Pubblicato il 3 ottobre 2017, nella seduta n. 888
BULGARELLI , MARTON , BOTTICI , CRIMI , GAETTI , TAVERNA , GIROTTO , MORONESE , BLUNDO , PAGLINI , SANTANGELO , MANGILI , GIARRUSSO , SERRA , CASTALDI , MONTEVECCHI , LEZZI , CAPPELLETTI , LUCIDI , CIAMPOLILLO , CATALFO , DONNO , MARTELLI , COTTI , NUGNES , BUCCARELLA , MORRA , CIOFFI , PUGLIA , BERTOROTTA - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e dello sviluppo economico. -
Premesso che:
un articolo intitolato "Il rischio bolla della finanza rossa. Incognite su 9 miliardi di prestiti dei soci" e pubblicato dal giornale on line "La Stampa" in data 17 settembre 2017 riporta: "Sono almeno 9 miliardi di risparmi degli italiani e si appoggiano su gambe che mostrano qualche incrinatura. Si tratta del prestito sociale delle Coop e la colpa non è solo della crisi dei consumi e di una concorrenza sempre più aggressiva, ma anche di un legame tra Coop e finanza che tra impegni 'di sistema' e avventure azzardate nell'azionariato di grandi banche (Mps e Carige principalmente) rischia di diventare insopportabile";
da uno studio della Banca d'Italia denominato "La raccolta del risparmio dei soggetti diversi delle banche - Relazione sull'analisi d'impatto" si evince che: "Alle società cooperative, come a tutti i soggetti diversi dalle banche, è fatto divieto di effettuare raccolta 'rimborsabile a vista' (cfr. art. 11 TUB). Di fatto, a fronte di esplicite esclusioni della rimborsabilità a vista nei documenti sociali (per esempio i Fogli informativi e i Regolamenti del prestito, in cui normalmente si riporta che è tassativamente esclusa per tali società cooperative la possibilità di raccogliere risparmio a vista), le modalità commerciali con cui tale strumento viene presentato possono ingenerare nel pubblico l'idea di una sostanziale equiparazione di questa forma di raccolta rispetto a quella effettuata dalle banche". Tuttavia, si possono ancora leggere sui siti web di alcune cooperative denominazioni come "libretto di risparmio", "zero spese di apertura-chiusura conto, zero spese per operazioni e per tenuta conto", "la cooperativa riconosce al depositante un tasso di interesse competitivo rispetto agli investimenti con caratteristiche analoghe" oppure "totalmente gratuito" e addirittura accezioni "capitale garantito, di cui potrai chiedere il rimborso in ogni momento";
considerato che:
sono diversi i casi di recenti default di alcune cooperative che hanno rimborsato solo quota parte del prestito sociale e specificatamente, come si legge in un articolo del 25 maggio 2017, pubblicato sul sito di informazione "MilanoPost", la cooperativa Muratori di Reggiolo (raccolti 49 milioni di euro, restituiti solo 19) e la cooperativa Orion (raccolti 5 milioni di euro, restituiti 2). Viene riportato inoltre che la questione coinvolgerebbe anche la cooperativa di costruzioni "Di Vittorio" di Fidenza in cui i soci si sono visti proporre un rimborso solo del 25 per cento, mentre alla Coopsette e alla Unieco di Reggio Emilia i soci stanno ancora aspettando una risposta; come a Varese in cui gli 800 soci della cooperativa Nuova (che ha realizzato oltre 3.500 immobili in tutta la provincia e da settembre è in liquidazione) sono in attesa di rientrare nella disponibilità di quanto versato e Franca Centofanti del comitato soci in tal senso dichiara: "I 7 milioni di euro che abbiamo depositato lì non sono più disponibili per noi";
tali vicende, a parere degli interroganti, testimoniano una carenza di solidarietà da parte della Lega nazionale delle cooperative e mutue (Legacoop) considerando che, a far fronte a questo stato di "crisi" di liquidità, non sarebbe stato istituito un fondo di garanzia comune e i soci risparmiatori non sarebbero a conoscenza di eventuali garanzie del prestito sociale rispetto ai depositi bancari effettuati;
risulta agli interroganti che tale prestito sociale finanzierebbe l'attività economica delle cooperative, ma gran parte dei fondi sarebbero stati destinati a investimenti azionari senza frammentazione del rischio o diversificazione patrimoniale. Gli scopi degli investimenti non sarebbero trasparenti mentre si evidenzierebbe un uso del risparmio esclusivamente per relazioni politiche, in special modo come per la "crisi" finanziaria che ha coinvolto gli istituti di credito Monte dei Paschi di Siena e Carige e l'acquisizione della maggioranza del gruppo Unipol gruppo finanziario (UGF);
considerato inoltre che:
le varie cooperative di consumo detengono la maggioranza azionaria del gruppo UGF sia attraverso un controllo diretto che attraverso un intreccio di società tra cui Holmo, Spring2 e Finsoe;
tale sistema piramidale sarebbe funzionale al mantenimento in bilancio della partecipazione di controllo in Unipol a valori non coerenti con la realtà. Nel bilancio delle varie cooperative verrebbe inserito il valore al costo di acquisto storico delle azioni Unipol detenute nella società contenitore Finsoe e di Holmo e Spring2, proprietarie a loro volta di quote del contenitore, senza peraltro tener conto dei debiti delle società "satelliti". Attraverso tale complesso meccanismo si otterrebbe una valorizzazione nei bilanci delle cooperative, indiretta e nascosta, di circa 13,50 euro per azione Unipol UGF (media), contro i 3,80 euro della quotazione di borsa attuale. Quanto descritto sarebbe evidenziato, per quanto risulta agli interroganti, da una perizia rilasciata dalla società di revisione "Deloitte", in cui si tenta di dimostrare una valorizzazione del gruppo UGF in base agli utili attesi nel (precedente) piano industriale e mai realizzato, più un premio di maggioranza per la quota di controllo calcolato in base a dati di acquisizioni realizzati, non recentemente, ma bensì all'inizio del 2000 (periodo pre crisi);
l'articolo pubblicato sul giornale on line "Il Sole-24ore", intitolato "l'Unipol, scompare Finsoe: via alla scissione", a firma di Laura Galvagni del 10 giugno 2017, dà ampio risalto alla notizia e annuncia il parere positivo della Commissione nazionale per la società e la borsa (Consob) alla scissione della Finsoe, storica holding della cooperativa, che di fatto segnerebbe un sigillo definitivo al riassetto ai piani alti della catena di controllo del gruppo Unipol;
ciò nonostante, a parere degli interroganti, la scissione non servirebbe a semplificare e rendere trasparente la catena di controllo di Unipol, ma probabilmente ad evitare a Finsoe il ruolo di capogruppo assicurativa/bancaria, con conseguenti obblighi di trasparenza di bilancio e controlli sia da parte dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) che della Banca d'Italia; e ancora, gli obblighi di valutazione in bilancio delle attività maggiormente stringenti per gruppi bancari assicurativi, dovuti all'introduzione obbligatoria dei criteri di valutazione International financial reporting standard 9 (IFRS 9) dal 1° gennaio 2018. Difatti, attraverso la delibera di scissione, non vi sarebbe nessuna semplificazione, anzi si renderebbe ancora più complessa la struttura piramidale in essere costituendo 22 nuove società per azioni, una per ciascun socio Finsoe (con aggiunta nel nome di suffisso 2), ove confluiranno (di fatto) pro quota le azioni Unipol al prezzo attuale di carico in Finsoe;
da un'attenta analisi delle partecipazioni incrociate contabilizzate nei vari bilanci 2016, risulta agli interroganti la possibile esistenza di ipervalutazioni delle azioni UGF rispetto ai valori di mercato correnti delle azioni Unipol: "Coop Alleanza 3.0" al 580,42 per cento, "Spring2" al 694,40 per cento, creando una valutazione complessiva pari a 870 milioni di euro, mentre il valore netto intrinseco sottostante a quotazioni di borsa delle azioni Unipol, al netto dei debiti delle società veicolo nella forchetta più alta nell'ultimo anno, è solo di 144 milioni di euro. La maggiore valutazione di 736 milioni di euro confluisce a patrimonio netto, consentendo alla cooperativa di raccogliere fino a ulteriori 2,2 miliardi di euro prestito sociale;
considerato altresì che:
una corretta valutazione al fair value di quotazione media di borsa di Unipol, a giudizio degli interroganti, porterebbe alle seguenti minusvalenze in milioni di euro: "Coop Alleanza 3.0" 736, "Coop Liguria" 133, "Nova Coop" 113, "UnicoopTirreno" 114, "CoopcentroItalia" 14, "Unicoop Firenze" minusvalenze 13. Le partecipazioni in Monte dei Paschi di Siena e Carige permarrebbero anch'esse ottimizzate a valori che appaiono non congrui rispetto alle quotazioni di borsa. Una corretta valutazione fair value le condurrebbe alle seguenti minusvalenze: "Coop Liguria", azioni Carige, 33 milioni di euro; "Coop Centro Italia", azioni Monte dei Paschi di Siena, 84 milioni;
il quadro delineato, peraltro parziale, prenderebbe in esame solo il valore in bilancio delle partecipazioni, e non della valorizzazione degli immobili, e restituirebbe valori di minusvalenze latenti superiori a 1,5 miliardi di euro,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti e di quali altri elementi dispongano al riguardo;
se non ritengano necessario rafforzare i presidi normativi, patrimoniali e di trasparenza a tutela dei risparmiatori che prestano fondi a soggetti diversi dalle banche, specie con riferimento a forme che coinvolgono un pubblico numeroso composto da consumatori;
se abbiano acquisito o intendano acquisire elementi in ordine alla perizia della società di revisione Deloitte finalizzata all'accertamento della corretta valutazione delle azioni della Finsoe e del gruppo cui fa capo, nonché alla correzione delle eventuali discrepanze, per agevolare la tutela dei risparmiatori;
se non intendano, nei limiti delle proprie attribuzioni, promuovere per il prestito sociale l'istituzione di una forma di garanzia solidale equivalente a quella erogata dal Fondo interbancario per la tutela dei depositi bancari;
se non ritengano necessario che siano assunte iniziative finalizzate ad un maggior controllo sui bilanci, sulle forme e sulle modalità di raccolta dei fondi delle società cooperative, che usufruiscono dei prestiti sociali nonché di tutte le società con cui insistono relazioni finanziarie, per l'affermazione del principio di trasparenza e tracciabilità dei flussi finanziari;
se non intendano adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, al fine di risolvere i palesi conflitti di interessi esistenti tra le associazioni di cooperative e le loro consociate.