Pubblicato il 9 febbraio 2022, nella seduta n. 401
DE BONIS , PAPATHEU , CANGINI , BERARDI , CALIGIURI - Ai Ministri dell'università e della ricerca e per il Sud e la coesione territoriale. -
Premesso che:
l'Italia spende per l'istruzione 8.514 euro per studente, il 15 per cento in meno della media delle grandi economie europee. Se si guarda alla spesa pubblica, il nostro Paese investe per scuola e università poco più dell'8 per cento del budget statale a fronte del 9,9 per cento medio registrato nell'Unione europea. La Francia è al 9,6 per cento, la Germania al 9,3 per cento, la Svezia al 14 per cento;
anche rispetto al PIL, quella italiana è la spesa più contenuta: 4 per cento contro la media UE del 4,7 per cento. Per tutti i settori scolastici spendono più di noi anche Paesi come il Giappone, gli Stati Uniti, il Canada ed il Brasile e, se è vero che la spesa di uno Stato aumenta al crescere dell'istruzione, è altrettanto evidente che in Europa l'Italia è davanti solo alla Romania in numero di laureati, rapportati all'intera popolazione;
ci sono, dunque, numerosi divari da colmare in tema di istruzione e ricerca, non solo rispetto al resto dei Paesi europei e non, ma anche tra il Nord ed il Sud Italia, il cui divario potrà essere colmato solo attraverso il piano nazionale di ripresa e resilienza. Sui 191,5 miliardi di euro assegnati col PNRR dall'Unione al nostro Paese, infatti, il 16 per cento, pari a 30,6 miliardi, sono destinati a istruzione e ricerca ("missione 4");
considerato che:
il 25 gennaio 2022 il Ministero dell'università e della ricerca ha pubblicato il bando che stanzia circa 749 milioni di euro, in parte con investimenti del PNRR, per finanziare i progetti di rilevante interesse nazionale (PRIN) per il 2022. Dei 749 milioni, circa 223 milioni (il 30 per cento del totale) sono destinati a progetti presentati da professori o ricercatori con meno di 40 anni;
con questo nuovo bando PRIN il Ministero ha inteso incentivare i giovani a "sviluppare ambiziosi progetti di ricerca di base e gli obiettivi del programma sono promuovere il sistema nazionale della ricerca, rafforzare le interazioni tra università ed enti di ricerca in linea con gli obiettivi tracciati dal Next Generation EU e favorire la partecipazione italiana alle iniziative relative al Programma Quadro di ricerca e innovazione dell'Unione europea. Grazie anche alle risorse del PNRR - ha ribadito il Ministro - saremo in grado di sostenere un numero di progetti mai finanziato fino a oggi";
nel bando, però, il Ministero ha omesso il fatto che il 40 per cento delle risorse del PNRR va riservato al Mezzogiorno. Così, come riporta un articolo de "Il Messaggero" del 5 febbraio 2022, viene modificato altre due volte il bando e alla fine è venuto fuori che al Sud arriverà una quota del 29 per cento, pari a 218 milioni di euro, che il Ministero giustifica ritenendo che il 40 per cento si applicherebbe solo alla quota di risorse proveniente dal PNRR, ossia 545 milioni;
l'intero bando, tuttavia, rientra nell'ambito del PNRR e, inoltre, tutte le risorse sono ancora "potenziali", nel senso che i soldi europei non sono ancora fisicamente arrivati. Infatti, le competenti autorità italiane dovranno stilare una puntuale rendicontazione, che dovrà poi ricevere il via libera dall'Europa. Viene spontaneo, dunque, chiedersi come mai la riserva si applichi solo ad una parte delle risorse, considerato che i progetti rientrano a pieno titolo nel piano nazionale di ripresa e resilienza, tanto è vero che il Ministero dovrà presentare la rendicontazione sull'intero bando;
tenuto conto che:
uno dei punti cardine per il rilancio del Sud è certamente farne un polo dell'economia della conoscenza, e questo si fa supportando l'istruzione superiore e la ricerca, che nelle università del Mezzogiorno trova peraltro punte di eccellenza;
già più volte si è letto, in merito alle varie assegnazioni di fondi al Sud, di percentuali assegnate e poi riformulate al ribasso quali, ad esempio, fondi anti COVID, fondi FEASR e così via, cosa che l'interrogante ha evidenziato in precedenti atti di sindacato ispettivo;
come già ribadito dal Presidente della Repubblica nel discorso che ha seguito il giuramento per il rinnovo del mandato: "dobbiamo costruire un Paese che cresca in unità, in cui le diseguaglianze - territoriali e sociali - che attraversano le nostre comunità vengano meno. Le diseguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita, sono piuttosto il freno di ogni prospettiva di crescita";
eppure questo principio, che dovrebbe essere ormai incardinato nei cuori e nelle menti di tutti i rappresentanti istituzionali, fatica ancora a trovare piena applicazione pratica,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo vogliano dare una risposta chiara sulla questione, sull'assegnazione del solo 29 per cento delle risorse al Sud Italia, con spregio dell'aritmetica e della giustizia sociale;
se non ritengano necessario modificare il bando e riportare le risorse al 40 per cento, così come previsto nel piano nazionale di ripresa e resilienza e nel rispetto delle indicazioni nazionali ed europee. Il senso del PNRR è soprattutto questo: rimuovere gli ostacoli, come dice la Costituzione stessa, che bloccano una vera uguaglianza di diritti e di opportunità, in primo luogo tra i territori.