRE , BITI , BOLDRINI , D'ALFONSO , D'ARIENZO , FEDELI , FERRAZZI , GIACOBBE , IORI , LAUS , MANCA , MARILOTTI , PINOTTI , PITTELLA , PORTA , ROJC , ROSSOMANDO , STEFANO , TARICCO

Il Senato,

premesso che:

il settore calzaturiero costituisce storicamente uno degli assi portanti della manifattura italiana e dell'economia del Paese, con una rilevanza primaria nel mercato internazionale, dove rappresenta uno dei pilastri del "made in Italy" e del sistema moda italiano nel mondo, distinguendosi come leader indiscusso di calzature di fascia alta e lusso e ad alto contenuto di moda;

la primaria posizione nei mercati internazionali della manifattura calzaturiera italiana è dovuta ad una forte capacità competitiva, basata sulle superiori caratteristiche qualitative del prodotto, sulla rilevante capacità innovativa nei procedimenti di fabbricazione tradizionali e sulle capacità di lavorazione degli addetti, supportate da scuole di formazione esistenti sul territorio, tecnologicamente e stilisticamente all'avanguardia;

secondo quanto riportato dal "World footwear yearbook" 2021, nonostante le pesanti conseguenze indotte dalla pandemia, l'Italia si è confermata nel 2020 di gran lunga il primo produttore di calzature dell'Unione europea, con 130,7 milioni di paia prodotte, il tredicesimo per numero di paia prodotte nel mondo, l'ottavo Paese esportatore a livello mondiale in volume e il terzo in termini di valore;

il settore calzaturiero italiano conta circa 4.100 aziende e 72.000 addetti (dati 2020), con un saldo commerciale da sempre attivo e un fatturato annuo complessivo che nel 2019, in epoca pre COVID, si aggirava attorno ai 14,3 miliardi di euro;

i successi del settore calzaturiero sono strettamente connessi alla vivace iniziativa imprenditoriale ed alla tipica struttura del settore, che si pone in un contesto di "filiera" costituito da un sistema di sub fornitura materie prime, concerie, componenti, accessori, produttori di macchine, modellisti e stilisti. Ne deriva una concentrazione territoriale di aziende in aree organizzate in distretti, situati prevalentemente in 7 regioni: Marche, Toscana, Veneto, Campania, Lombardia, Puglia ed Emilia-Romagna, interessando così ben 23 province;

considerato che:

la pandemia ha colpito duramente le imprese italiane, ma con intensità differenti a seconda del settore di appartenenza. Il sistema moda è stato tra più colpiti. Il calo dei consumi di beni, la contrazione dei redditi delle famiglie, la netta riduzione di occasioni d'uso hanno influito sulla domanda sia interna che estera, mentre il blocco dell'operatività delle industrie della primavera 2020 nonché il rallentamento della circolazione delle merci e le diverse strategie attuate dai Paesi per contenere la diffusione del contagio hanno causato alcuni rilevanti problemi negli approvvigionamenti e nelle vendite;

in tale contesto, il settore calzaturiero nazionale ha subito nel 2020 una pesante caduta sia del fatturato per un ammontare pari al 25,2 per cento rispetto al 2019, attestandosi a 10,72 miliardi di euro, sia della produzione, diminuita del 27,1 per cento con sole 130,7 milioni di paia prodotte rispetto alle 165 milioni di paia prodotte nel 2019, con un conseguente rilevante decremento dell'export, sia per quanto riguarda il valore (14,7 per cento in meno) che le quantità (17,4 per cento in meno);

gli effetti più marcati della crisi innescata dalla pandemia da COVID-19 nel settore calzaturiero si sono registrati nel distretto fermano-maceratese, già indebolito da crisi precedenti, dove a livello di flussi commerciali si è potuta constatare, oltre ad una caduta della produzione, una riduzione delle esportazioni del 25,6 per cento rispetto al 2019. La riduzione dei flussi di export è stata di particolare intensità in Svizzera (60 per cento in meno), Stati Uniti (42), Germania (18) e Regno Unito (42 per cento in meno), con cali significativi anche in Russia, in Cina e in generale in tutti i principali mercati di riferimento del distretto;

alla decisa ripresa registrata dal settore calzaturiero nazionale nei primi 9 mesi del 2021, con un recupero a doppia cifra del fatturato rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (pari al 19,5 per cento in più), ha fatto seguito una fase di rallentamento nell'ultimo trimestre del 2021 causato dall'incremento dei costi energetici e dalle difficoltà emerse nei mercati dell'approvvigionamento di materie prime che, tuttavia, hanno consentito di chiudere il 2021 con un incremento annuale del fatturato del 18,7 per cento ed un incremento dell'export del 17,6 per cento;

in tale contesto di ripresa anche il settore calzaturiero marchigiano ha registrato nel 2021 un buon recupero dell'export (9,7 per cento in più) sul 2020, con esportazioni in significativo aumento verso Francia (17,4 per cento), USA (66,4 per cento), Cina (48,3 per cento in più). La Russia con 81,6 milioni di euro e l'Ucraina 11,4 milioni di euro di export sono state il quinto e il diciottesimo mercato per gli operatori marchigiani nel 2021, con una quota complessiva del 9,1 per cento sul totale export della regione. Le Marche sono la prima regione italiana esportatrice in entrambi questi mercati: nel 2021 hanno coperto il 30 per cento dei flussi verso la Russia e il 27,5 per cento verso l'Ucraina;

le previsioni di inizio anno indicavano il 2022 come l'anno all'insegna della definitiva ripresa economica del settore calzaturiero, con i segmenti di alta fascia e di lusso che avrebbero beneficiato del ritorno agli acquisti dei consumatori, raggiungendo i livelli pre COVID già in corso d'anno;

nel breve volgere di pochi giorni, tuttavia, le prospettive sono rapidamente cambiate: al forte incremento dei prezzi registrati già ad inizio anno spinti al rialzo dall'incremento dei costi delle materie prime, dell'energia e della logistica, si è aggiunta, a partire dal 24 febbraio 2022, l'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito russo, con l'inizio di un conflitto armato che ha improvvisamente destabilizzato il quadro geopolitico internazionale, generando nuove e inattese conseguenze economiche e sociali che andranno a sommarsi a quelle sofferte a causa della pandemia;

le conseguenze indirette della guerra tra Ucraina e Russia sono già evidenti, in particolare Europa e in Italia. Le sanzioni concordate da numerosi Paesi partner, tra cui l'Italia, nei confronti della Russia si riflettono sui flussi commerciali coinvolgendo tutti i settori produttivi. Le stime economiche per il nostro Paese sono in forte ribasso per il 2022 e l'incertezza negli approvvigionamenti energetici di gas e petrolio e negli scambi commerciali con la Russia e l'Ucraina hanno spinto, da un lato, i prezzi dei beni verso un forte rialzo e, dall'altro, hanno chiuso importanti canali di export, con effetti potenzialmente devastanti in termini produttivi ed occupazionali. Fra i settori segnalati tra i più in sofferenza vi è certamente il settore calzaturiero nazionale che basa una fetta fondamentale del proprio export proprio verso la Russia e l'Ucraina;

rilevato che:

il distretto calzaturiero fermano-maceratese rappresenta la più importante concentrazione spaziale di imprese calzaturiere in Italia e una delle principali fonti di ricchezza e lavoro della regione Marche. In un'area estesa sulle province di Fermo, Macerata ed Ascoli Piceno, con importanti siti produttivi nelle zone di Porto Sant'Elpidio, S. Elpidio a mare, Civitanova Marche, Montegranaro e Monte Urano, dove risultano attive oltre 3.000 aziende tra calzaturifici e imprese dell'indotto specializzato nella produzione di parti di manufatti per la calzatura, impiegando complessivamente circa 26.000 addetti. La produzione è destinata in gran parte all'export, collocando il distretto ai primi posti a livello nazionale con circa l'11 per cento dell'export nazionale di calzature e componenti;

il distretto rappresenta una delle realtà fondamentali per il sistema moda italiano, con un tessuto imprenditoriale costituito da alcuni marchi noti in tutto il mondo come Tod's, Imac (Primigi, Igi &co), BAG (NeroGiardini), Falc (Naturino, Falcotto), Santoni, Finproject e altre. Nel distretto operano, inoltre, altre importanti realtà internazionali come Gucci, Valentino, Chanel, Prada, Christian Louboutin, Kelvin Klein e LVMH (Fendi, Loro Piana, Louis Vuitton), presenti sul territorio in ragione di un'alta concentrazione di esperienze, professionalità e know how difficilmente riscontrabili in altre realtà;

nel corso degli ultimi 20 anni il tessuto produttivo del distretto ha subito un forte ridimensionamento. Solo considerando i dati delle unità locali e degli addetti dal 2012 al 2018 si può evincere una riduzione del 14 per cento delle unità locali (515 unità locali in meno) e una contrazione degli addetti del 12 per cento, passati da 30.326 nel 2012 ai 26.595 nel 2018. La riduzione è fortemente concentrata nelle calzature, che è poi il comparto più rappresentativo nel distretto, mentre gli addetti addirittura aumentano del 10 per cento nei comparti di suole o parti in gomma per calzature e parti in materie plastiche per calzature;

alle difficoltà generate da una concorrenza internazionale sempre più serrata, in particolare da parte dei Paesi emergenti, e da uno scenario produttivo in rapida mutazione, si sono sommate quelle derivanti da un territorio dotato di scarsi servizi (banda larga, servizi per i lavoratori come mense scuole e asili nido) ed infrastrutture moderne (soprattutto stradali) in grado di attrarre imprese e di agevolare la produzione e il lavoro. Tali fattori, affiancati da una mancanza di investimenti sufficienti in innovazione e formazione e da un'eccessiva concentrazione su alcuni mercati entrati in crisi, hanno peggiorato progressivamente la situazione del distretto riducendone produttività ed occupazione;

negli ultimi anni le esportazioni del distretto si sono sensibilmente ridotte: il picco massimo fu toccato nel 2006 con 1.910 milioni di euro. Successivamente, complice la crisi dei mercati internazionali, i flussi di export sono progressivamente calati, attestandosi a 1.336 milioni di euro nel 2009. Da lì il distretto non si è mai totalmente ripreso, anche perché successivamente è stato colpito dalla crisi sul mercato russo nel biennio 2014-2015, che ha pesato sensibilmente sulle esportazioni. A questa situazione già di per sé complessa si è aggiunto l'evento sismico del 2016 che ha colpito le Marche insieme ad Abruzzo, Lazio e Umbria. Tutti questi fattori hanno portato a una riduzione complessiva dell'export distrettuale tra il 2006 e il 2019 del 23 per cento, che corrisponde a un valore pari a 444 milioni di euro;

con decreto del Ministero dello sviluppo economico 12 dicembre 2018, è stata riconosciuta l'area di crisi complessa fermano-maceratese per problematiche legate alla grave crisi che ha colpito il comparto. L'area ricomprende 42 comuni ricadenti nei comuni di Tolentino e Corridonia e quelli insistenti nei sistemi locali del lavoro (SLL) di Fermo, Montegiorgio, Montegranaro, Porto Sant'Elpidio e Civitanova Marche;

in un contesto già indebolito da crisi precedenti è poi intervenuta la pandemia. A livello di flussi commerciali si è potuta constatare nel 2020 un'ulteriore riduzione delle esportazioni da parte del distretto, con cali significativi in tutti i principali mercati di riferimento;

il recente conflitto tra Russia e Ucraina, Paesi che rappresentano uno degli sbocchi principali per il calzaturiero fermano-maceratese, rischia di rappresentare, in assenza di interventi mirati e di sostegno, un ostacolo insormontabile per la continuità produttiva di numerose aziende presenti in uno dei più importanti distretti della manifattura italiana;

il distretto calzaturiero fermano-maceratese, nonostante le difficoltà emerse nel passato e quelle attuali, può ancora contare su un know how invidiabile e riconosciuto a livello internazionale e vi sono tutte le condizioni per invertire l'attuale trend negativo e rilanciarlo. Fra le azioni ritenute utili alla transizione verso il recupero di competitività vi è ampio consenso sulla necessità: di sostenere la liquidità delle imprese operanti nel distretto; di incentivare gli investimenti in innovazione e formazione, nonché sul digitale, sul green e sull'internazionalizzazione; di sostenere le azioni finalizzate a diversificare i mercati di sbocco dei prodotti e a favorire le logiche di filiera per riposizionare il prodotto su fasce di prezzo elevate; di favorire lo sviluppo e l'affermazione di consorzi aziendali e di imprese leader del distretto; di attrarre nel territorio investimenti delle maison della moda, anche attraverso una strategia di sistema programmata e condivisa da tutti gli attori;

tali azioni necessitano contemporaneamente di interventi di accompagnamento alla transizione del distretto con ammortizzatori straordinari al fine di tamponare nell'immediato le ricadute del conflitto russo-ucraino e con incentivi alle assunzioni anche attraverso lo sgravio totale dei contributi per le aziende, consentendo il re-shoring della fase produttiva dell'orlatura delle tomaie quasi totalmente delocalizzata e ad alto impiego della manodopera. In sintesi, uno sforzo importante per determinare un cambio di passo che possa riportare il distretto a svolgere un ruolo centrale nella manifattura del nostro Paese,

impegna il Governo:

1) a prevedere, entro brevi termini temporali, appositi interventi di ristoro in favore delle imprese del settore calzaturiero finalizzati a compensare per intero i mancati ricavi dovuti all'impossibilità di esportare o di ricevere il pagamento di merce già spedita o da spedire verso i mercati della Russia e dell'Ucraina;

2) a garantire il sostegno finanziario necessario a compensare l'aumento dei costi energetici e delle materie prime per le imprese del settore, predisponendo altresì un sistema che consenta di proseguire il prolungamento delle scadenze dei debiti contratti durante la fase di pandemia e della guerra russo-ucraina in corso, che garantisca la necessaria liquidità necessaria al settore, anche in un arco temporale di medio periodo;

3) ad adottare misure finalizzate a prorogare, per tutto il 2022, il credito di imposta di cui alla legge 17 luglio 2020, n. 77, estendendolo a tutti i soggetti operanti nel settore calzaturiero;

4) ad adottare misure ulteriori per agevolare la sostituzione del parco macchine produttivo del settore calzaturiero, a favore di tecnologie e macchinari capaci di garantire un corretto riciclo delle diverse componenti a fine vita, agevolandone la sostituzione in funzione di una migliore produttività, sicurezza per i lavoratori e miglioramento delle performance ambientali, favorendo gli investimenti innovativi e la continuità operativa ed occupazionale negli stabilimenti presenti nel territorio, nonché il sostegno agli interventi per la formazione professionale continua degli addetti, alle attività di ricerca e sviluppo, al trasferimento tecnologico e alla nascita di nuove imprese innovative;

5) ad adoperarsi per favorire il rapido superamento delle situazioni di crisi emerse nel corso degli ultimi mesi nella filiera del calzaturiero, al fine di evitare licenziamenti di addetti e la delocalizzazione di importanti aziende operanti nel settore e ad affrontare, per tempo, con adeguati strumenti e risorse, le situazioni di potenziale crisi che stanno per emergere e che rischiano di avere pesanti ricadute occupazionali nei territori coinvolti, in particolare nell'area fermano-maceratese;

6) a salvaguardare la tenuta occupazionale dell'intero settore del calzaturiero tramite ammortizzatori sociali straordinari per far fronte alle situazioni di crisi attuali e per accompagnare i processi di trasformazione e transizione delle produzioni;

7) ad estendere le misure di sgravio contributivo introdotte dall'articolo 27 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, e successivamente rafforzate dalla legge di bilancio per il 2021, all'area di crisi complessa fermano-maceratese, al fine di contribuire al mantenimento dei livelli occupazionali;

8) ad attivarsi per l'istituzione di un apposito fondo pluriennale dedicato ad accompagnare la transizione delle imprese del settore calzaturiero, che abbia almeno le seguenti linee di intervento:

a) supportare i progetti di internazionalizzazione delle imprese, anche consorziate, che siano orientati verso nuovi mercati di sbocco per i prodotti e verso produzioni di fascia alta e lusso, e ad alto contenuto di moda, nonché orientati verso nuovi mercati di approvvigionamento di materie prime e semilavorati;

b) supportare i progetti di riorganizzazione dei processi produttivi e della funzione di vendita soprattutto attraverso attività di trasformazione tecnologica e digitale, con una particolare attenzione alla ricerca e all'introduzione e all'implementazione di tecnologie di innovazione digitale quali la robotica avanzata e collaborativa, manifattura additiva e stampa in 3D, sistemi di visualizzazione di prodotti, sistemi di realtà virtuale e realtà aumentata, simulazione tra macchine interconnesse e sistemi cyber-fisici, cybersecurity, intelligenza artificiale, internet delle cose e delle macchine;

c) favorire la partecipazione delle imprese del settore calzaturiero alle fiere internazionali in Europa e nel mondo, con organizzazione sul posto di show room collettivi di produzioni made in Italy e quanto altro necessario per garantire servizi ai clienti;

d) sostenere la riqualificazione professionale degli addetti nel settore calzaturiero, con particolare riguardo a quello della filiera della componentistica, al fine di garantirne la continuità occupazionale o il ricollocamento professionale ed evitare quanto più possibile il ricorso agli ammortizzatori sociali;

9) a supportare le politiche di filiera territoriali, legandole alla responsabilità solidale d'impresa e ai contratti collettivi di lavoro contro il dumping contrattuale;

10) a sostenere le iniziative per rafforzare la proposta formativa già sviluppata sui territori, in particolare favorendo, con strumenti agevolativi, l'acquisizione di tecnologie, macchinari ed equipaggiamenti, con caratteristiche di innovazione (tecnologie 4.0 e sostenibilità) presso gli istituti formativi in modo da garantire un potenziamento e un upgrade della formazione tecnico-pratica;

11) ad attivarsi per favorire, in linea con i contenuti del PNRR, l'istituzione anche nella regione Marche, e in particolare nel territorio delle province di Fermo, Macerata ed Ascoli Piceno e nelle aree colpite dal sisma del 2016, ivi comprese quelle dell'Umbria, di una zona economica speciale che sia legata al porto commerciale di Ancona, tra i più attivi e vitali del Mediterraneo, al fine di contribuire allo sviluppo di una delle aree manifatturiere più importanti del Paese e facilitare il rilancio economico delle aree colpite dal terremoto.