Atto n. 4-07475

Pubblicato il 9 maggio 2017, nella seduta n. 818
Risposta pubblicata

ANITORI - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, della salute e delle politiche agricole alimentari e forestali. -

Premesso che:

fiamme, esplosioni e una colonna di fumo nero visibile fino a Roma sono state le conseguenze immediate e tangibili del rogo che venerdì 5 maggio 2017 ha distrutto completamente lo stabilimento industriale "Eco X", a Pomezia, che riciclava vari materiali fra cui la plastica;

non ci sono feriti né intossicati, ma si teme per la salute dei residenti; la Procura di Velletri, nel frattempo, ha aperto un'inchiesta per incendio colposo, mentre la Asl Rm6 ha rivelato che ci potrebbe essere amianto nei tetti dei capannoni sbriciolati dal fuoco;

questa catastrofe, peraltro, era già stata annunciata: il 3 novembre 2016 un comitato di cittadini aveva denunciato con un esposto al Comune e ai vigili urbani di Pomezia il rischio ambientale legato ai rifiuti accumulati nel deposito: uno scambio di e-mail e note ufficiali, alle quali non sono seguiti i controlli, nonostante i riflettori sulla Eco X si fossero ormai accesi da mesi: troppi miasmi e cumuli di rifiuti in eccesso nella proprietà della ditta, secondo i cittadini della zona alle porte di Pomezia;

il Comune aveva richiesto l'intervento dei soggetti competenti che, con una strumentazione adeguata, avrebbero dovuto effettuare le verifiche necessarie. Il 22 dicembre infatti dai vigili di Pomezia era partita la richiesta di un sopralluogo congiunto diretta ai Carabinieri del Noe e alla Asl Rm6, Dipartimento prevenzione, Servizio igiene sanità pubblica. Visto l'esposto circostanziato, si valutava urgente un controllo sul posto;

considerato che:

secondo i primi rilievi, a prendere fuoco sarebbero state alcune balle compresse di rifiuti accatastate tra un capannone e l'altro. I Vigili del fuoco sono intervenuti immediatamente con 10 squadre e carri schiuma per domare le fiamme, operazione non semplice, considerato che negli ultimi tempi la quantità di rifiuti accumulata dall'azienda era di gran lunga superiore a quella lavorata in media negli altri anni;

nel frattempo, la Procura di Velletri ha disposto il sequestro dell'impianto della Eco X e ha incaricato l'Arpa di verificare il grado di diossina eventualmente sprigionatosi nell'aria. I rappresentanti dell'Arpa Lazio hanno riferito che sono in atto, sin dal momento dell'evento, i monitoraggi inerenti alla questione ambientale;

le prime analisi sui campioni prelevati, in prossimità dell'incendio, hanno evidenziato valori di Pm10 superiori ai limiti, ma con una rapida tendenza alla diminuzione. I valori rilevati erano superiori al limite giornaliero previsto per l'aria: infatti, le medie registrate delle concentrazioni nei giorni del 5 e 6 maggio erano rispettivamente sui valori di 130 e 73 milligrammi per metro cubo. I valori rilevati, in sostanza, erano superiori al limite giornaliero di 50 milligrammi per metro cubo previsti per l'aria dal decreto legislativo n. 155 del 2010, ma comunque analoghi ai valori registrati nel centro urbano di Roma nei periodi invernali di particolare criticità;

inoltre, la Asl Rm6 ha confermato la presenza di amianto nei tetti della fabbrica e il sindaco di Pomezia ha voluto per questo convocare un vertice urgente con azienda sanitaria e Arpa Lazio per fare il punto della situazione;

notevoli potrebbero essere le conseguenze negative per la salute dei cittadini; non a caso, la combustione di materiale plastico (PVC) provoca la formazione di diossine, che sono cancerogene, e provocano diversi tipi di cancro, tanto è vero che è stata inserita dall'International agency for research on cancer (IARC) nel gruppo I dei cancerogeni; anche l'Osservatorio nazionale amianto ha lanciato l'allarme per quanto riguarda le diossine e gli effetti sulla salute umana che si sommano a quelli dell'asbesto e degli altri agenti patogeni e cancerogeni che si sono diffusi nell'ambiente in seguito all'enorme incendio; non bisogna, inoltre, tralasciare le conseguenze che derivano dall'esposizione all'amianto: quest'ultimo provoca patologie fibrotiche (asbestosi, placche pleuriche, ispessimenti pleurici) e cancerogene (mesotelioma, tumore polmonare, cancro degli altri organi delle vie aeree e gastrointestinali) con tempi di latenza che possono arrivare fino a 40 anni. Soprattutto, non sussiste una soglia al di sotto della quale il rischio si annulla, e anche poche fibre possono essere sufficienti per provocare il mesotelioma e altre gravi patologie;

considerato, inoltre, che l'incendio ha provocato delle ricadute negative soprattutto per l'agricoltura. La sola ordinanza emessa dal sindaco di Pomezia e dal commissario di Ardea di divieto di raccolta, vendita e consumo di prodotti ortofrutticoli coltivati, di pascolo e di utilizzo di foraggi, ha investito 4.000 ettari di terreno e 150 aziende agricole, per non citare tutte le altre centinaia di aziende agricole che sono state colpite indirettamente dall'accaduto;

ritenuto che ci sono quasi 1.100 impianti a rischio di incidenti rilevanti in Italia, secondo un accurato rapporto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Ma nel rapporto non era neanche considerata a rischio la Eco X di Pomezia. Nel Lazio ci sono altre 63 strutture che il Ministero ha inserito in questa categoria, sebbene il record anche questa volta tocchi alla Lombardia con ben 285 impianti considerati a grande rischio di incidenti. Il record della Lombardia è davvero imponente se si calcola che è quasi 3 volte più grande della seconda regione classificata in questa lista redatta del Ministero, il Piemonte, con 102 impianti a rischio,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo non ritengano che sia il caso di adottare una più rigorosa normativa in materia di impianti chimici, ovvero di lavorazione chimica, che preveda l'obbligo di un presidio antincendio interno a tutti gli stabilimenti in cui c'è il rischio di incendio di materiali tossici;

se non ritengano opportuno aggiornare, a livello nazionale, la mappa dei siti in cui vi è presenza di amianto, per provvedere ad una loro progressiva bonifica;

se intendano istituire un tavolo istituzionale con il presidente della Regione Lazio e i Comuni coinvolti dall'incendio della Eco X per adottare, di comune accordo, tutte le misure necessarie affinché si proceda, nel più breve tempo possibile, all'immediata bonifica dei siti che presentino amianto o altri materiali altamente pericolosi per la salute dei cittadini;

se non ritengano di adottare tutte le misure necessarie al sostegno delle aziende agricole colpite dall'incendio, in modo da evitare il loro tracollo economico e la conseguente perdita di posti di lavoro, che aggraverebbe una situazione occupazionale già di per sé precaria.