Atto n. 3-00503

Pubblicato il 17 gennaio 2019, nella seduta n. 80
Svolto nella seduta n. 161 dell'Assemblea (31/10/2019)

L'ABBATE , MORONESE , LA MURA , NUGNES , ORTOLANI , QUARTO , DONNO , GALLICCHIO , CORRADO , VANIN , LANNUTTI , TRENTACOSTE , COLTORTI , CORBETTA , DI GIROLAMO , DRAGO , FENU , LEONE , MININNO , PIARULLI , SANTILLO , TURCO , URRARO , AIMI , RICCIARDI , GUIDOLIN , NATURALE , GRANATO - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. -

Premesso che secondo quanto risulta agli interroganti:

la discarica sita in Contrada Martucci, in agro di Conversano (Bari), nella zona denominata un tempo "Conca d'Oro" per la fertilità delle terre, è sorta nel 1982, originariamente in assenza di idonei titoli concessori. Tale discarica e i successivi ampliamenti sono stati oggetto di indagini da parte dell'autorità giudiziaria; già nel settembre 1995 l'ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) riscontra che la discarica di contrada Martucci rileva un elevato livello di inquinamento (Lega Ambiente Mola, "Chiudere la discarica", 18 giugno 2010);

a parere degli interroganti sarebbe improcrastinabile un intervento a tutela dell'ambiente, a causa della presenza di carenze costruttive nei lotti della discarica, come evidenziato dalle dichiarazioni rilasciate in più sedi da Domenico Lestingi (ex dipendente della Lombardi Ecologia);

da suddette dichiarazioni risulta che: il I lotto (di 7 ettari) contiene rifiuti pericolosi e non ha nessuna protezione, né sul fondo e né sui fianchi. La copertura in argilla presente a chiusura del lotto è stata rimossa nel 2006 per utilizzarla nella costruzione delle vasche A e B; nella chiusura del I lotto non è stato messo il telo di protezione e isolamento; il III lotto rivela la presenza, sotto il telo posto a copertura, di biogas e mancano le recinzioni; assente l'impianto antincendio in un'area a fortissimo rischio di combustione per la presenza di erbacce secche su tutto il territorio della discarica e circostante;

considerato inoltre che, risulta agli interroganti:

il I e III lotto di discarica della "Lombardi Ecologia S.r.l." sono stati realizzati in cave abusive di terreno scavate negli anni '70. Per realizzare la discarica di servizio/soccorso, l'attività di estrazione del terreno è continuata anche negli anni successivi, tanto da portare alcune piccole cave a diventare un'unica depressione di diversi ettari. In tali circostanze un ampio tratto della strada comunale esterna Pozzovivo, in contrada Martucci, è stato completamente distrutto, come confermato dall'Ufficio tecnico del Comune di Conversano il 10 luglio 1982;

per le irregolarità riscontrate, il I lotto della discarica dal 18 aprile 2013 viene posto sotto sequestro dal giudice per le indagini preliminari (Gip) presso il Tribunale della Procura della Repubblica di Bari, che ipotizza il reato di disastro ambientale, così come il III lotto della discarica della "Lombardi Ecologia S.r.l." di circa 10 ettari;

il II lotto della discarica, diventato poi la discarica di servizio/soccorso (anch'essa sequestrata) annessa all'impianto complesso per il trattamento dei rifiuti dell'ex ATO Bari 5, comprende 12 celle per la biostabilizzazione dei rifiuti e un impianto per la produzione di CDR (combustibile derivato dai rifiuti);

l'ex cava abusiva in contrada San Vincenzo, in cui era stato autorizzato lo stoccaggio momentaneo di rifiuti, diventa un sito dove la "Lombardi Ecologia S.r.l." continua a scaricare i rifiuti in via definitiva e a ricoprirli di terreno;

alcuni campi circostanti (soprattutto vigneti) vengono coltivati su rifiuti smaltiti illegalmente e tre pozzi, a valle idraulica del primo lotto della discarica, sono inquinati da piombo, manganese e ferro (tutti sequestrati dalla Procura della Repubblica di Bari il 24 giugno 2013);

doline e inghiottitoi tipici dei territori carsici (come riportato dal libro di Pietro Santamaria, "L'ultimo chiuda la discarica", Levante editori, Bari, 2010) non sono stati mai considerati dallo studio d'impatto ambientale (SIA) e il provvedimento con cui il giudice per le indagini preliminari, Annachiara Mastrorilli, il 18 aprile 2013 ha disposto il sequestro delle discariche autorizzate riporta che "in occasione del sopralluogo eseguito il 31 gennaio 2013" la Procura di Bari ha riscontrato "la presenza di vore (...). Quanto riscontrato evidenzia la possibile presenza di rischio di contaminazione delle acque di falda a causa della diretta comunicazione del percolato di discarica attraverso i predetti punti di comunicazione (vore e doline)";

il decreto legislativo n. 36 del 2003 sancisce che le discariche non vanno ubicate "in corrispondenza di doline, inghiottitoi o altre forme di carsismo superficiale";

la valutazione di impatto ambientale per l'impianto complesso di trattamento dei rifiuti, con annessa discarica, si concluse con esito positivo "esclusivamente in considerazione del contesto determinatosi nella Regione Puglia in materia di smaltimento rifiuti e della conseguente e persistente emergenza e con lo scopo di completare il ciclo integrato di gestione dei rifiuti" (determinazione n. 506/2006 del dirigente del settore ecologia della Regione Puglia);

il processo per disastro ambientale, iniziato nel 2012 e che vede 11 indagati per numerosi reati connessi alla costruzione e gestione delle discariche presenti in contrada Martucci, si è concluso con l'assoluzione di tutti gli imputati "perché il fatto non costituisce reato" con sentenza emessa nell'udienza del 10 maggio 2018. Il giudice ha conseguentemente disposto il dissequestro delle vasche di raccolta rifiuti della vecchia discarica, rimettendo però "agli organismi di controllo e agli enti locali competenti le valutazioni sulla eventuale possibile ripresa o inizio di esercizio, utilizzazione, messa in sicurezza di tutto o in parte delle vasche della vecchia discarica e degli eventuali interventi da far effettuare sui pozzi di monitoraggio, sulla estrazione del percolato e sugli eventuali pericoli di esplosione derivanti dalla fuoriuscita di biogas" (Sentenza del Tribunale di Bari del 10 maggio 2018 - N. 1021/18 R.G. SENT.);

dalle motivazioni della sentenza si evince che pur ritenendo "che gli elementi acquisiti a sostegno della sussistenza del reato (...) siano insufficienti, non inequivoci, in parte contraddittori", il giudice ha con chiarezza affermato che l'assoluzione "non può e non deve attestare in alcun modo che le discariche di interesse siano state realizzate a regola d'arte, che gli impegni contrattuali (e imposti dalle normative di settore) relativi alle modalità realizzative e di gestione delle stesse siano stati rispettati e che quindi le attività di gestione delle stesse possano automaticamente e immediatamente riprendere, con l'abbancamento dei rifiuti". Il giudice ha, inoltre, segnalato nelle sue motivazioni che "i periti nella loro relazione hanno evidenziato significative criticità e la conseguente necessità di interventi strutturali e gestionali sul comparto di discarica che garantiscano in futuro la certezza che non vi possano essere quelle perdite di percolato che allo stato si sono presentate solo come possibili o occasionali e comunque non tali [ma solo per carenza della relativa prova] da aver provocato modifiche nella falda acquifera" (Sentenza del Tribunale di Bari del 10 maggio 2018 - N. 1021/18 R.G. SENT.),

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione descritta e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di ovviare alle criticità evidenziate, in particolare per quanto riguarda la messa in sicurezza dell'area e la bonifica del territorio interessato dall'attività di discarica.