Pubblicato il 25 ottobre 2017, nella seduta n. 905
MORRA , CRIMI , ENDRIZZI , AIROLA , GIARRUSSO , PUGLIA - Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. -
Premesso che:
notizie di stampa riportano, in seguito a una denuncia dell'agenzia letteraria "Bottega editoriale", che la Siae (Società italiana degli autori ed editori) incassa i soldi dei diritti per la fotocopiatura dei libri, com'è suo dovere, ma in molti casi sembra che non trasferisca il dovuto agli autori (4 ottobre 2017, "Adnkronos");
in particolare, la Siae, nella misura massima del 15 per cento, percepisce i diritti sulle fotocopie dei libri (la cosiddetta reprografia) che i cittadini interessati effettuano presso le normali copisterie italiane. Si tratta dell'applicazione della legge n. 633 del 1941, così come modificata dalla legge n. 248 del 2000;
tali diritti andrebbero suddivisi fra la Siae stessa (come compenso per il lavoro svolto), gli editori e gli autori. Al contrario, mentre la parte di spettanza della Siae viene subito incamerata dalla medesima, quella per gli editori viene erogata con maggior lentezza e complicazioni. Gli unici ad incassare subito sono gli editori iscritti alla Siae stessa e all'Aie (Associazione italiana editori);
il problema sorge per gli autori, in quanto quelli che liberamente hanno scelto di iscriversi alla Siae percepiscono i diritti con una certa sollecitudine, mentre quelli che hanno deciso di non aderire alla società li riscuotono con grandi complicazioni o, spesso, non li ricevono affatto. Stando a quando dichiarato dalla società, il motivo della mancata percezione sarebbe dovuto al fatto che la Siae non riesce a reperire gli autori, anche quando si tratta di persone arcinote come il fondatore de "la Repubblica" Eugenio Scalfari, gli scrittori Roberto Saviano e Fabio Volo, i giornalisti Gian Antonio Stella e Gad Lerner, i filosofi Dario Antiseri e Gianni Vattimo, il rettore dell'università "La Sapienza" Eugenio Gaudio, i due ex Presidenti del Consiglio dei ministri, Enrico Letta e Matteo Renzi. E così per altre centinaia e centinaia di autori, certamente meno noti mediaticamente, ma non irreperibili;
"In molti casi, afferma all'AdnKronos il direttore dell'agenzia letteraria Bottega Editoriale, Fulvio Mazza, la Siae non prova neanche trovarli. Per cercarli si rivolge a varie strutture, una volta si è rivolta anche a noi. Ma l'impressione che ho avuto è che speri che le aziende cui si affida non trovino tante persone". Prosegue: "Se ne trovassero tante (...) la Siae sarebbe costretta a pagare". Al contrario, "se non le trova trattiene i soldi" e li incamera dopo 5 anni di vane ricerche;
nella pratica, la Siae si limita a pubblicare, in una complicatissima e irrintracciabile pagina del suo sito, un elenco di quelli che denomina "autori non reperiti". Nella declaratoria specifica che si tratta di nomi degli "autori che non sono stati reperiti, quelli su cui esistono dubbi di omonimia e quelli i cui eredi non sono stati individuati";
il presidente della Siae, Filippo Sugar, e il presidente dell'Aie, Ricardo Franco Levi, hanno scritto al direttore di "Adnkronos" in replica alle suddette dichiarazioni di Fulvio Mazza, pubblicate il 4 ottobre, specificando che "Tutta la procedura inoltre ha la preventiva approvazione della Direzione generale dei beni librari del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali" (dal sito on line della Siae, 6 ottobre 2017);
considerato che, secondo quanto risulta agli interroganti:
tali indagini, nella pratica, non vengono effettuate affatto o vengono eseguite, nel migliore dei casi, in modo inefficiente e inefficace, nonostante la Siae sia attivissima nello scovare coloro che suonano canzoni nel concertino di quartiere senza aver pagato i relativi diritti, o quel filmatino che inserisce qualche nota senza aver prima esibito la ricevuta di pagamento dell'importo Siae;
sul sito internet della "Bottega editoriale" è stata pubblicata la controreplica del direttore Mazza formulata nei confronti della Siae e dell'Aie: "Ma, se davvero Siae e Aie non riuscissero a trovare gli autori, non potrebbero adoperarsi per mandare una comunicazione all'editore, il cui nominativo è chiaro e incontrovertibile? La realtà che emerge è, in verità, ben lontana da questa ipotesi. Illuminante a tal proposito è una sorta di lapsus freudiano scappato alla Siae nella sua replica alla pubblica denuncia di Bottega editoriale quando ha utilizzato la definizione di "diritti non rivendicati". In tal modo la Siae ha fatto intendere chiaramente che il suo atteggiamento è quello di lavarsi la coscienza pubblicando il già citato elenco - ben sapendo che non ci sarà quasi alcuno che lo leggerà - per il mero scopo di rispondere a chi si attiva, per l'appunto, a "rivendicare" legittimamente i propri soldi. Che la Siae abbia tutto l'interesse a che gli autori non vengano trovati appare dunque evidente; che faccia il minimo sindacale - se non di meno ancora - per rintracciarli, è purtroppo ben più che un fondato sospetto" ("direfarescrivere", anno XIII, n. 141, ottobre 2017);
considerato infine che, a parere degli interroganti, il comportamento della Siae, così ligia ed efficiente quando c'è da incassare e così confusionaria e inefficiente quando c'è da erogare, desta molteplici perplessità,
si chiede di sapere se corrisponda al vero che la procedura applicata dalla Siae abbia avuto l'approvazione della Direzione generale dei beni librari e, in caso affermativo, quali urgenti iniziative il Ministro in indirizzo intenda intraprendere affinché tutti gli autori, e soprattutto quelli che non godono della notorietà mediatica, possano avvalersi dei loro diritti, a parere degli interroganti oggi calpestati dall'arroganza della Siae.