Atto n. 4-02462

Pubblicato il 7 novembre 2019, nella seduta n. 164
Risposta pubblicata

NOCERINO , PESCO , DONNO , LANNUTTI , ANGRISANI , ORTIS , PISANI Giuseppe , CASTELLONE , ROMANO , AUDDINO , GUIDOLIN , CAMPAGNA , SANTANGELO , FENU , ABATE , GIANNUZZI - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. -

Premesso che:

in Cile, dopo l'annuncio di forti aumenti sulle tariffe della metropolitana, sono scoppiate proteste, inizialmente pacifiche, che sono sfociate successivamente in violenze e gravi atti di vandalismi;

i carabineros hanno risposto alle proteste con violente cariche e lanci di lacrimogeni. Si contano numerose vittime;

considerato che:

sui motivi della rivolta che sta attraversando il Cile e sulla brutale violenza del Governo, un artista cileno ha scritto: "In Cile si vive ancora sotto la costituzione creata durante la dittatura di Augusto Pinochet. E' in questo contesto che il governo ha annunciato l'aumento del biglietto dei mezzi pubblici di Santiago. Come risultato: il popolo ha detto basta ed è sceso in piazza" ("dinamopress" del 28 ottobre 2019);

il Cile è uno dei Paesi con le maggiori diseguaglianze sociali tra i 36 membri dell'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico);

il movimento di protesta che ha portato i cittadini del Cile in massa per le strade si è nel tempo allargato esponenzialmente e si è rafforzato andando oltre i confini nazionali, mentre venivano diffuse le notizie, le immagini, i video dei maltrattamenti, degli abusi di potere che militari e agenti di Polizia hanno compiuto sui manifestanti;

inoltre un milione di persone si è riversato come un fiume in piena nel centro della capitale, Santiago del Cile, nella manifestazione più grande da quando la protesta è cominciata, per rivendicare giustizia sociale, servizi di base pubblici efficienti, in uno dei Paesi del pianeta in cui il divario tra ricchi e poveri è più profondo;

lo stato di emergenza imposto il 19 ottobre 2019, con la massiccia militarizzazione delle strade, e il coprifuoco dalle 22 alle 7 del mattino, per la prima volta da quando trent'anni fa in Cile è tornata la democrazia, è stato revocato dal Presidente Sebastián Piñera, il quale ha contestualmente annunciato un rimpasto di governo;

dopo l'imposizione dello stato di emergenza, l'organizzazione Amnesty International si è rivolta direttamente al Governo cileno con un appello: «Con una lettera aperta inviata al presidente Sebastián Piñera», si legge nel comunicato rilasciato da Amnesty, «abbiamo ricordato alle autorità del Cile i loro obblighi in materia di diritti umani e li abbiamo invitati ad ascoltare le richieste della popolazione e ad attuare misure concrete per darvi seguito»;

il Presidente cileno Sebastián Piñera, dopo averlo annunciato, ha sostituito otto membri del suo Governo nella speranza di fermare le proteste che in Cile vanno avanti dal 18 di ottobre scorso e che hanno già causato diversi feriti e 18 morti. Il rimpasto, il terzo negli ultimi 15 mesi, ha riguardato i Ministeri più importanti del Cile;

secondo l'organizzazione cilena dei diritti umani, dall'inizio degli scontri centinaia di persone sono state ferite e altre settemila arrestate. Alcune di queste hanno riferito di essere state torturate e l'opposizione incolpa il Governo di Piñera di aver violato la costituzione e i diritti umani;

i quotidiani argentini raccontano di gravi violazioni dei diritti umani: detenzioni arbitrarie, bambine e bambini minori di 16 anni nelle celle senza acqua o cibo o accesso per parlare con le loro famiglie, nudità forzata nelle detenzioni e altre forme più gravi di violenza sessuale, tortura, uso eccessivo della violenza, morti e sparizioni,

si chiede di sapere:

quali siano le valutazioni del Ministro in indirizzo sui fatti riportati;

quali iniziative intenda adottare per esprimere vicinanza al popolo cileno;

se non valuti vi sia un uso eccessivo della forza e se intenda fare propria la condanna di ogni violenza, repressione e violazione dei diritti umani;

se ritenga di informare il Parlamento sulla situazione dei connazionali attualmente presenti in Cile per ragioni di studio, lavoro o per turismo e, comunque, di attivarsi affinché sia tutelata la loro sicurezza.