Pubblicato il 5 febbraio 2020, nella seduta n. 187
FARAONE , BONIFAZI , COMINCINI , CONZATTI , CUCCA , GARAVINI , GINETTI , GRIMANI , MAGORNO , MARINO , NENCINI , PARENTE , RENZI , SBROLLINI , SUDANO , VONO - Al Presidente del Consiglio dei ministri. -
Premesso che:
il reddito di cittadinanza, conosciuto anche con la sigla RdC, è il sostegno economico riconosciuto dal mese di aprile 2019 ai nuclei familiari con ISEE inferiore a 9.360 euro e che soddisfano altri requisiti legati a reddito e patrimonio, che consiste in un'integrazione al reddito familiare erogata mensilmente su una carta elettronica di Poste italiane;
per mantenere il diritto al reddito di cittadinanza è necessario siglare un "patto" con il centro per l'impiego che, a seconda della condizione dell'interessato, può essere "per il lavoro", "per l'inclusione sociale" o "per la formazione"; tale patto da gennaio 2020 prevede il coinvolgimento delle amministrazioni locali, tramite il coinvolgimento obbligatorio nei cosiddetti Puc, ovvero i progetti di pubblica utilità;
considerato che:
il reddito di cittadinanza distribuisce denaro in 891.000 casi appunto come reddito (assegno medio 522 euro) e in 124.000 casi in forma di "pensione di cittadinanza" (219 euro);
tale misura inizialmente di sostegno risulta efficace solo se nel medio-lungo periodo riesce a innescare una dinamica virtuosa, cioè se quella platea di beneficiari inizia a diminuire, come risultato delle politiche attive del lavoro connesse all'erogazione del contributo;
l'applicazione concreta ha mostrato le difficoltà di attuazione del provvedimento, dovute alla circostanza per la quale per la gran parte le persone prese in carico dai centri per l'impiego sono da anni disoccupate o con livelli di professionalità basse, chi è in regola con i requisiti e ha legittimamente ottenuto il sussidio mensile non riesce ad accedere al mondo del lavoro perché spesso non ha una specializzazione, non ha un'adeguata formazione garantita ed efficace, e non è impiegabile in breve tempo;
gli ultimi dati disponibili di fonte Inps indicano che i nuclei destinatari del reddito di cittadinanza sono pari a 915.600, con 2.370.938 persone coinvolte. Altri 125.862 nuclei comprendono i percettori della pensione di cittadinanza, con 142.987 persone interessate;
a fronte dei 915.600 nuclei richiedenti il sussidio e dei circa 2,4 milioni di persone che rientrano in quelle famiglie, sono state individuate (a dicembre 2019) circa 791.000 persone che possono essere avviate al lavoro, stimabili in poco meno di 815.000 a gennaio. Questo numero rappresenta il bacino potenziale di soggetti (direttamente richiedenti o comunque beneficiari del reddito nell'ambito del nucleo interessato) che risultano occupabili;
nel complesso, risulta che il 70 per cento dei beneficiari del reddito non è ancora arrivato a stipulare il patto di servizio, che è il momento a partire dal quale si dovrebbe cominciare ad attivare tutte le misure per favorire l'accesso al lavoro;
al 18 dicembre risulta dall'Anpal che tra i beneficiari del sussidio solo 28.700 persone risultavano aver trovato un'occupazione; si stima che a gennaio si sia arrivati a circa 30.000. Su una platea di 815.000 soggetti avviabili al lavoro, il dato, a giudizio degli interroganti impietoso, è di circa il 3,6 per cento per cento;
nel contempo, a dicembre 2019, l'occupazione è calata di 75.000 unità rispetto a novembre, attestandosi a 23,3 milioni. Sono scesi i posti di lavoro tra i dipendenti con contratto a tempo indeterminato (75.000 in meno) e tra gli autonomi (16.000 in meno) mentre sono aumentati i contratti a termine (circa 17.000 in più); in particolare, i lavoratori a tempo determinato, cioè i precari, hanno raggiunto il nuovo record di 3,1 milioni, con un incremento di 45.000 unità rispetto a dicembre 2018, mentre quelli autonomi scendono al minimo storico di 5,2 milioni (71.000 occupati in meno in un anno),
si chiede di sapere se il Presidente del Consiglio dei ministri non ritenga le misure adottate relativamente alle politiche del lavoro, in particolare attraverso il reddito di cittadinanza, non congrue allo scopo che si erano prefissate, e se non intenda attivarsi per destinare le somme attualmente utilizzate per il reddito di cittadinanza per incentivi alle assunzioni da parte delle imprese, quali l'ulteriore riduzione del cuneo fiscale, la stabilizzazione e il superamento del precariato, specialmente nei settori di maggiore impatto innovativo e con maggiore capacità di moltiplicazione e distribuzione di opportunità di lavoro.