Pubblicato il 16 luglio 2019, nella seduta n. 133
GALLICCHIO , GRASSI , L'ABBATE , MININNO , DONNO , ANASTASI , ORTIS , LUCIDI , CORRADO , ANGRISANI , CASTALDI , D'ANGELO , ROMANO , PRESUTTO , LOMUTI , GARRUTI , ORTOLANI , PIRRO , PELLEGRINI Marco , ACCOTO , DELL'OLIO , CASTIELLO , GRANATO , GAUDIANO , LANNUTTI , PESCO , NATURALE - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e per la pubblica amministrazione. -
Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:
l'articolo pubblicato su "La Nuova del Sud" del 24 giugno 2019 denuncia una situazione allarmante all'interno dell'Arpab, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Basilicata, cui compete l'attività di vigilanza e controllo in materia ambientale;
secondo l'articolo, la gestione confusionaria e la carenza di personale, dovuta al pensionamento anticipato di alcuni dipendenti, ne starebbero compromettendo il corretto funzionamento, tanto da pregiudicare lo svolgimento dei controlli ordinari e straordinari da parte dell'ente;
l'articolo pubblicato sul giornale "Le Cronache lucane" dell'11 luglio 2019 aggiunge un tassello alla situazione descritta, denunciando la precaria situazione finanziaria dell'Agenzia, che è in attesa di ricevere dalla Regione Basilicata il finanziamento di 10 milioni e 491.000 euro, necessario ad assicurare il pagamento delle fatture per le obbligazioni già assunte sul Masterplan, ossia il progetto straordinario di potenziamento delle attività dell'Agenzia finanziato dalla stessa Regione;
nell'articolo si evidenzia come l'Arpab, con lettera del 2 luglio 2019, abbia formalmente messo in mora la Regione, precisando che, in assenza del pagamento entro 10 giorni dal ricevimento della richiesta, sussisterebbe il "rischio di causare all'Arpab danni non solo gestionali, ma anche di natura operativa per le ricadute sull'espletamento di monitoraggi e controlli";
i problemi organizzativi e gestionali dell'ente sono cosa nota e risalente nel tempo: nel 2018 "il Fatto Quotidiano", in un articolo del 26 febbraio, denunciava l'impiego su larga scala di lavoratori interinali da parte dell'Arpab e l'inquadramento del personale con diverse forme contrattuali: non solamente con il contratto collettivo previsto per il comparto della sanità pubblica, ma anche con contratti di natura privatistica, come il contratto collettivo chimici e di somministrazione di lavoro;
considerato che:
l'articolo 36, comma 1, del decreto legislativo n. 165 del 2001 prevede che, per le esigenze connesse con il proprio fabbisogno ordinario, le pubbliche amministrazioni assumono esclusivamente con contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato; il ricorso al lavoro flessibile (tempo determinato, somministrazione lavoro e lavoro accessorio) è previsto, a norma dello stesso articolo, esclusivamente per rispondere ad esigenze di carattere temporaneo o eccezionale;
in spregio a tale disposizione normativa, nel 2016 la Regione Basilicata ha indetto una gara del valore di 7,5 milioni di euro per la conclusione di un accordo quadro per l'affidamento triennale del servizio di somministrazione di lavoro temporaneo per l'Arpab, in forza del quale solo nel 2018 sono stati stipulati ben 66 contratti di somministrazione a fronte di 129 unità di personale assunto a tempo indeterminato;
al riguardo, l'art. 23, comma 1, del decreto legislativo n. 81 del 2015 prevede che "non possono essere assunti lavoratori a tempo determinato in misura superiore al 20 per cento del numero dei lavoratori a tempo indeterminato in forza al 1° gennaio dell'anno di assunzione", mentre nel caso dell'Arpab tale limite è stato ampiamente superato, raggiungendo la soglia del 50 per cento;
a parere degli interroganti il ricorso al lavoro interinale non solo è avvenuto in violazione delle citate disposizioni normative, ma ha determinato altresì uno spreco di denaro pubblico, in quanto i costi per l'utilizzo di lavoratori somministrati sono superiori a quelli per l'assunzione diretta, dal momento che si deve sommare a questi anche il compenso dell'agenzia interinale, pari a 622.000 euro oltre Iva, e un prevedibile abbassamento del livello di professionalità dei suoi addetti;
sul punto, il citato articolo de "il Fatto Quotidiano" denunciava non solo una scarsa trasparenza in merito alle modalità di selezione del personale assunto con tale procedura (in quanto la graduatoria dei partecipanti non veniva resa conoscibile neanche ai diretti interessati e un vasto numero di candidati veniva escluso, nonostante fosse in possesso dei requisiti richiesti) ma soprattutto il fatto che l'Arpab stessa avesse modificato i requisiti minimi previsti per le varie figure professionali, abbassandoli rispetto a quanto stabilito inizialmente: infatti l'accordo quadro definito dalla stazione appaltante e fatto proprio dall'Arpab prevedeva per le varie posizioni la laurea magistrale o specialistica e l'iscrizione all'albo, mentre, in sede di accordo attuativo, si è previsto come requisito la sola laurea triennale;
tale circostanza assume particolare rilievo alla luce delle accuse rivolte negli anni all'Arpab, relative ai mancati controlli e ai tentativi di coprire veri e propri disastri ambientali. La Basilicata è una regione ad alto tasso di rischio ambientale per via dell'estrazione di idrocarburi da parte di multinazionali, quali Total ed Eni, per i problemi relativi al bacino del Pertusillo e per l'impianto di ritrattamento del combustibile nucleare di Rotondella, oltre che di svariate aree da bonificare, ragion per cui non si giustifica in alcun modo l'utilizzo di lavoratori precari e dotati di qualifiche minime;
si evidenzia peraltro come i lavoratori in regime di somministrazione di lavoro non potrebbero neppure essere utilizzati per le attività di ispezione e controllo, fondamentali per l'operato dell'ente, come chiarito anche dalla delibera n. 308 del 12 ottobre 2018 emanata dalla stessa Arpab,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative, per quanto di loro competenza, intendano assumere al fine di porre rimedio alle carenze organizzative denunciate e ripristinare la piena operatività dell'Arpab, nonché il corretto svolgimento delle funzioni di controllo ad essa demandate.