Pubblicato il 8 ottobre 2019, nella seduta n. 152
LEONE , FLORIDIA , LANNUTTI , PAVANELLI , VANIN , ROMANO , PISANI Giuseppe , GIANNUZZI , PRESUTTO , CAMPAGNA , ANGRISANI , D'ANGELO , ACCOTO , NOCERINO , DONNO - Ai Ministri della giustizia e della salute. -
Premesso che dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;
considerato che:
al 31 luglio 2019 i detenuti presenti negli istituti penitenziari erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello era ridotto nel suo organico;
dall'inizio dell'anno nelle carceri ci sono stati 29 suicidi;
rilevato che al 17 agosto 2019 nella casa circondariale "Petrusa" di Agrigento i detenuti presenti erano 345, di cui 315 uomini e 30 donne, ristretti nei 283 posti regolamentari, di cui 3 non disponibili; i detenuti stranieri erano circa 80; i detenuti comuni erano 210, i detenuti in alta sicurezza erano 145; i detenuti con condanna definitiva erano 169; i detenuti in attesa di giudizio erano: 99 imputati, 48 appellanti, 29 ricorrenti; gli agenti di Polizia penitenziaria effettivamente in servizio erano 218 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 236, assegnati 206 e gli educatori in servizio erano 4; manca la figura del mediatore culturale;
considerato inoltre che:
il carcere presenta gravi carenze sia relativamente alle condizioni strutturali e degli impianti sia alle risorse umane. Già nel 2017, la riduzione irrazionale delle unità della pianta organica ha determinato una gestione del lavoro molto critica, per cui, anche quando è al completo, il personale risulta inadeguato. Inoltre il numero degli agenti previsto dalla pianta organica, in sé insufficiente, non si raggiunge mai. I nuovi inserimenti che fanno seguito ai frequenti concorsi non arrivano mai a compensare le uscite per pensionamento;
il Petrusa è un carcere difficile, popoloso e sovraffollato, in cui coesistono circuiti di sicurezza diversificati, italiani e stranieri, malati psichiatrici, tossicodipendenti, anziani e giovani adulti, non esistono impianti di riscaldamento, né antincendio. I luoghi sono logori e fatiscenti e i lavori di ristrutturazione non sono mai stati idonei a rispondere alle tante, drammatiche esigenze; le docce sono coperte di muffa e di muschi. Le tubature appaiono rugginose e consunte;
tutti i reclusi lamentano gravi difficoltà di comunicazione con l'esterno. Dicono di non riuscire a inoltrare le istanze e i tempi di trasmissione di raccomandate e telegrammi o di ricezione dei vaglia superano i 15 giorni; riferiscono di non aver fatto alcun colloquio al primo ingresso e di non avere mai visto un educatore, uno psicologo, un magistrato di sorveglianza, inoltre non è prevista una figura di aiuto per chi non è in grado di predisporre un'istanza. Le "domandine" vengono spesso smarrite e, comunque, rimangono per tempi indefiniti senza risposta alcuna;
vige il regime della custodia chiusa: i detenuti dispongono di 4 ore d'aria nei cortili più 2 ore da trascorrere nella saletta della socialità; solo il piano terra della sezione femminile è a custodia aperta; applicazione arbitraria della chiusura del blindo durante il giorno, senza motivazioni o possibilità di contestazione, una misura che risulta particolarmente sgradevole con il caldo estivo;
le celle sono anguste e sporche. I muri cadenti, i bagni tarlati da muffe e infiltrazioni, i passeggi individuali piccolissimi e grigliati. Non è possibile svolgere attività fisica e, a parte la scuola, non sono previste attività di svago, le celle sono piccole. Gli ambienti promiscui. Il lavandino del bagno serve a tutte le esigenze della vita quotidiana, dal lavare le stoviglie e la biancheria, alla cura dell'igiene personale. Non c'è un sevizio di lavanderia e anche le lenzuola devono essere lavate in cella. Non sono disponibili stendini. C'è sempre un secchio colmo in bagno perché l'acqua spesso va via all'improvviso e deve essere possibile tenere puliti i servizi;
l'accesso al lavoro per i detenuti, fornito dall'amministrazione penitenziaria, è assai ridotto. Di circa 53 persone in ogni sezione, solo 3 o 4 lavorano; si registra una seria carenza di attività trattamentali e di svago. Mancano la palestra, il campo da calcio nonché attività ludiche o creative. Gli orologi dei tre piani sono fermi;
altresì, due giudicabili hanno riferito di non essere in grado di difendersi adeguatamente in quanto il processo si celebra in Puglia e per loro non è possibile sostenere le spese per incontrare frequentemente il difensore;
non risultano funzionanti il riscaldamento, l'impianto antincedio, l'area verde per i colloqui dei detenuti con i familiari minorenni a causa della carenza di personale e i lavori di costruzione di un nuovo padiglione sono bloccati da molti anni,
si chiede di sapere:
quali misure i Ministri in indirizzo intendano assumere affinché sia assicurato il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;
quali provvedimenti di competenza intendano adottare per riportare la legalità presso la casa circondariale Petrusa di Agrigento e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono ogni giorno sottoposti i detenuti;
come intendano intervenire per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;
se siano a conoscenza di quanto esposto e se e in quale modo intendano sostenere un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, più in generale nelle carceri italiane e in particolare all'istituto penitenziario Petrusa;
quali iniziative intendano adottare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di molti casi psichiatrici;
se siano a conoscenza del fatto che il numero di detenuti lavoranti retribuiti è in diminuzione in tutta Italia a causa dell'aumento della paga oraria del detenuto lavorante a parità di stanziamento complessivo destinato al pagamento, e quali iniziative intendano promuovere per aumentare il numero dei detenuti lavoranti al fine del loro reinserimento;
quali siano le linee di indirizzo per l'edilizia penitenziaria e se intendano garantire la realizzazione di nuove strutture carcerarie per far fronte all'emergenza e, comunque, per quelle esistenti valutare interventi di manutenzione nel rispetto della legislazione vigente.