Atto n. 3-03568

Pubblicato il 9 marzo 2017, nella seduta n. 781

ANGIONI , FABBRI , MANCUSO , SPILABOTTE , PANIZZA , VACCARI , PEZZOPANE , LO MORO , DI GIACOMO , CONTE , FUCKSIA , MUSSINI , URAS , SILVESTRO , BISINELLA , ROMANO , LAI , DE PIETRO , ORRU' , DAVICO , AMATI , FAVERO , FATTORINI , MASTRANGELI , PAGLIARI , GRANAIOLA , FERRARA Elena , ANITORI - Al Ministro dell'interno. -

Premesso che i mezzi d'informazione hanno fatto conoscere a tutti gli italiani le drammatiche condizioni di vita di tantissime donne per molto tempo perseguitate, minacciate, picchiate da uomini, soprattutto mariti o compagni diventati i loro assassini, donne alle quali né la giustizia, né le forze dell'ordine, né i servizi sociali hanno, di fatto, potuto assicurare la giusta protezione anche dopo il deposito di denunce per violenza;

considerato che:

la Corte europea dei diritti umani ha recentemente condannato l'Italia per la violazione dell'art. 2 (diritto alla vita), 3 (divieto di trattamenti inumani e degradanti) e 14 (divieto di discriminazione) della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Si tratta della prima condanna emessa nei confronti del nostro Paese per casi di violenza domestica, che diverrà esecutiva tra 3 mesi;

la condanna dell'Italia è motivata, dai giudici di Strasburgo, con la scarsa capacità delle procedure seguite dalle nostre forze dell'ordine di assicurare pronta ed efficace protezione in particolare alle donne vittime di violenza domestiche. I giudici non rileverebbero invece un problema di carenza normativa;

sul caso oggetto della condanna, riguardante l'omicidio, da parte di un uomo, del figlio diciannovenne e il tentativo perpetrato contro la moglie, pesa l'ipotesi di non aver potuto assicurare un valido ricovero alla donna ed al figlio per le scarse risorse a disposizione dei servizi sociali del Comune dove la famiglia si era trasferita da qualche anno,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo ritenga le attuali procedure seguite dalle forze dell'ordine in casi di violenza domestica, commesse in particolare su donne e minori, sufficienti per contrastare ulteriori atteggiamenti violenti;

quali iniziative intenda adottare in merito;

se non ritenga necessario farsi portavoce dell'esigenza di assicurare maggiori risorse previste dal Fondo per le politiche sociali, al fine di assicurare la sufficiente copertura, oggi assolutamente scarsa, dei centri antiviolenza nel nostro Paese.