Pubblicato il 4 settembre 2020, nella seduta n. 254
DE BERTOLDI - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico. -
Premesso che:
la vicenda legata ad alcuni parlamentari in carica, che hanno percepito l'indennità pari a 600 euro, riconosciuta in favore di alcune categorie di lavoratori possessori di partita IVA (a determinate condizioni) come previsto dal decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (cosiddetto decreto Cura Italia), (articoli da 27 a 31 e 38), a causa dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, ribadisce, ad avviso dell'interrogante, oltre ad un evidente ed immorale comportamento (sebbene legittimo) un palese e grave errore normativo, in considerazione che le disposizioni previste hanno stabilito dei limiti di reddito per il percepimento del bonus da 600 euro, soltanto per le libere professioni ordinistiche (discriminate, a giudizio dell'interrogante dal Governo) e non per tutte le partite IVA beneficiarie, come invece, a giudizio dell'interrogante, sarebbe stato invece corretto;
al riguardo, risulta conseguentemente urgente e necessario, secondo l'interrogante, conoscere il numero esatto di coloro che hanno beneficiato del bonus, avendo un reddito superiore ai limiti già imposti ai citati professionisti iscritti in ordini, in relazione all'evidente possibilità che i percettori possano essere in realtà, centinaia di migliaia e non invece soltanto cinque parlamentari risultati alle cronache di stampa nazionale (fatto che consente al partito del Movimento 5 stelle di esercitare un evidente "populismo", quando, a giudizio dell'interrogante, risulta essere il primo responsabile di tale increscioso comportamento);
in tale quadro, emergono inoltre secondo l'interrogante, evidenti profili di ragionevolezza, in relazione all'avvio di procedure in giudizio, da parte dei contribuenti danneggiati, nel far valere i propri diritti, attraverso un'azione di classe (cosiddetta class action) come stabilito dall'articolo 140-bis del Codice del Consumo, in considerazione che le modalità legislative introdotte dal Governo e approvate dalla maggioranza, così ambigue e distorte, potrebbero costituire eventuali azioni di risarcimento per la gestione del lockdown, anche a causa della mancata previsione di un limite di reddito nell'assegnazione dell'indennità di 600 euro, che ha depauperato le casse statali, magari a beneficio di alcuni cittadini benestanti,
si chiede di sapere;
quali sia il numero effettivo di coloro che hanno beneficiato dell'indennità pari a 600 euro, prevista dal decreto-legge Cura Italia, avendo un reddito superiore ai limiti già imposti ai professionisti ordinistici, citati in premessa;
se i Ministri in indirizzo, nell'ambito delle rispettive competenze, siano in possesso di altre informazioni, in merito alla vicenda legata ai percettori del bonus richiamato, che ha escluso immotivatamente dal beneficio, i liberi professionisti iscritti agli ordini professionali, categoria che sta affrontando, dall'inizio dell'emergenza sanitaria diffusa nel Paese, gravissimi problemi economici e finanziari e, in caso affermativo, se non ritengano di rendere pubbliche tali informazioni;
se infine, in considerazione della gravissima situazione normativa, legata alle disposizioni previste dal citato decreto-legge, relative all'indennità dei 600 euro (limitata soltanto ad alcune categorie di lavoratori) che sta causando evidenti distorsioni e ambiguità nell'effettiva applicazione di tali regole, il Governo non ritenga urgente e necessario, rivedere profondamente l'intero impianto normativo, al fine di rendere più chiare e semplici le disposizioni, estendendo al contempo, a tutti i titolari di partita IVA, il beneficio previsto, rendendo pertanto più equilibrata la finalità normativa citata in premessa.