Atto n. 4-03542

Pubblicato il 27 maggio 2020, nella seduta n. 222

PAVANELLI , TRENTACOSTE , ORTIS , DONNO , GIANNUZZI , PRESUTTO , FERRARA - Al Ministro della salute. -

Premesso che:

in data 18 marzo 2020 la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei ha autorizzato l'acquisto di un primo lotto di 4.000 test rapidi dalla VIM G. Ottaviani SpA, con sede a Città di Castello, esclusivista per la commercializzazione del test rapido sierologico "pungidito" per la rilevazione degli anticorpi IgG e IgM da COVID-19, prodotti dalla Screen Italia Srl, con sede a Torgiano (Perugia), codice REF INCP-402S, al prezzo di 32,94 euro cadauno (27 euro più IVA) per una spesa totale di 131.760 euro;

il 19 marzo, è stata redatta una relazione da parte della struttura complessa di microbiologia dell'azienda ospedaliera di Perugia, avente ad oggetto "emergenza COVID-19: strategia di utilizzo test rapidi sierologici e molecolari e fabbisogno previsto per la Regione Umbria", in cui si sosteneva che sugli unici due test rapidi REF INCP-402S provati su pazienti già accertati positivi da 10 giorni al COVID-19 mediante tampone, in un caso si otteneva un falso negativo, ovvero il test non rilevava la presenza dell'infezione;

il 20 marzo, sulla base della stima di fabbisogno indicata nella relazione, la fornitura iniziale veniva ampliata con la richiesta di 15.000 test rapidi concordando con la VIM SpA il prezzo di 19,52 euro (16 euro più IVA) al pezzo per un importo totale di 292.800 euro come da determinazione dirigenziale n. 2663 del 25 marzo 2020;

nel foglietto illustrativo del test REF INCP-402S al paragrafo "sensibilità e specificità" è riportato che il calcolo degli anticorpi della sensibilità relativa, specificità relativa e precisione è stato ricavato da un totale di 70 campioni;

come riportato nell'inchiesta giornalistica pubblicata da "il fatto Quotidiano", a seconda delle tipologie, ognuno di questi test sierologici è costato alle Regioni tra i 4 e i 12 euro più IVA, i test rapidi fino a 9 euro più IVA, mentre il giornalista Marco Lillo ha acquistato in Belgio una scatola di 40 test rapidi pungidito per un totale di 190 euro più IVA quindi per un costo unitario di 5 euro più IVA (6,10 euro) ciascuno, perciò rispetto ai prezzi medi di mercato indicati la Regione Umbria ha acquistato i test rapidi (a 19,52 euro l'uno) pagando un prezzo dal 33 al 77 per cento più alto rispetto a prodotti di pari caratteristiche comprati da altre Regioni;

il 10 aprile, a seguito di un focolaio COVID-19, il comune di Giove (Terni) è stato dichiarato zona rossa e, nei giorni successivi, sono stati effettuati 909 test sierologici di cui 73 risultavano positivi, in base alla presenza degli anticorpi IgG e IgM, rendendo necessaria la verifica con il tampone molecolare che, dei 73 sottoposti al controllo, ne ha confermati 13;

la circolare del 3 aprile 2020 del Ministero della salute ha precisato che i test diagnostici basati sui referti sierologici non possono essere considerati attendibili per determinare la diagnosi di positività all'infezione da coronavirus;

considerato che, secondo quanto dichiarato in data 3 aprile 2020 all'agenzia stampa "Adnkronos" dal dottor Pierangelo Clerici, presidente dell'Associazione microbiologi clinici italiani e direttore dell'unità operativa di microbiologia della Asst Ovest Milanese, i cosiddetti test rapidi "pungidito" possono dare un esito dal 20 al 60 per cento di falsi negativi, ossia il test non rileva la presenza dell'infezione,

si chiede di sapere quali azioni di competenza intenda intraprendere il Ministro in indirizzo affinché sia esaminata la correttezza delle procedure seguite dall'amministrazione regionale dell'Umbria in merito all'acquisto di 15.000 test sierologici rapidi codice REF INCP-402S ed al prezzo pagato per ciascuno, e affinché sia fatta ogni ulteriore verifica che si ritenga necessaria a tutela della salute pubblica.