Atto n. 3-04009

Pubblicato il 26 settembre 2017, nella seduta n. 884

SCILIPOTI ISGRO' - Al Ministro dell'interno. -

Premesso che:

la tematica dell'immigrazione nel nostro Paese è fortemente sentita, perché solleva fortissimi dubbi sul grado di integrazione degli immigrati nel territorio italiano;

come sottolineato anche da studi e ricerche condotte dalla ricercatrice e docente di relazioni internazionali alla Tufts University, Kelly M. Greenhill, nel libro «Armi di migrazione di massa», "gli Stati di origine esercitano sui loro emigranti un controllo molto maggiore di quanto si pensasse in precedenza e possono usarli come una "risorsa nazionale da gestire al pari di qualunque altra";

l'arrivo massiccio di immigrati, che sono nella quasi totalità di religione islamica, sta producendo un grosso cambiamento in tutta Europa, aggravato peraltro dalla bassa natalità e dall'abbandono della fede (in particolare quella cristiana) da parte degli Europei;

il fenomeno migratorio è costituito da masse di immigrati che attraversano il Mediterraneo a bordo di navi fatiscenti e senza controllo, vittime spesso di trafficanti senza scrupoli, nonché masse di immigrati clandestini asiatici e di profughi di guerra siriani e iracheni presenti in Turchia che, aprendo la cosiddetta "rotta balcanica", tengono sotto scacco l'Unione europea (soprattutto la Germania);

dopo l'approvazione nel 1998 del Testo unico sull'immigrazione (decreto legislativo n. 286 del 1998), il più sconcertante punto debole delle teorie migratorie si rischia di realizzarlo attualmente con l'approvazione della legge sullo "ius soli";

infatti, malgrado vi sia una presenza sempre più massiccia di comunità straniere nei Paesi europei, nei quali la popolazione immigrata è più numerosa che in Italia, e considerato che tale "invasione" nelle nostre città, non soltanto è destinata ad avere, in modo diretto, delle conseguenze elettorali e politiche (dagli effetti imprevedibili), ma, stando a quanto scrivono gli studiosi del fenomeno dell'immigrazione, proporrà anche il dilemma del loro rapporto con i Paesi d'origine, coi loro regimi e, quindi, aprirà delle serie questioni circa il condizionamento straniero e la piena indipendenza e sovranità. Ancora oggi si legge nei giornali di presunte intese per far approvare tale legge sullo "ius soli", che, se non modulata, regalerebbe la cittadinanza ai figli degli immigrati clandestini, nati in Italia;

i recenti attacchi criminali e sanguinari messi in atto da parte dei fondamentalisti islamici si sono concentrati in maniera drammatica in gran parte delle città europee, escluse quelle italiane;

l'Italia è stata fortunatamente risparmiata dalle violenze jiahdiste di questi anni; per diversi studiosi, tra i fattori che hanno contribuito a rendere il nostro Paese meno esposto alla minaccia del terrorismo islamico, vi sono, principalmente, l'esperienza maturata, sia dal punto di vista legale, che investigativo, durante gli anni di piombo e con una minaccia costante del terrorismo, del dialogo costante a livello operativo tra l'intelligence e le forze dell'ordine, nonché dal fatto che l'Italia non abbia una consistente popolazione di immigrati di seconda generazione che sono stati radicalizzati o potrebbero esserlo dalla propaganda dell'Isis;

al momento, le autorità italiane, i servizi di sicurezza hanno funzionato perfettamente se si pensa che da gennaio 2017 l'Italia ha già espulso 135 individui;

si comprende, pertanto, che una possibile approvazione sic et simpliciter dello "ius soli", farebbe venire meno tutto questo genere di precauzioni messe in atto da parte dei nostri servizi di sicurezza, perché potrebbe esporre il Paese nell'immediato, o nel prossimo futuro, a seri rischi di attacchi terroristici da parte degli islamici;

si rischierebbe, infatti, con una norma del tutto sbagliata, di creare un bacino enorme tra i figli degli immigrati ai quali venisse riconosciuta la cittadinanza, dei cosiddetti nuovi cittadini musulmani italiani del futuro, al cui interno potrebbero poi trovarsi i potenziali "jiahadisti del futuro", perché suscettibili alla propaganda dell'Isis e ad un possibile rischio di emulazione;

peraltro, i numeri degli arrivi dei migranti sulle nostre coste sono, oramai, del tutto fuori controllo. Infatti, malgrado il Governo abbia espresso in sede europea che "la situazione è grave e va affrontata senza più rinvii", continua l'esodo infinito di uomini, donne e bambini (oltre 12.000 solo nel mese di giugno);

il Ministro dell'interno, Minniti, ed il Presidente del Consiglio dei ministri, Gentiloni, sembrerebbe che abbiano recentemente dato mandato al rappresentante presso l'Unione europea, l'ambasciatore Maurizio Massari di porre formalmente la questione al commissario per le migrazioni, Dimitris Avrampoulos, il quale, peraltro, sembrerebbe riconoscere che il nostro Paese è stato del tutto abbandonato dall'Europa a gestire, insieme a qualche altro Paese, l'emergenza immigrazione;

continuando il fenomeno di flussi migratori verso l'Italia con questi numeri la situazione già ora critica risulterà ingestibile,

si chiede di sapere:

se il Governo ritenga opportuno, non essendo oltremodo sostenibile la situazione dell'arrivo incontrollato dei migranti, negare l'accesso ai porti del nostro Paese alle navi cariche di migranti, che battono bandiera non italiana, dando ordine alla centrale operativa della Guardia costiera di non far avvicinare le navi ai porti, optando per altri porti più sicuri (esempio Tunisi, Malta, eccetera), anche perché, "contemporaneamente" ai salvataggi ed all'accoglienza, va garantita la "sicurezza dei cittadini";

se ritenga che risulterebbe pienamente giustificata la chiusura dei porti, applicando il combinato disposto della misura di diritto interno previsto dall'art. 83 del Codice della Navigazione, che stabilisce che il Ministero dei trasporti possa vietare, "per motivi di ordine pubblico, il transito e la sosta di navi mercantili nel mare territoriale", e la previsione del trattato internazionale che stabilisce le regole generali che, nella fattispecie in esame, è rappresentata dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, ratificata dall'Italia nel 1994, dove, all'articolo 19, si stabilisce che il passaggio di una nave, qualunque sia la bandiera che batte, nelle acque territoriali di uno Stato è inoffensivo, e dunque permesso, «fintanto che non arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero».