Pubblicato il 15 gennaio 2019, nella seduta n. 79
LANNUTTI , PATUANELLI , BAGNAI , PESCO , MORRA , DI NICOLA , PELLEGRINI Marco , SILERI , FEDE , PUGLIA , MANTOVANI , LEONE , GIARRUSSO , URRARO , PARAGONE , PIRRO , ACCOTO , MOLLAME , DRAGO , L'ABBATE , LOMUTI , ENDRIZZI , BUCCARELLA , FENU , CAMPAGNA , TRENTACOSTE , EVANGELISTA , MONTANI , SAVIANE , LANZI - Al Presidente del Consiglio dei ministri. -
Premesso che:
nei giorni in cui si discuteva la «manovra del popolo», il "Corriere della Sera", il 1° novembre 2018, titolava in prima pagina su una procedura d'infrazione Ue contro l'Italia: "Deficit, pronta la procedura Ue"; il 4 novembre in un articolo a firma del corrispondente da Bruxelles, Ivo Caizzi, si dava notizia del fatto che i Paesi più influenti avevano incaricato il presidente dell'Eurogruppo Centeno di cercare un compromesso col Governo italiano sulla manovra; il 6 novembre, in uno spazio limitato, nonostante la rilevanza della notizia si riportava la conferma ufficiale dell'incarico a Centeno da parte dei 19 ministri finanziari dell'Eurogruppo, per il tentativo di dialogo sulla legge di bilancio italiana, che smentiva le anticipazioni sulla procedura contro l'Italia da parte della Commissione europea, data per certa nell'articolo del 1° novembre 2018; il 7 novembre, in una breve, si riportavano le decisioni dei 28 ministri finanziari Ecofin che con il presidente Loger, confermavano la trattativa e l'aspettativa di sviluppi positivi con l'Italia; sempre il 7 novembre, il "Corriere della Sera" pubblicava, con risalto ed ampio spazio, un retroscena a firma del vicedirettore Fubini, in cui si sosteneva che «non c'è stato nessun passo avanti verso un compromesso fra Commissione Ue e Italia, né alcun vero negoziato», reiterando l'ipotesi di dimissioni del ministro dell'Economia Giovanni Tria. Articolo che smentiva il pezzo della pagina precedente e degli altri due già usciti sulla trattativa in corso;
alcuni giornalisti nel trasmettere l'ansia da spread e primato dei mercati, banche e finanza sull'economia con uomini e donne trattati come merci residuali, hanno dato singolari interpretazioni sul 'trionfo del populismo', accusando il popolo italiano di non aver votato alle elezioni del 4 marzo 2018, secondo i loro desiderata, quelli delle èlite e della "Troika";
Fubini, in un articolo del 20 novembre 2018, alla vigilia del collocamento dei Btp Italia, con l'asta chiusa il 21 novembre 2018 (raccontato dai mass media come il peggior risultato delle 14 edizioni), sentenziava che «il governo starebbe generando stress finanziario per produrre recessione e nuove tensioni sul debito». Fubini, come risulta dal sito ufficiale, è nel board dei consiglieri di "Open Society Europe", il ramo europeo dell'associazione di George Soros, lo speculatore internazionale che nel 1992 attaccò la lira facendola deprezzare e svalutare del 30 per cento, con conseguente manovra "lacrime e sangue" del Governo Amato di circa 100.000 miliardi di vecchie lire, col prelievo forzoso del 6 per mille sui conti bancari, postali e libretti di risparmio. Open Society è molto discussa per le posizioni politiche antinazionali ed il suo appoggio e finanziamenti all'immigrazione dall'Africa;
Ivo Caizzi, in una lettera al comitato di redazione ed ai giornalisti del quotidiano, con dossier dettagliato sugli articoli pubblicati in quei giorni di novembre, avrebbe accusato il direttore, Luciano Fontana, di aver aperto «la prima pagina del Corriere con una "notizia che non c'è"», sottolineando che «la procedura d'infrazione Ue contro l'Italia era inesistente, e tecnicamente impossibile in quella data», aggiungendo che «in trent'anni non ricordo un'altra "notizia che non c'è»; a novembre 2018 si è registrato un aumento dello spread di quasi 100 punti (che ha sfiorato 350), con una perdita per l'Erario, quantificata in circa 1,7 miliardi di euro;
considerato inoltre che:
Mauro Forno nel saggio "Storia del giornalismo italiano" (Laterza, 2012) segnala che nei rapporti tra potere politico, economico e finanziario e mondo giornalistico italiano, esiste una prassi di lungo periodo, declinata dal Fascismo in forme mai viste prima, ma non pienamente rimossa neanche dalla transizione alla democrazia repubblicana. Nell'Italia post fascista, una ristretta oligarchia ha guidato i passaggi decisivi della vita economica e politica, con un modello gerarchico nella distribuzione del potere e della ricchezza specie a livello di influenza sui canali di informazione, con la malcelata aspirazione di celebrati rappresentanti del giornalismo italiano di entrare a far parte di quella stessa ristretta oligarchia, in una logica di non alterazione, e anzi spesso di salvaguardia, dei rapporti di potere; la Carta dei doveri del giornalista che, per salvaguardare la deontologia professionale, metteva al centro l'autonomia ed il dovere di verità, come valori etici inderogabili per la credibilità del giornalista, garante di una informazione veritiera, al servizio della collettività e dell'interesse generale per impedire che la funzione giornalistica fosse subordinata ad interessi particolari, è stata calpestata da ventriloqui di autorità vigilanti e banchieri, complici di crac, dissesti e scandali bancari ed industriali, che hanno bruciato risparmi ed intere vite di lavoro a milioni di famiglie;
su "Italia Oggi" dell'11 gennaio 2019, Tino Oldani racconta lo scontro al "Corriere della Sera" tra Ivo Caizzi, Fubini e Fontana, accusato di avere dato spazio agli articoli di Fubini sull'imminenza di una procedura di infrazione contro l'Italia, rispetto a quelli sul prevalere del dialogo, ed i dettagli di un incontro di Soros con Frans Timmermans, vice di Juncker all'UE, subito dopo che a novembre, i partiti socialisti UE l'avevano designato candidato alla presidenza della Ue in caso di vittoria del gruppo S&D (Socialisti e democratici) alle elezioni, un meeting riservato, tanto che Ivo Caizzi, il 3 dicembre titolò «Imbarazzo a Bruxelles per la visita di Soros»;
Fubini, oltre al board di Soros, fa parte della task force della Commissione Ue contro le fake news, come si evince anche dal sito della Commissione. Il sito della Open Foundation, nel tesserne le qualità, gradite a Soros, lo definisce «un influente opinion maker nel suo paese». Ma i titoli del Corriere, che hanno annunciato la procedura d'infrazione contro l'Italia, si sono rivelati delle vere e proprie fake news. Secondo una fonte vicina a Timmermans, la manovra italiana è stata uno dei principali argomenti del colloquio di Soros (la cui fissazione è sempre stata quella di chiedere l'invio della Troika in Italia, forse per replicare i guadagni speculativi del 1992), che chiese a Timmermans di attivarsi per far bocciare la manovra italiana, aprendo la strada alla Troika. Il terreno sui mercati, con il rialzo dello spread, era già stato preparato. Mancava solo il colpo finale che poteva essere dato per la collocazione antipopulista e antisovranista di S&D sul governo di Roma, ma anche perché debitrice a Soros ed alla Open Society di un sostegno generoso e dichiarato: un bilancio della Open Society era compreso l'elenco di 226 eurodeputati (sui 751 del Parlamento UE) definiti «alleati affidabili»,
si chiede di sapere:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti;
se la partecipazione di Fubini alla "Open Society Europe" sia compatibile con la deontologia professionale di giornalista e vice direttore di una importante testata del nostro Paese e, in caso contrario, se si ritenga di segnalare tale incompatibilità ai competenti organi professionali;
se le reiterate e inesatte informazioni del "Corriere della Sera" non abbiano negativamente influenzato i mercati, favorendo gli speculatori, che in quei giorni scommettevano sul crac dell'Italia, favorendo possibili condotte predatorie;
quali misure il Governo intenda adottare per evitare che iscritti all'ordine dei giornalisti, in violazione dei doveri di autonomia, imparzialità e verità, possano operare contro l'Italia e favorire interessi particolari;
se non ritenga opportuno attivare le procedure ispettive e conoscitive previste dall'ordinamento per un ulteriore accertamento dei fatti.