Pubblicato il 21 giugno 2017, nella seduta n. 844
PUGLIA , PAGLINI , CATALFO , CAPPELLETTI , DONNO , CASTALDI , MORONESE , GIARRUSSO , SCIBONA - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico. -
Premesso che:
nel 2007, Vodafone Italia opera una cessione di ramo d'azienda ed esternalizza così 914 dipendenti di varie sedi italiane ad una società di servizi di call center. Molti dei lavoratori ceduti impugnano legalmente la cessione;
nel 2012, giungono le prime sentenze che dichiarano illegittima la cessione e ordinano il reintegro in Vodafone di più di 100 lavoratori che vengono riammessi in azienda, ma subito dopo licenziati con una procedura di mobilità che colpisce esclusivamente i reintegrati. Quindi Vodafone elude le sentenze;
nel 2013, arriva conferma dell'illegittimità della cessione anche in Corte di appello e scatta il reintegro per altri lavoratori romani, mentre i 100 precedenti rimangono a casa licenziati. I nuovi reintegrati non vengono fatti rientrare nella sede romana di Vodafone da cui provenivano, ma messi in distacco presso la stessa azienda a cui erano stati ceduti nel 2007, aggirando di nuovo le sentenze;
nel 2015, la Corte di appello di Roma dichiara nulli i licenziamenti di Vodafone che viene condannata per condotta discriminatoria e ritorsiva. I lavoratori licenziati, dopo un lungo calvario, vengono reintegrati e posti in distacco insieme agli altri colleghi già reintegrati. In seguito vengono pronunciate le sentenze con ordine di reintegro anche per circa 40 lavoratori di Pozzuoli (Napoli) che, come i lavoratori romani, Vodafone colloca in distacco;
nel 2016, la Corte di cassazione ribadisce sia l'illegittimità della cessione di ramo del 2007 che la nullità dei licenziamenti e la riconferma del comportamento discriminatorio e ritorsivo di Vodafone nei confronti di quei dipendenti. Vengono reintegrati, per ordine della magistratura, altri 17 lavoratori della sede di Ivrea (Torino);
nonostante le citate sentenze, a giugno 2017, Vodafone annuncia la creazione di un polo a Milano, e di un altro al Centro-Sud, nei quali trasferisce i lavoratori che hanno fatto causa in passato all'azienda e i lavoratori mai ceduti, ma che hanno problemi di salute tali da non poter più svolgere attività di call center ;
a parere degli interroganti, il comportamento di Vodafone nei confronti dei lavoratori (ceduti, reintegrati, licenziati, di nuovo reintegrati, distaccati e infine trasferiti) pone di fronte a una multinazionale che da 10 anni tenta con ogni mezzo di eludere le leggi italiane;
sono sempre più numerosi tra i suddetti lavoratori i casi di riconoscimento di malattia professionale per disagio psicologico che questo calvario di ritorsioni ha causato e continua a causare,
si chiede di sapere:
quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri in indirizzo, affinché sia verificata la sussistenza di presupposti legittimi per le procedure descritte e se sia in atto un'operazione discriminatoria avverso i lavoratori coinvolti;
se la creazione di un ramo d'azienda non sia un modo per farvi convergere unicamente personale sgradito con l'obiettivo futuro di vendere lo stesso ramo d'azienda.