Atto n. 4-05511

Pubblicato il 20 maggio 2021, nella seduta n. 329
Risposta pubblicata in data 25/05/2022

CORRADO Margherita, GRANATO Bianca Laura, ANGRISANI Luisa, LANNUTTI - Ai Ministri della transizione ecologica, della cultura e del turismo. -

Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:

sussiste, ormai da tempo, un conflitto di interessi tra la maggior parte dei cittadini dell'Elba (Livorno), spalleggiati dalle amministrazioni locali in almeno tre Comuni su sette, e l'Autorità idrica toscana (AIT), la quale ha conferito all'Azienda servizi acquedotti (ASA) l'incarico di integrare le necessità idriche dell'isola, malamente servita dall'acquedotto esistente, con un dissalatore di grandi dimensioni, del costo stimato di oltre 15 milioni di euro, da farsi in località Pian di Mola di Capoliveri;

la zona prescelta, che è l'unica apprezzabile pianura del territorio, nonché prestigiosa meta di turismo balneare stagionale conosciuta in tutto il mondo, si trova immediatamente a ridosso di uno dei tre siti della rete ecologica regionale (di cui alla deliberazione di Giunta regionale n. 34/2011) ricadenti parzialmente in territorio comunale: la zona umida di Mola, posta a livello del mare, dove molte specie di uccelli migratori e stanziali hanno trovato un ambiente ideale di riproduzione, tanto che essa è stata dichiarata area protetta e assoggettata alla normativa specifica (sito di interesse regionale IT5160101 "zone umide del golfo di Mola e di Schiopparello");

la zona umida protetta è affidata alla tutela dell'ente parco nazionale "Arcipelago toscano", che ha anche lo scopo statutario di "promuovere nuove attività produttive compatibili in settori innovativi a salvaguardia dei valori culturali tradizionali presenti nelle attività turistiche agro silvo pastorali zootecniche forestali nella pesca e nell'artigianato anche attraverso specifiche misure di incentivazione per le popolazioni residenti";

per evitare forzature "industriali" di varia natura, il Consiglio di Stato, con sentenza n. 4327/17, ha tuttavia esplicitato che la protezione deve essere estesa anche alle aree limitrofe a quelle dichiarate protette, qualora l'integrità di queste ultime possa essere pregiudicata dalle condizioni di quelle;

considerato che:

la sensibilità ecologica ha assunto negli anni, in Italia, un posto importante nelle decisioni della pubblica amministrazione e il Paese ha recepito nell'ordinamento nazionale, tra le altre, la direttiva 92/43/CEE "Habitat", finalizzata a "salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato";

la tutela degli interessi richiamati si fonda anche sul "principio di precauzione", stabilito dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) e riconfermato dal decreto legislativo n. 152 del 2006, che deve trovare applicazione qualora un ente pubblico preposto alla certificazione di assenza di danno ambientale non possa escludere con certezza che questo non si verificherà in futuro;

l'art. 6, par. 3, della direttiva "Habitat" indica infatti chiaramente che, sussistendo la probabilità o il rischio di effetti negativi su ecosistemi protetti, deve essere applicato il principio di precauzione (art. 191 del TFUE, in combinato disposto con l'art. 3-ter del decreto legislativo n. 152), ragione per cui le autorità nazionali competenti possono autorizzare qualsivoglia progetto "soltanto dopo aver avuto la certezza che esso non pregiudicherà l'integrità del sito in causa";

valutato che:

è diffusa la preoccupazione che l'installazione di un dissalatore ad appena qualche centinaio di metri dalla zona umida protetta comporti di per sé, oltre al pericolo concreto di inquinamento salino nelle immediate adiacenze e nei fondali più prossimi, dove sarebbe smaltita la salamoia (benché si tratti di un'area marina protetta e le correnti non siano in grado di assicurare la dispersione dei reflui fuori dal golfo di Mola), anche quello del trasferimento di sale nelle falde artesiane delle zone agricole interessate;

in aggiunta, si paventa che il disturbo acustico continuo e di entità non trascurabile (dell'ordine di 70 decibel) causato dal funzionamento dell'impianto sarà non solo fonte di disagio per residenti e turisti ma soprattutto per la fauna fin qui indisturbata di quell'habitat, con la prevedibile conseguenza che la stessa verrà indotta ad abbandonarlo;

sembra che a dispetto della normativa richiamata, dei compiti statutari di tutela dell'area affidatagli e del coinvolgimento negli interventi di recupero avviati a gennaio 2021 proprio nella zona umida di Mola, rientranti in un più ampio progetto di valorizzazione (si veda l'articolo "Avviata la riqualificazione e la conservazione della zona umida di Mola" su "Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile"), il parco nazionale abbia rilasciato alla Regione e all'ASA, nei mesi scorsi, dopo un iniziale parere contrario, un documento di asseverazione di assenza di danno ecologico alla fauna e alla vegetazione tipiche della zona, ritenendo che nel prossimo futuro non avverrà alcun deterioramento ambientale causato direttamente o indirettamente dal dissalatore e dalle opere accessorie (terrestri e marine) connesse;

unito ai repentini nulla osta della Provincia, ad esempio, ma anche della competente Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio, l'atto in questione, rimuovendo l'ostacolo ecologico vincolante all'installazione dell'impianto di dissalazione, potrebbe risultare lesivo dell'interesse pubblico di salvaguardia dell'ecosistema, messo a rischio dai lavori di costruzione dell'impianto che la diffida presentata di recente dal Comune per difformità inerenti alla procedura di VIA (anche la VINCA sarebbe stata necessaria, in presenza di un'area marina protetta) non è riuscita a fermare,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo non siano finalmente disposti a riconoscere inopportuna, oltre che basata su illiceità di ordine paesaggistico-ambientale e tecnico-amministrativo, la scelta, caldeggiata dalla Regione Toscana ma contestata da gran parte della popolazione dell'Elba, di costruire un mega dissalatore alle spalle di una delle più belle spiagge dell'isola, compromettendo il turismo stagionale che è la risorsa economica e occupazionale primaria degli elbani, l'agricoltura e l'ecosistema della limitrofa zona umida protetta e dei fondali di cala di Mola;

se il Ministro della transizione ecologica non voglia, di concerto con la Regione, rivedere la strategia in atto per far fronte alle carenze idriche dell'isola, ripensando la rinuncia ad imbrigliare il cospicuo volume annuo di acqua piovana, risorsa che si aggiunge al quantitativo assicurato dalla condotta sottomarina che, partendo dal litorale toscano, serve l'Elba per circa metà del suo fabbisogno totale, o valutando l'ipotesi di noleggiare (nei soli mesi estivi) una nave provvista di dissalatore;

se, in rapporto al costruendo dissalatore, evidentemente un "ecomostro" ingombrante, rumoroso, costosissimo e tuttavia mal concepito, perché del tipo a permeazione (o osmosi inversa) oggi superato da tecnologie più raffinate, non ritenga di voler sollecitare l'accertamento della paventata violazione del principio di precauzione e dei compiti di tutela del patrimonio ambientale in capo alle istituzioni nel territorio dell'isola d'Elba.