Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-07499
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Atto n. 4-07499
Pubblicato il 19 ottobre 2004
Seduta n. 676
SODANO TOMMASO. - Al Ministro dell'ambiente e per la tutela del territorio. -
Premesso che:
dai primi giorni di ottobre 2004 i lavoratori della Daneco spa di Lamezia Terme sono in stato di agitazione a causa del mancato pagamento degli stipendi;
in merito a tale vertenza il sindacato ha richiamato le precise responsabilità delle istituzioni che, pur informate della situazione in cui sono costretti a lavorare i dipendenti della Daneco, nulla hanno fatto per evitare lo stato di agitazione;
sulla gestione, così come sull’affidamento dell’impianto per il trattamento dei rifiuti di Lamezia Terme alla Daneco, sono stati sollevati da più parti numerosi dubbi;
pare, tra l’altro, che la Daneco Spa sia debitrice di oltre due milioni di euro nei confronti della “LameziaMultiservizi”, società a capitale pubblico che gestisce la discarica consortile del Lametino;
il mancato pagamento degli stipendi, così come il debito nei confronti della “LameziaMultiservizi”, solleva legittimi dubbi sul reale impegno economico della Daneco in materia di sicurezza dell’impianto e in merito alle misure di salvaguardia della salute dei lavoratori;
la Daneco è da tempo balzata agli onori della cronaca nazionale per la sua politica antisindacale attuata già in altre realtà del Paese. Basti ricordare che il 18 dicembre 2002 due dipendenti del consorzio (Daneco, Sace, Aimeri e Geseno) che gestiva un impianto di trattamento dei rifiuti di Milano sono stati orribilmente straziati e che secondo gli stessi colleghi delle vittime si è trattato di una «tragedia annunciata», considerate le condizioni in cui erano costretti a lavorare, vale a dire in una situazione in cui l'imperativo era fare funzionare l'impianto anche a discapito della sicurezza e delle condizioni igieniche per i lavoratori;
l’impianto per il trattamento dei rifiuti in questione è stato affidato dall’Ufficio del Commissario per l’emergenza ambientale in Calabria alla Daneco, nonostante l’esistenza a Lamezia di un’azienda come la "LameziaMultiservizi", che ha dimostrato in questi anni come anche nell’ambito pubblico sia possibile ottenere risultati e standard di sviluppo notevoli. Va ricordato, inoltre, che una gestione unitaria dell’intero ciclo dei rifiuti avrebbe evitato la frammentazione prodottasi in questi anni e i seri problemi che stanno emergendo in questi giorni;
con ordinanza n. 2695 del 4 settembre 2003, emessa dall'Ufficio del Commissario regionale per l'emergenza rifiuti, è stato approvato un progetto di adeguamento e potenziamento della Piattaforma integrata polifunzionale smaltimento rifiuti di Lamezia Terme, che comporterà il raggiungimento di una capacità di trattamento di circa 120.000 tonnellate annue a fronte delle 80.000 circa iniziali. Si è scelto, dunque, in contrasto con lo stesso decreto legislativo n. 22 del 1997 (cosiddetto “decreto Ronchi”), che accoglieva i principi fissati dalle direttive CEE e che privilegiava la raccolta differenziata e il riutilizzo dei rifiuti, una politica centrata sugli impianti di smaltimento;
in contrasto con lo stesso “decreto Ronchi”, che assume come principio l’autosufficienza dello smaltimento dei rifiuti urbani in “ambiti territoriali ottimali”, si è scelto di conferire nell’impianto di Lamezia Terme i rifiuti provenienti dall’ambito ottimale di Vibo Valentia, che nulla ha a che vedere con l’ambito ottimale di cui fa parte Lamezia Terme;
lo stesso Ministro dell'ambiente, il 5 febbraio 2004, rispondendo all’interrogazione 4-04953 dell’interrogante, sulla base di quanto comunicatogli dall’Ufficio del Commissario delegato per l’emergenza ambientale della Regione Calabria, assicurava che il CDR (combustibile da rifiuti) prodotto dalla Daneco sarebbe stato utilizzato presso impianti autorizzati, visto che il termovalorizzatore di Gioia Tauro non è ancora in funzione, mentre è certo che nel corso del 2003 sono stati smaltiti presso la discarica consortile di Lamezia Terme 3.015 tonnellate di CDR e sembra che ancora oggi buona parte del CDR venga smaltito presso quella discarica;
nella stessa risposta, in merito alla raccolta differenziata di rifiuti, si rispondeva che “l’Ufficio del Commissario Delegato ha attivato la stessa prevedendo di raggiungere l’obiettivo minimo del 35% di rifiuto prodotto ed ha costituito, a tal fine, quindici società miste pubblico-private per la raccolta nei sottoambiti di riferimento, dotando le stesse delle attrezzature e dei mezzi necessari e finanziando la realizzazione di isole ecologiche con un investimento complessivo di lire 67.000.000.000 circa e di lire 3.000.000.000 circa per attività di informazione e divulgazione in tema di recupero rifiuti. La percentuale della raccolta differenziata ha valori diversi nei vari sottoambiti anche in rapporto alle diverse date di attivazione del servizio da parte delle società miste. Nella Regione, attualmente, la raccolta differenziata raggiunge il 10% (...)”;
la suddetta affermazione contrasta con quanto scritto dallo stesso Commissario delegato per l’emergenza ambientale, dott. Chiaravalloti, nell’introduzione al dossier “Cinque anni di emergenza rifiuti in Calabria”, edito dalla rivista sull’ambiente e territorio “Gazzetta Ambientale” (supplemento al n. 5-6 del 2002). In quella introduzione, infatti, il dott. Chiaravalloti affermava: “Non meno importante è stato lo sforzo nel settore della raccolta differenziata dove sono concentrati i principali stanziamenti pubblici e dove si è passati, nel giro di pochi anni, dallo 0,5% di raccolta differenziata a quasi il 15% conseguito su scala regionale nel mese di dicembre 2002”;
le evidenti contraddizioni sulla percentuale di raccolta differenziata effettivamente raggiunta nella Regione Calabria avvalorano i numerosi dubbi espressi da più parti sul reale dato di raccolta differenziata realmente raggiunto in quella regione. Molte associazioni ambientaliste ritengono che il dato reale non superi il 7-8% di raccolta differenziata,
l’interrogante chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
quali siano le cause del mancato pagamento degli stipendi ai lavoratori della Daneco e quali le motivazioni per cui la Daneco è debitrice di ben due milioni di euro nei confronti della "LameziaMultiservizi";
a quanto ammonti la quantità di CDR prodotto dall’impianto di Lamezia Terme, dall’inizio della sua attività, e la sua reale destinazione;
se sia intenzione del Ministro verificare la reale percentuale di raccolta differenziata raggiunta in Calabria;
a quanto ammonti la percentuale di raccolta differenziata raggiunta da ognuna delle quindici società miste pubblico-private per la raccolta nei sottoambiti di riferimento.