Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-08166
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Atto n. 4-08166
Pubblicato il 16 febbraio 2005
Seduta n. 741
SODANO TOMMASO. - Ai Ministri delle attività produttive e dell'istruzione, dell'università e della ricerca. -
Premesso che:
nell'area industriale di Pomigliano c'è un'azienda atipica per il territorio e poco conosciuta dai più. Esiste dalla prima metà del secolo scorso e vi si sono sempre state prodotte parti di motori aeronautici. All'inizio degli anni ‘80 un gruppo di giovani ingegneri napoletani si spinse oltre: sfruttando le possibilità dei finanziamenti statali e poi europei iniziò a fare ricerca in ambito aeronautico. E da quel momento i passi vennero sempre più veloci: prima le collaborazioni con le grandi aziende internazionali (Pratt&Witney, Rolls Royce, GEAE), poi la progettazione e la produzione dell'AR318, primo (ed unico tuttora) motore aeronautico interamente concepito e realizzato in Italia dal dopoguerra, poi ancora il consolidamento di questo know-how grazie ai continui scambi internazionali ed alle assunzioni di giovani tecnici ed ingegneri che da subito si sono avvicinati a questo lavoro con grande entusiasmo;
nel 1997 l'Alfa Romeo Avio (era questo il nome dell'azienda) vantava (è il caso di dirlo) una Direzione di ricerca e di sviluppo con 132 unità altamente specializzate, collaborava con i grossi gruppi industriali di cui sopra, aveva la competenza ed utilizzava i più avanzati prodotti software in ambito aeronautico, collaborava con le Università italiane e straniere, partecipava ai programmi di ricerca internazionali, unica azienda di questo tipo a portare la bandiera italiana fuori dei confini della ristretta realtà della ricerca nazionale;
in quell'anno c'era a Pomigliano il più avanzato centro di sperimentazione aeronautica del Sud Italia (o d'Italia, per meglio dire), con sale prova motori e componenti realizzate sfruttando le conoscenze acquisite, e che servivano, oltre all'azienda stessa, vari centri di ricerca italiani e stranieri, che ad esso si appoggiavano per provare i loro progetti;
nel 1998 l'Alfa Romeo Avio venne acquisita dal gruppo Fiat Avio, e tutto quello che fino ad allora si era costruito ha iniziato a sfaldarsi;
l'alto management Fiat decise innanzitutto di trasferire a Torino tutti gli impianti delle sale prova sperimentali e il personale che vi lavorava veniva smistato su altri siti (ad esempio il dirigente fu trasferito a Torino) o ad altri incarichi;
l'alto management Fiat Avio decise poi che la progettazione per lo sviluppo (fino ad allora effettuata autonomamente, con continui riconoscimenti dell'alta professionalità) aveva bisogno di un forte supporto da parte dell'omologa di Torino e quindi gran parte dei progetti in corso vennero dirottati, lasciando ai tecnici di Pomigliano il compito di eseguire gli ordini emanati da Torino. A nulla valse il fatto che in quel tempo era a Pomigliano il massimo know-how per l'uso dei software di progettazione, su alcuni dei quali i lavoratori meridionali andavano a tenere lezione al Nord;
l' alto management Fiat Avio decise che la ricerca in ambito aeronautico non poteva essere svolta a Pomigliano da quei tecnici e quegli ingegneri che fino ad allora l'avevano fatto, diventando esperti noti e stimati a livello internazionale;
poi la Fiat Avio è stata acquisita dal Gruppo Carlyle (e solo per il 30% da Finmeccanica), ma per fortuna l'alto management è rimasto lo stesso;
risale al mese di dicembre 2004 la firma di un accordo di collaborazione tra l'azienda (adesso denominata Avio) ed il Ministero della ricerca, che punta ad utilizzare il know-how acquisito e quanto resta delle sale prova sperimentali a Pomigliano;
considerato che senza le competenze, la professionalità e le risorse, la Direzione ricerca e sviluppo, che ormai conta solo 32 unità, rischia di essere definitivamente sciolta,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo non ritengano indispensabile non disperdere le esperienze nazionali finora acquisite in campo spaziale e vigilare affinché l'azienda Avio venga mantenuta in campo nazionale;
se e quali misure intendano adottare, per la salvaguardia del patrimonio di conoscenza e delle competenze acquisite dall'alto management dell'azienda Avio, affinché alla drammatica situazione occupazionale del Mezzogiorno e dell'indotto non si aggiunga quella dell'industria aerospaziale, che rischia di subire un serio ridimensionamento in assenza di un'attenta politica di sviluppo di settore da parte del Governo;
se esista e cosa preveda il piano industriale dell'azienda Avio alla luce della scadenza dell'accordo con il gruppo Carlyle e Finmeccanica previsto per il 2006;
che cosa preveda l'accordo con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.