Atto n. 4-08836

Pubblicato il 9 gennaio 2018, nella seduta n. 923

MANCONI , FERRARA Elena , CATTANEO - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. -

Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:

come riferito nell'atto di sindacato ispettivo a firma di 133 senatori, in data 25 ottobre 2017 (2-00486 p.a.), è giunta conferma della condanna a morte del dottor Ahmadreza Djalali, medico ricercatore iraniano di 45 anni, pronunciata dal giudice del Tribunale rivoluzionario iraniano, Abolghasem Salavati;

la motivazione della condanna alla pena capitale risiederebbe nella "collaborazione del medico ricercatore con lo Stato di Israele", sebbene sia evidente quanto sia l'attività di ricerca scientifica di medicina dei disastri, portata avanti dal dottor Djalali, a richiedere il confronto tra diverse realtà internazionali nella pianificazione ospedaliera;

nei giorni successivi alla condanna capitale, gli avvocati di Ahmadreza Djalali hanno ripetutamente e inutilmente contattato la Corte suprema e gli uffici del Tribunale per conoscere la sezione cui era stata assegnata la petizione di ricorso, informazione necessaria per poter presentare, nei tempi previsti di 20 giorni, le proprie osservazioni;

gli avvocati di Ahmadreza Djalali hanno appreso, sabato 9 dicembre, che la sezione 1ª della Corte suprema di Teheran avrebbe esaminato e confermato la sua condanna a morte in modo sommario, senza quindi concedere loro l'opportunità di presentare le loro osservazioni difensive;

in data 17 dicembre, la televisione di Stato iraniana ha diffuso un documentario che mostrava una confessione del dottor Djalali rispetto ai fatti a lui contestati;

si è appreso da organi di stampa ("la Repubblica" del 19 dicembre 2017) che, poche ore dopo la sua presunta confessione diffusa dalla televisione iraniana, il ricercatore ne avrebbe negato la validità e sarebbe riuscito a diffondere una registrazione realizzata in carcere. La confessione sarebbe stata estorta con minacce, era sotto effetto di psicofarmaci e "in pessime condizioni psicologiche" e le sue frasi sarebbero state tagliate e rimontate per manipolarne il contenuto;

sempre in data 19 dicembre, si è riunito il Consiglio superiore per i diritti umani della Repubblica islamica dell'Iran e, alla presenza dei rappresentanti dell'Unione europea e delle nazioni maggiormente interessate alla sorte del ricercatore (Italia, Belgio e Svezia), è stata confermata la condanna a morte senza alcuna possibilità di ricorso ad ulteriore grado di giudizio, fatta salva l'eventualità di concessione della grazia;

in data 25 dicembre, l'agenzia di stampa ufficiale Irna ha riportato le dichiarazioni del procuratore generale di Teheran, Abas Yafari Dolatabadi, che ha riferito di avere visto recentemente Djalali e che il medico avrebbe confessato di avere visitato 8 volte agenti dei servizi segreti stranieri e di avere fornito informazioni al Mossad, l'intelligence israeliana, nonché di avere ricevuto denaro dopo quelle visite;

considerato che:

l'accademico Ahmadreza Djalali è stato docente e ricercatore in Medicina dei disastri presso l'università del Piemonte orientale, presso il Karolinska Institutet di Stoccolma, nonché presso la Vrije Universiteit di Brussel. La sua attività di ricerca gode di molti meriti e riconoscimenti nella comunità scientifica internazionale, motivo per cui era spesso chiamato a tenere dei seminari in vari Paesi;

le università e i centri di ricerca, nonché tutta la comunità scientifica internazionale, da oltre un anno, stanno intraprendendo azioni di sensibilizzazione e un appello per la sua liberazione è stato sottoscritto da 75 premi Nobel;

la campagna "Corri con Amad" di Amnesty international ha raccolto 32.000 firme;

le nazioni che hanno ospitato il ricercatore, l'Unione europea e la comunità internazionale stanno seguendo il caso con attenzione, come da risposta ad interpellanza, a prima firma dell'on. Locatelli (2-01994) da parte del vice Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Mario Giro, in data 10 novembre 2017;

nonostante tutto questo, la situazione sembra avviata ad un esito tragico e tutto ciò è avvenuto fuori da ogni forma di controllo da parte dell'opinione pubblica internazionale e con procedure che sono rimaste segrete e precipitose,

si chiede di sapere:

con quali modalità il Ministro in indirizzo intenda promuovere un urgente rafforzamento della mobilitazione internazionale, sia attraverso la propria sede diplomatica, sia coinvolgendo le istituzioni europee ed in particolare l'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, allo scopo di scongiurare l'esecuzione della sentenza di messa a morte e restituire alla libertà il dottor Ahmadreza Djalali;

quando ritenga di voler convocare l'ambasciatore iraniano a Roma, che ha mostrato una grande attenzione verso questa drammatica vicenda, per chiedere conto di quello che appare un atto di grave violazione dei diritti fondamentali della persona.