Pubblicato il 17 febbraio 2021, nella seduta n. 298
CORRADO , TRENTACOSTE , VACCARO , ANASTASI , ANGRISANI , CROATTI - Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. -
Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:
con la nomina a soprintendente della dottoressa Barbara Davidde (determina rep. n. 1743 del 13 dicembre 2020), all'esito dell'interpello bandito per la selezione del dirigente di un nuovo ufficio dotato "di autonomia scientifica, finanziaria, organizzativa e contabile ai sensi dell'articolo 14, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2014, n. 106", cioè la tanto attesa Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 169 del 2019, dal 14 dicembre 2020 detta soprintendenza è diventata operativa;
come sugli esiti degli altri 12 interpelli banditi il 29 ottobre 2020 dalla Direzione generale per l'organizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, tre dei quali contenuti nella medesima circolare n. 278 ove compare la Soprintendenza nazionale, anche su questo la Corte dei conti ha mosso un rilievo all'amministrazione procedente;
considerato che, per quanto risulta agli interroganti:
il citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri identifica Taranto quale sede del nuovo ufficio ministeriale, rimediando parzialmente allo "scippo" del 2016, tanto deplorato dai tarantini, e lì (sulla città e la provincia ioniche) la Davidde ha anche le competenze proprie delle diramazioni territoriali periferiche del Ministero in materia di archeologia, belle arti e paesaggio, benché il suo ottimo curriculum di archeologa subacquea (aggiornato al 7 gennaio 2021) non contempli invece esperienze negli uffici territoriali di tutela;
le Soprintendenze archeologia, belle arti e paesaggio di Napoli e Venezia sono invece indicate come sedi di altrettanti centri operativi della Soprintendenza nazionale, senza che siano precisati, tuttavia, spazi fisici, personale e mezzi strumentali a disposizione della Davidde in ciascuna delle tre sedi, tanto che ad oggi l'archeologa, già infelicemente ribattezzata dal quotidiano "la Repubblica", a febbraio 2020, "l'Indiana Jones degli abissi", è l'unico dipendente del Ministero facente capo all'ufficio "di livello dirigenziale non generale" di cui le è stata affidata la direzione;
ancora più sostanziale è il fatto che ex art. 37 del citato decreto, la Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo "cura lo svolgimento delle attività di tutela, gestione e valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo di cui all'articolo 94 del Codice, nonché delle funzioni attribuite al Ministero ai sensi della legge 23 ottobre 2009, n. 157, recante la ratifica e l'esecuzione della Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, adottata a Parigi il 2 novembre 2001. A tal fine, si raccorda con le Soprintendenze Archeologia, belle arti e paesaggio";
poiché sia l'articolo 94 del decreto legislativo n. 42 del 2004 (codice dei beni culturali e del paesaggio), sia la convenzione UNESCO di Parigi del 2001 fanno riferimento ai beni culturali sommersi oltre le 12 ed entro le 24 miglia dalla costa, è palese che le competenze della Soprintendenza nazionale, a dispetto delle dichiarazioni ufficiali e della conseguente narrazione giornalistica, dai toni invariabilmente celebrativi, si esercitano solo in acque internazionali, restando riservati alle soprintendenze "tradizionali" onori e oneri relativi al patrimonio sommerso nella fascia delle acque territoriali italiane,
si chiede di sapere:
se e quali iniziative intenda assumere il Ministro in indirizzo per chiarire l'equivoco in cui, complice l'omertà della stessa comunicazione del Dicastero (che non ha smentito neppure le allusioni ad inesistenti competenze sulle acque interne e su impianti costieri come le ville marittime di epoca romana), sono incorsi i mezzi di informazione, trasmettendo ai cittadini e persino agli specialisti il messaggio non corretto, ed anzi fuorviante, che lungo le nostre coste, grazie alla Soprintendenza nazionale, "le operazioni di tutela e le attività di ricerca troveranno nuovo impulso e nuovo slancio";
se non ritenga di verificare quali interessi siano stati salvaguardati, e da chi, dando seguito alle aspettative di quanti premevano perché il dicastero, accantonata da anni l'esperienza del Servizio tecnico per l'archeologia subacquea senza che fosse stata trovata un'alternativa, si dotasse di una Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, ma attribuendole una mission rigorosamente extraterritoriale (con buona pace del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, assai più titolato ad operare in quel contesto), tale da non modificare in alcun modo gli attuali assetti in materia di competenze sull'enorme patrimonio mobile e immobile sommerso entro le 12 miglia dalla costa;
se non voglia adottare le misure necessarie a far sì che le competenze della Soprintendenza nazionale siano prontamente ridefinite, in maniera da ricondurle nel perimetro dell'art. 9 della Costituzione, poiché compito del Dicastero è esercitare la tutela sui beni storico-artistici e sul paesaggio della nazione.