Pubblicato il 5 febbraio 2020, nella seduta n. 187
RUSPANDINI - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. -
Premesso che:
nel luglio 2019, nelle primissime ore della giornata, il centro storico della città di Casoria, Comune di circa 80.000 abitanti a nord di Napoli, è stato scosso da un profondo smottamento della sede stradale;
la voragine, larga 8 metri e profonda 12, è stata preceduta da un forte boato e da un intenso odore di gas, e ha inghiottito un compattatore di rifiuti dell'azienda di igiene urbana "Casoria-Ambiente"; solo il caso ha evitato un esito tragico per il conducente del mezzo: il veicolo infatti è precipitato con la parte posteriore e non con la cabina di guida;
a seguito dell'evento franoso, circa 50 famiglie, residenti in palazzi adiacenti all'area interessata, sono state evacuate in via precauzionale;
a fronte di un forte risalto che la vicenda ha avuto sui principali organi di stampa, locali e nazionali, il sindaco della città, Raffaele Bene, ha affermato che nulla "poteva far pensare a quello che poi è successo, nei giorni scorsi non ci è pervenuta alcuna segnalazione da parte dei cittadini", come si legge su un articolo de "Il Messaggero";
la dichiarazione del sindaco, tuttavia, stride con la realtà; da tempo, infatti, è stata riconosciuta la particolare conformazione geomorfologica del sottosuolo, caratterizzato da profonde cavità (circa 300 censite al 2002), causate dagli innumerevoli scavi effettuati nel tempo per ricavare materiale utile in edilizia: tuttavia, non è mai stato fatto uno studio approfondito, attraverso indagini geofisiche, per conoscere la reale natura di tali cavità;
tale situazione, peraltro, era stata descritta in una relazione geologica, a firma del dottor Giovanni De Falco, nel luglio 2013, redatta per il piano urbanistico del Comune di Casoria, e reperibile facilmente in rete;
si affermava, tra l'altro, che "malgrado il censimento effettuato negli anni 1986 e 1987 ed il relativo aggiornamento effettuato dall'Amministrazione Provinciale di Napoli, a tutt'oggi manca una banca dati razionale delle cavità; esse nel corso del tempo sono state rilevate solo in parte e in molti casi solo riempite allorquando venivano rinvenute o nel corso dell'attività edilizia connessa allo sviluppo urbanistico della città o in occasione di sprofondamenti e dissesti"; inoltre, "fenomeni di dissesto possono evolvere sino al crollo quando si determinano più concause contemporaneamente. Tra i fenomeni scatenanti possono essere considerate le infiltrazioni d'acqua, le pareti dei pozzi non rivestite, la scarsa litificazione del tufo, le fratture del tufo in volta e la presenza di tane di lapillo nel materiale sciolto sovrastante il banco di tufo laddove è localizzata la cavità"; soprattutto, "il mancato censimento e rilevamento delle cavità, il riempimento delle cavità talvolta non eseguito a regola d'arte, la dissennata eliminazione in superficie dei manufatti e morfologie riconducibili alla presenza di cavità stesse (discenderie, occhi di monte, piscine, pozzi isolati, ecc.), la perdita della memoria storica e l'assenza di iniziative pubbliche volte allo studio puntuale del problema hanno determinato una situazione di obbiettivo impedimento al necessario risanamento del sottosuolo cavato nonché hanno di fatto aggravato le condizioni di potenziale instabilità del territorio. La predetta situazione impone la necessità e l'urgenza" di approfondire la conoscenza delle cavità per programmare il risanamento del sottosuolo;
considerato che:
oltre al centro storico della città, anche altre zone del territorio comunale sono interessate da criticità geologiche e morfologiche, come la frazione di Arpino di Casoria, dove la falda freatica del fiume tombato Lufrano sta risalendo, causando notevoli disagi e allagamenti;
sebbene la situazione complessiva fosse ufficialmente nota dal 2013 grazie alla citata relazione, nulla è stato fatto in tutti questi anni: non è stato predisposto alcun piano strategico di prevenzione e manutenzione, non è stato previsto alcun adeguato intervento né, a quanto risulta all'interrogante, sono stati attivati tavoli tecnici istituzionali;
la situazione emergenziale richiederebbe, invece, un'attenzione particolare, attraverso una costante attività di monitoraggio, prevenzione e tutela,
si chiede di sapere quali iniziative di competenza il Ministro in indirizzo intenda attivare al fine di fronteggiare le criticità evidenziate e, in ogni caso, un problema che, estremamente diffuso sul territorio nazionale, determina talvolta effetti catastrofici.