Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 2-00599
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Atto n. 2-00599
Pubblicato il 28 luglio 2004
Seduta n. 649
FLAMMIA. - Ai Ministri delle attività produttive e dell'ambiente e per la tutela del territorio. -
Premesso che:
l'inquinamento del fiume Sarno, in Campania, ha raggiunto limiti assolutamente insopportabili, tanto da essere classificato come il fiume più inquinato d'Europa;
l'inquinamento del fiume deriva sia da scarichi industriali che civili;
sulle cause di inquinamento del fiume opera una commissione di inchiesta del Senato, dopo che nella passata legislatura ha operato una Commissione parlamentare di indagine;
per il superamento dell'emergenza socio-economico-ambientale del bacino idrico del fiume Sarno opera un Commissario, nella persona del generale Jucci;
vista l'ordinanza n. 166 del 20 luglio 2004, con la quale il Commissario ha vietato il conferimento dei reflui liquidi (acqua da spruzzo) delle aziende conciarie all'impianto Codiso di Solfora, per mancanza di specifiche autorizzazioni più che per cattivo funzionamento dell'impianto, come hanno sostanzialmente riconosciuto lo stesso Commissario ed il dirigente ARPAC di Avellino, ing. Barbato;
considerato che:
la classificazione delle acque da spruzzo come rifiuto speciale pericoloso sembra sia avvenuta più sulla base di interpretazione dell'attuale normativa in materia che sull'analisi circostanziata della composizione chimica dei rifiuti dell'intero comparto produttivo, come lasciano intendere interviste e dichiarazioni pubbliche dello stesso dirigente dell'ARPAC;
lo stesso Commissario delegato dall'ottobre 2003 fino al 20 luglio 2004 ha consentito il conferimento di tali liquidi nell'impianto del Codiso, e che "dal dicembre 2003 i dati analitici", come ha detto in un'intervista giornalistica il dirigente dell'ARPAC, "ci dicono che i reflui depurati rientrano nei limiti previsti dalle norme vigenti";
negli altri due poli conciari nazionali (Santa Croce ed Arzignano) i suddetti reflui liquidi vengono regolarmente conferiti negli impianti di depurazione;
l'impianto del Codiso non è riuscito ad ottenere nemmeno le autorizzazioni a ricevere le acque di tipo civile, mentre gli impianti gestiti dall'ASI di Avellino, con caratteristiche diverse da quello di Solfora, che è specifico per attività industriali, sono stati autorizzati a ricevere varie tipologie di rifiuti ed a scaricarli direttamente in fiume;
per effetto della segregazione delle acque da spruzzo, che è stata ripristinata con l'ordinanza n. 166 del Commissario, la gestione di questi liquidi difficilmente potrà essere controllata nella stessa misura e con la stessa solerzia con la quale veniva controllata, attraverso continui monitoraggi nel depuratore del Codiso e di Mercato S. Severino, essendo andata nelle mani di ditte private;
a seguito delle operazioni in corso c'è il rischio reale che al Codiso venga tolto il requisito di soggetto preesistente all'entrata in vigore della cosiddetta “legge Galli” e quindi la possibilità di continuare a gestire la depurazione, anche all'interno dell'ATO, una volta definita l'appartenenza di zona;
valutando non sufficientemente chiare e lineari tutte le operazioni in corso, dalla nascita della convenzione tra i Comuni di Solfora e Mercato S. Severino per la gestione del sistema depurativo, al sistema di controlli effettuati, alle mancate autorizzazioni, ai mancati interventi strutturali richiesti per il risanamento completo delle strutture impiantistiche, alla mancata attivazione dell'essiccatore, al rallentamento, negli ultimi tempi, dello smaltimento dei fanghi, alla deficienza di risorse assegnate alla Convenzione per la gestione dei rifiuti e per la manutenzione degli impianti, al processo per Commissariamento della Convenzione, ecc.,
si chiede di sapere:
a chi e con quali procedure si intenda affidare la gestione della depurazione finora in capo alla Convenzione tra Solfora e Mercato S. Severino;
quali atti pubblici si intenda promuovere per bloccare e dichiarare destituite di ogni fondamento le innumerevoli illazioni, con grave danno per la credibilità delle istituzioni, che danno per scontato l'affidamento del servizio: all'ASI di Avellino, che già gestisce diversi impianti di depurazione nell'area irpina e che avrebbe ottenuto all'uopo la mega autorizzazione dei codici dei rifiuti per i propri impianti; all'ATO3 e quindi alla GORI spa, che non avendo una struttura propria per la gestione potrebbe ricorrere all'ASI come gestore; all'impresa Della Morte che, facendo parte del consorzio delle imprese che hanno gestito il depuratore di Mercato S. Severino, avrebbe titolo a gestire gli impianti;
quali risposte chiarificatrici si intenda dare, sempre per il bene delle istituzioni, a tutta una serie di altre voci, relative a rapporti tra personaggi privati, operanti in alcune di queste strutture e società, e rappresentanti istituzionali;
quali garanzie di soluzione definitiva del problema si intenda dare alle aziende del polo conciario, che costituiscono la realtà industriale più significativa dell'Irpinia, e alla salvaguardia dell'ambiente della zona e della salute delle popolazione del posto;
se e quali provvedimenti, anche di natura finanziaria e straordinaria, si intenda adottare sia per operare gli interventi di ristrutturazione dell'impianto di depurazione sia per rispondere alle gravi esigenze determinate dagli scarichi civili, che non sono meno determinanti degli scarichi industriali, per l'inquinamento del Sarno.