Pubblicato il 19 maggio 2021, nella seduta n. 328
LANNUTTI , ANGRISANI , ORTIS - Ai Ministri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
secondo un'indagine di CNA (Confederazione nazionale dell'artigianato), il 79 per cento delle imprese campione segnalano aumenti nei prezzi dei materiali, delle materie prime e delle apparecchiature rispetto ai costi di un anno fa, prima che scoppiasse la pandemia. Nel settore delle costruzioni gli aumenti più considerevoli in un anno riguardano i metalli (20,8 per cento in più), con punte superiori al 50 per cento; i materiali termoisolanti (16 per cento in più) con punte anche in questo caso che raggiungono il 50 per cento in più; i materiali per gli impianti (14,6 per cento in più e punte del 25 per cento in più), e il legno (14,3 per cento in più). Elevata anche la crescita per altri materiali, che oscilla tra il 9,4 per cento in più di malte e collanti e l'11,3 per cento in più dei laterizi;
conferma giunta anche dall'ANCE (Associazione nazionale costruttori edili), il cui centro studi ha evidenziato in particolare un aumento del costo del ferro-acciaio tondo per cemento armato che sfiora il più 120 per cento solo negli ultimi 6 mesi, a cui si aggiungono incrementi superiori al 40 per cento per i polietileni, del 17 per cento per il rame e del 34 per cento per il petrolio e i suoi derivati;
preoccupato anche il CRESME (Centro di ricerche di mercato, servizi per chi opera nel mondo delle costruzioni e dell'edilizia): "Gli aumenti più considerevoli in un anno riguardano i metalli (+20,8 per cento), con punte superiori al 50 per cento; i materiali termoisolanti (+16 per cento) con punte anche in questo caso che raggiungono il 50 per cento in più; i materiali per gli impianti (+14,6 per cento e punte di +25 per cento), e il legno (+14,3 per cento). Ma la crescita dei prezzi è un fatto anche per altri materiali, che oscilla tra il +9,4 per cento di malte e collanti e il +11,3 per cento dei laterizi. Insomma, costa tutto di più";
considerato che:
visibili gli effetti della pandemia, che ha comportato scarsità di offerta per le continue chiusure industriali e commerciali nel mondo, e quelli della ripresa, che ha generato un forte aumento della domanda. Gli effetti si sono avvertiti soprattutto in Europa, dove rincari si registrano anche in Francia, Germania e Regno Unito;
l'ultimo rapporto OCSE del dicembre 2020 ha attribuito i rincari nell'edilizia in Europa all'improvviso incremento della domanda del settore delle costruzioni in Cina. Questo rimbalzo ha innescato un effetto al rialzo sul prezzo di tutta la filiera dell'acciaio, a livello mondiale, poiché la Cina rappresenta oltre il 50 per cento della produzione e del consumo mondiale dell'acciaio (il 40 per cento è assorbito dalle costruzioni cinesi);
considerato, inoltre, che:
in base allo studio di CNA, le cause di tali incrementi andrebbero addebitate, per il 72 per cento delle imprese, ai comportamenti speculativi della catena di fornitura;
ANGAISA (Associazione nazionale commercianti di articoli idrosanitari, climatizzazione, pavimenti, rivestimenti e arredo bagno) sostiene, come altre associazioni di categoria, che "l'aumento dei prezzi è anche legato all'effetto Superbonus";
considerato, infine, che:
"rincari eccezionali che stanno mettendo in seria difficoltà le imprese impegnate nei lavori pubblici e privati, che si trovano a dover sostenere aggravi economici imprevisti rispetto a contratti aggiudicati a condizioni del tutto diverse", ha dichiarato il presidente ANCE, Gabriele Buia;
secondo Mario Verduci, segretario generale Federcomated, "l'aumento dei prezzi è consistente e soprattutto repentino. Ciò crea una tensione notevole negli operatori i quali non riescono più a programmare la produzione in funzione dell'incremento";
ha dichiarato il direttore del CRESME, Lorenzo Bellicini: "Al rincaro internazionale delle materie prime si somma quindi un aumento della domanda interna che supera l'offerta e contribuisce a generare tensione sui prezzi. A questo aumento della domanda contribuiscono in misura rilevante gli incentivi fiscali per l'edilizia, fra cui, in questa fase, il bonus facciate registra un utilizzo ancora più dinamico del Superbonus";
Enrico Celin, presidente di ANGAISA, segnala "che l'incertezza della proroga al 2023 del Superbonus, che verrà forse fissata a giugno, rischia di essere un collo di bottiglia preoccupante per tutta la filiera. Si tenga conto che le richieste legate al Superbonus sono il 10 per cento del totale». Con la probabile uscita dalla pandemia, si avrà una più che probabile ripresa degli ordinativi. «La proroga permetterebbe di diluire gli interventi da svolgere, evitando di mettere a repentaglio la qualità dei lavori oltre che offrire una tempistica più accettabile per chi deve svolgere la produzione dell'impiantistica e non solo";
l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha, tra l'altro, il compito di vigilare sulle intese restrittive della concorrenza, allorquando le imprese, invece di competere tra loro, si mettono d'accordo e coordinano i loro comportamenti sul mercato con l'obiettivo o l'effetto di limitare la concorrenza e di aumentare i prezzi di determinati prodotti, come nella fattispecie,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto riportato;
se abbiano intenzione di prorogare la durata del "Superbonus", come richiesto dalle imprese edili, per dare certezza e stabilizzazione al loro lavoro;
se abbiano intenzione di intervenire tempestivamente con un fondo a sostegno dei consumatori finali e delle imprese, affinché non debbano sobbarcarsi il peso dei rincari;
se non ritengano che i rincari eccezionali che stanno mettendo in seria difficoltà le imprese impegnate nei lavori pubblici e privati, che si trovano a dover sostenere aggravi economici imprevisti rispetto a contratti aggiudicati a condizioni del tutto diverse, le cui ricadute sono addossate principalmente sui consumatori finali, non debbano essere segnalati all'antitrust, per verificarne genesi e misurarne gli eventuali effetti speculativi.