Atto n. 4-08903

Pubblicato il 23 marzo 2018, nella seduta n. 1 della 18ª legislatura

AUGELLO , QUAGLIARIELLO - Al Ministro dell'economia e delle finanze. -

Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:

il 10 e l'11 gennaio 2018, i maggiori quotidiani italiani hanno riportato con grande evidenza indiscrezioni relative all'inchiesta giudiziaria sul presunto caso di ostacolo alla vigilanza che avrebbe visto protagonisti l'ingegner De Benedetti e il banker della società Intermonte Gianluca Bolengo;

in particolare, è stato pubblicato il testo di una telefonata intercorsa tra l'ingegner De Benedetti ed il dottor Bolengo, nella quale il primo rassicurava il suo interlocutore sul fatto che sarebbe passato un decreto-legge di riforma delle banche popolari di lì a breve;

la conversazione si concludeva con una precisa indicazione da parte dell'ingegner De Benedetti di valutare la possibilità di acquisire un certo numero di azioni di banche popolari con finalità evidentemente speculative;

la telefonata avrebbe avuto luogo il 16 gennaio 2015 e, poche ore dopo quel colloquio, la società finanziaria Roved, di proprietà dell'ingegner De Benedetti, assistita da un trader e dal dottor Bolengo, avrebbe perfezionato l'acquisto per 5 milioni di euro di titoli di diverse banche popolari;

nella stessa giornata del 16, dopo le ore 17.30, quindi a mercati chiusi, il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore dava pubblicamente notizia di voler procedere nella settimana successiva all'adozione di un decreto-legge per la riforma delle banche popolari;

il giorno 19 la Roved rivendeva sul mercato azionario i titoli delle banche popolari acquistate il 16, realizzando una plusvalenza di circa 600.000 euro, mentre il giorno successivo, cioè il 20 gennaio, il Consiglio dei ministri approvava il decreto-legge di riforma delle banche popolari;

successive indagini della Consob e della Procura di Roma, basate sull'ipotesi che il dottor Bolengo si fosse reso responsabile di ostacolo alla vigilanza, si sono rispettivamente concluse con un'archiviazione da parte dell'organo di vigilanza e con una richiesta di archiviazione, a tutt'oggi pendente davanti al giudice per le indagini preliminari di Roma;

tutti gli elementi salienti di questa vicenda erano già apparsi sulla stampa negli anni scorsi ed erano stati richiamati nell'audizione dell'ex presidente della Consob, dottor Vegas, di fronte alla Commissione di inchiesta sul sistema bancario e finanziario;

in pratica il fatto nuovo più significativo rivelato dagli organi di stampa è il testo letterale della conversazione telefonica tra il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore e l'ingegner De Benedetti;

nel merito gli interroganti non possono aggiungere nulla di più nella sede di un atto di sindacato ispettivo, perché tutti i documenti della Commissione di inchiesta sulle banche relative a questa vicenda sono secretati; tuttavia, almeno rispetto alle notizie riportate dalla stampa, si ravvedono alcuni elementi già sufficienti a sollecitare un approfondimento da parte del Ministero dell'economia e delle finanze sull'accaduto, perché, a prescindere dalle valutazioni penali sui comportamenti messi in atto dall'ingegner De Benedetti e dal Presidente del Consiglio dei ministri, le giustificazioni addotte da entrambi per fornire una spiegazione plausibile dell'accaduto risultano deficitarie e poco credili, almeno riguardo a 5 aspetti;

in particolare, sia Renzi che De Bendetti sostengono che l'imminente intervento del Governo sulle banche popolari era già stato, prima del 16 gennaio 2015, anticipato da diversi organi di stampa. Affermazione che non solo non corrisponde al vero ma, rispetto ai contenuti della telefonata, sembra dimostrare il contrario: l'Ansa, "la Repubblica", il sito di "Milano finanza", "Libero" e altre testate avevano parlato genericamente di una riforma delle banche popolari, che sarebbe stata presentata dal Governo in primavera. Nessuno aveva parlato di un decreto-legge e men che mai di un decreto che sarebbe passato in "una o due settimane", come invece si afferma nella telefonata;

inoltre, il riferimento nella telefonata, da parte del dottor Bolengo, alla possibilità che si registrasse un sensibile rialzo delle azioni delle banche popolari nel caso in cui fosse stato presentato un decreto-legge "fatto bene", è stato considerato privo di significati tecnici, quasi come la parola "decreto" fosse sinonimo di un generico intervento del Governo. Si tratta di un'ipotesi a cui è difficile credere. Bolengo è infatti uno dei più autorevoli banker italiani e dovrebbe conoscere perfettamente la differenza tra un decreto-legge ed un disegno di legge. Soprattutto dovrebbe sapere benissimo che gli effetti di un decreto-legge rispetto ad un rialzo delle azioni delle banche popolari sono immediati ed estremamente remunerativi. Al contrario, un disegno di legge sarebbe stato accolto assai più tiepidamente dai mercati, considerate le incertezze di un percorso parlamentare molto più lungo e accidentato;

altresì, si sarebbe considerato che l'investimento di 5 milioni di euro da parte di una società del peso della Roved sarebbe ben poca cosa rispetto alla leva potenziale di centinaia di milioni di euro che il gruppo avrebbe potuto impiegare, ove avesse considerato certa l'informazione riservata e quindi altrettanto certa la plusvalenza da ricavarne. Fra tutte, questa è l'osservazione più inconsistente sul piano logico: prima di tutto per una questione legata ai tempi disponibili per realizzare l'operazione e trovare la relativa copertura, visto che la telefonata avviene a mercati già aperti il venerdì 16 gennaio e deve essere conclusa entro le ore 17.30, quindi in pochissime ore di lavoro. Secondariamente, perché almeno il dottor Bolengo e il suo trader non avrebbero potuto che sconsigliare un investimento superiore, per evitare di attirare l'attenzione dell'organo di vigilanza, anche e soprattutto in considerazione della telefonata che si era svolta su una linea soggetta a registrazione. In pratica, anche volendo, il tempo disponibile per trovare dei derivati nel portafoglio con cui coprire l'operazione, oltre ad elementari ragioni di opportunità in considerazione delle modalità con cui Bolengo e De Benedetti avevano condiviso la decisione di dar vita ad un investimento speculativo, rendevano del tutto improbabile e sconsigliabile un investimento più consistente;

a riprova di quanto sopra affermato, una conferma giunge dalla circostanza, sottolineata da alcuni organi di stampa, che evidenzia come Bolengo, nella prima audizione davanti agli ispettori della Consob, abbia totalmente taciuto la sua conversazione con l'ingegner De Benedetti, raccontando che il basket di azioni delle banche popolari fu invece una sua proposta presentata alla Roved. Tale atteggiamento dimostra quanto Bolengo fosse preoccupato riguardo ai profili di liceità delle informazioni che aveva condiviso con De Benedetti nella telefonata del 16 gennaio e come, nel dubbio, ritenesse più prudente non farne cenno alla Consob;

infine, l'ingegner De Benedetti ha sostenuto che le sue affermazioni nel colloquio con Bolengo non fossero strettamente riconducibili ad una notizia precisa sull'imminente ricorso al decreto-legge. Tale circostanza appare perlomeno dubitabile leggendo il testo dell'intercettazione: il tutto si sintetizza nella risposta che Bolengo dà ad una domanda precisa dell'ingegnere riguardo la possibilità che salga il valore delle azioni delle banche popolari. Bolengo risponde testualmente: "Sì, su questo se passa un decreto fatto bene salgono". E De Benedetti replica: "Passa, ho parlato con Renzi ieri, passa". Per quanto la lingua italiana si presti a molteplici interpretazioni, il soggetto sottinteso del verbo "passa" è certamente il decreto-legge. D'altro canto, sia nel linguaggio giornalistico che il quello parlamentare il verbo "passare" viene correntemente utilizzato per dire che un decreto-legge è stato approvato dal Consiglio dei ministri. Inoltre, l'elemento di garanzia sulla fondatezza della notizia viene esplicitamente indicato da De Benedetti con la frase "me lo ha detto Renzi". Ed è assolutamente logico che il Presidente del Consiglio dei ministri possa dare una rassicurazione di questo genere solo su un imminente decreto-legge, poiché non avrebbe alcuna attendibilità una sua identica affermazione rispetto ai tempi di approvazione di un disegno di legge da presentare e sottoporre alle due Camere del Parlamento. Senza contare che anche la tempistica indicata all'inizio della telefonata da parte di De Benedetti (una o due settimane per il varo della riforma) sembra coerente con i tempi di presentazione di un decreto-legge;

se rimangono insindacabili le decisioni assunte dall'organo di vigilanza e, ancor più, quelle che assumerà la magistratura, è indiscutibile che un colloquio privato si svolse tra il Presidente del Consiglio dei ministri e l'ingegner De Benedetti e che da quello scambio di vedute il secondo trasse un'ispirazione speculativa che gli consentì di lucrare una plusvalenza di 600.000 euro, mentre decine di migliaia di risparmiatori vedevano andare in fumo i loro risparmi nei successivi crac delle banche popolari. Se le autorità competenti sono costrette ad escludere qualsiasi sanzione per episodi di questo genere, lasciando sul campo solo le evidenti valutazioni di inopportunità che tutti possono formulare esternando le proprie opinioni, significa che il sistema italiano di vigilanza è talmente fragile da non poter escludere, in futuro, il ripetersi di vicende di questa ambigua natura,

si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere per approfondire queste contraddizioni, eventualmente attraverso un'indagine amministrativa, anche al fine di consegnare materiali utili, nella prossima Legislatura, ad intraprendere un rapido percorso di riforme delle leggi che disciplinano le sanzioni per l'insider trading.