Atto n. 3-02884

Pubblicato il 20 ottobre 2021, nella seduta n. 369
Trasformato

CORRADO , ANGRISANI , GRANATO , LANNUTTI - Al Ministro della cultura. -

Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:

il fittissimo sepolcreto di epoca romana scoperto negli anni '90 del XX secolo lungo l'antica via Collatina nel tratto messo in luce presso il viadotto della Serenissima (a fianco dell'autostrada Roma-L'Aquila) durante le indagini preliminari alla realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Roma-Napoli, fu definito, nel 2003, da un tecnico della Soprintendenza archeologica, "la più grande necropoli imperiale nota a Roma";

ai resti scheletrici di 2.200 individui ivi sepolti si aggiungevano, in quello che si disse essere un "nuovo polo archeologico della città" (immaginato come parte del grande parco tiburtino-collatino, poi realizzato solo parzialmente), testimonianze materiali di natura residenziale, produttiva e infrastrutturale databili dalla media Repubblica al tardo Impero, scampate fortunosamente all'espansione edilizia del secondo dopoguerra del Novecento, compresi circa 160 metri di strada basolata in ottime condizioni di conservazione. Questi ultimi, relativi alla via Collatina, furono oggetto di un rilievo grafico accuratissimo, dal costo molto rilevante, prima di essere numerati e smontati per consentire la realizzazione della galleria Serenissima (adiacente a via Spencer);

l'accordo stipulato tra TAV S.p.A. e Comune di Roma nel 2005 prevedeva varie opere di mitigazione socio-ambientale, compreso il parco archeologico Serenissima, ad est della stazione omonima (su una torre di accesso ai treni in via dei Fiorentini, il parco fu persino segnalato nella cartellonistica ufficiale). Prevedeva, inoltre, il riposizionamento dei basoli dell'antica via consolare a breve distanza dal sito originale, e a spese di TAV, mai avvenuto. Se non bastasse, benché l'area sia in possesso di RFI (subentrata a TAV), è stata lasciata in stato di abbandono ed è diventata, negli anni, discarica abusiva per rifiuti disparati, addirittura sequestrata, a gennaio 2019, dalla Polizia locale, a seguito di un rogo tossico ("Parco archeologico Serenissima: chi l'ha visto?" su "abitarearoma");

considerato che:

a maggio 2014 Manlio Lilli descriveva esterrefatto lo stato dei luoghi come segue: "Nell'area dalla morfologia incerta a dominare è la vegetazione spontanea. In ampi settori i rovi hanno creato un inestricabile tappeto sempreverde. Qui e là ci sono alberi di faggi, di altezze differenti. Si riconoscono delle strade di cantiere e, specialmente nella fascia prospiciente via Andreulli, materiali accatastati. L'ingresso del cantiere si trova poco distante, quasi nei pressi della rampa per la A24. Due grandi pannelli con le indicazioni tecniche dell'opera sono l'unico segnale, in coincidenza di un cancello. L'ingresso è tuttavia possibile dai varchi creati nella rete che perimetra l'area. Anche da qui entrano le famiglie rom che abitano le baracche poste dietro ad alcuni grossi cumuli di terreno. Che ne schermano la vista dall'esterno. Nell'area alcune aree sono recintate dalla caratteristica rete arancio in plastica. Nulla a che vedere con la Tav. Solo avvicinandosi ci si accorge che lì dentro rimane ancora qualcosa degli straordinari resti individuati anni prima dagli archeologi. Sotto i teli del tessuto non tessuto adagiati sulle strutture, ma ormai in gran parte strappati, emergono un lungo muro in opera incerta, uno degli invasi stradali scavati nel banco, alcuni resti degli ambienti realizzati a contatto della via Collatina, i pozzi di areazione dell'Aqua Virgo. Forse si conserva in vista dell'altro. Tra le immondizie accumulate dagli abitanti dell'area e i cumuli di terreno artificiale", nell'articolo intitolato "Roma, la più grande necropoli imperiale è abbandonata a sé stessa" su "ilfattoquotidiano";

quanto agli elementi litici del tratto smontato della Collatina, il 26 ottobre 2019 Emilio Giacomi scrive: "Al momento i basoli e le pietre (...) giacciono tra i rovi e le discariche, in attesa di futura riallocazione. Nel frattempo le intemperie e gli anni hanno reso non più leggibili le targhette apposte su ogni singola pietra, rendendo così estremamente difficile se non impossibile un a loro risistemazione in conformità a come erano state scoperte" (nel citato articolo "Parco archeologico Serenissima: chi l'ha visto?"). "Italia Nostra", invece, commentando l'apposizione del vincolo diretto da parte del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo), il 30 aprile 2020, sull'area degli scavi (seguito il 3 giugno 2020 dal vincolo indiretto su una fascia di rispetto lungo viale della Serenissima), attesta asetticamente: "risultano essere depositati all'aperto in un prato a fianco di Via dello Scalo Prenestino";

valutato che, negli ultimi anni, il comitato civico "Il parco che non c'è", il WWF Pigneto-Prenestino e la sezione romana di Italia Nostra non hanno mancato di sollecitare gli uffici del Ministero ad assicurare la tutela dei beni culturali e paesaggistici della periferia est di Roma né di chiedere al Ministero e alla Città metropolitana di accelerare l'impegno per la progettazione e poi la realizzazione del parco Campagna e del parco archeologico Serenissima, in coerenza con le previsioni del piano territoriale paesistico regionale e del piano regolatore generale ("Serenissima, Italia Nostra Roma scrive alle istituzioni: 'Realizzare il parco archeologico e naturale è urgente'" su "romatoday"),

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto riferito;

se possa ragguagliare sia circa lo stato delle interlocuzioni del Ministero della cultura con gli enti locali e con RFI sia sulle attività in corso, ad ogni livello, finalizzate alla realizzazione del parco archeologico, in particolare nell'ottica del rimontaggio della strada basolata (ammesso che sia ancora possibile, nonostante il prolungato abbandono, il riconoscimento dei numeri attribuiti ai singoli basoli).