(Riformulazione del n. 1-00494)
Pubblicato il 2 marzo 2017, nella seduta n. 775
BENCINI , ROMANI Maurizio , VACCIANO , BIGNAMI , DE PIETRO , MUSSINI , MOLINARI , CASALETTO , CERVELLINI , SIMEONI , MASTRANGELI , BELLOT , MUNERATO , PEPE , ZIN , ROMANO , ORELLANA , D'AMBROSIO LETTIERI , MAURO Mario , LANIECE , REPETTI , BONDI , BIANCONI , MANCUSO , ANITORI , GOTOR , DIRINDIN , DI GIORGI
Il Senato,
premesso che:
dal 1988 il 1° dicembre di ogni anno si celebra la giornata mondiale per la lotta contro l'AIDS, finalizzata all'informazione e alla sensibilizzazione nonché alla verifica dei risultati alla lotta a questa gravissima malattia;
Unaids (il programma delle Nazioni Unite per l'AIDS/HIV) ha reso noti i dati contenuti nel suo rapporto annuale, svelando che le nuove infezioni da virus dell'immunodeficienza umana sono in calo del 35 per cento rispetto al picco massimo registrato 15 anni fa; anche il numero dei decessi è in calo (del 42 per cento rispetto al 2004), mentre aumenta il numero dei pazienti in terapia in tutto il mondo: quasi 16 milioni (per la precisione 15,8), molti di più rispetto ai 2,2 milioni in cura 10 anni fa e il doppio in confronto a quelli in terapia nel più recente 2010;
non è però ancora giunto il momento di cantare vittoria: le stime parlano di 36,8 milioni di persone con l'HIV nel 2014. Ed ancora, la percentuale di stranieri tra le nuove diagnosi di infezione da HIV ammonta al 27,1 per cento nel 2014, con un numero assoluto pari a 1.002 casi. In particolare, l'incidenza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è stata di 19,2 nuovi casi per 100.000 stranieri residenti rispetto ad un'incidenza, tra italiani residenti, di 4,7 nuovi casi per 100.000 residenti;
la giornata suddetta, oltre a mantenere viva la memoria delle tante persone scomparse nei 30 anni di epidemia, ha l'obiettivo di incrementare il sostegno alle persone con infezione da HIV (riduzione dello stigma), sensibilizzare le persone ad eseguire il test per l'HIV (prevenire nuovi casi) e, non ultimo, supportare le persone che tutti i giorni lavorano e studiano in questo ambito della medicina;
il 1° dicembre vuole anche però riportare l'attenzione sull'infezione da HIV, dal momento che ogni anno in Italia si verificano circa 4.000 nuovi casi, dei quali non si riesce ad intravedere una riduzione. Oltre la metà delle nuove diagnosi avviene molto tempo dopo l'avvenuta infezione, quando essa ha creato danni importanti al sistema immunitario degli individui, tali da consentire la comparsa di infezioni e tumori talvolta letali. Ed infatti, basti considerare come negli ultimi anni sia aumentata la proporzione delle persone che arrivano allo stadio di AIDS conclamato, ignorando la propria sieropositività; pertanto, diminuiscono sensibilmente le probabilità di risposta positiva alle cure. Ed ancora, nel 2014, l'emersione dello stato di sieropositività al virus dell'HIV è avvenuto principalmente per cause diverse dall'accesso volontario al test dell'HIV; nello specifico, nel 26,4 per cento dei casi il test HIV è stato eseguito per la presenza di sintomi correlati all'HIV, e nel 12,9 per cento dei casi in seguito ad accertamenti per altra patologia o alla diagnosi di un'infezione sessualmente trasmessa;
la giornata mondiale dell'AIDS offre una cassa di risonanza unica per parlare dell'HIV. Nonostante gli enormi progressi scientifici l'infezione da HIV/AIDS è ancora una delle principali cause di morte del nostro pianeta, soprattutto l'Africa subsahariana ed i Paesi del terzo mondo dove si registrano ancora milioni di nuovi casi di infezione all'anno;
considerato che:
rimane fondamentale la prevenzione, i cui strumenti sono a scelta delle persone: l'astensione dai rapporti a rischio, l'uso regolare del profilattico; altrettanto fondamentale è l'effettuazione regolare del test in caso di rapporti non protetti, quando si inizia una nuova relazione, quando si desidera concepire un figlio, o anche solamente in caso di dubbio;
la terapia farmacologica oggi ha elevato di molto le prospettive di vita ma non la qualità, si tratta di una vita comunque sempre sotto controllo perché questo è un virus che accelera il processo di invecchiamento;
negli ultimi anni l'attenzione pubblica sul tema dell'AIDS è notevolmente calata, nonostante i nuovi casi di infezione, nei Paesi sviluppati come il nostro, siano stabili; così come, i dati raccolti sul fenomeno de quo testimoniano come gli adulti ma soprattutto gli adolescenti siano disinformati o non correttamente informati rispetto all'HIV - a titolo esemplificativo, solo il 5,2 per cento dei ragazzi tra 15 e 19 anni sa che cosa sia l'intervallo finestra, informazione chiave per accedere correttamente al test per l'HIV;
la riduzione di nuovi casi di malattia conclamata non è infatti tanto attribuibile ad una riduzione delle infezioni da HIV, quanto piuttosto alle nuove terapie di farmaci antiretrovirali che hanno allungato in modo significativo il periodo di tempo che trascorre tra l'infezione e la malattia;
l'inadeguata percezione del rischio AIDS tra la popolazione è invece ancora molto alta, come è diffusa l'errata convinzione che la malattia riguardi solo particolari categorie di persone "a rischio", ad esempio i tossicodipendenti e gli omosessuali. Al contrario, negli ultimi anni la prima causa di contagio da HIV sono i rapporti eterosessuali non protetti;
il preservativo, anche quello femminile, resta ancora il fondamentale strumento di prevenzione dell'infezione da HIV nel caso di rapporti occasionali;
l'importanza di non abbassare la guardia e di continuare a sensibilizzare e informare la popolazione sul tema è quindi sensibilmente evidente soprattutto laddove si consideri, si ripete, come negli ultimi anni sia aumentata la percentuale delle persone che arrivano allo stadio di AIDS conclamato ignorando la propria sieropositività, per cui diminuiscono percettibilmente le probabilità di risposta positiva alle cure - gli ultimi dati disponibili indicano una proporzione del 67,9 per cento;
considerato infine che, nel mese di dicembre 2016, secondo quanto affermato dal Ministro della salute, il Ministero predisponeva il piano nazionale contro l'Aids, a cui doveva seguire l'approvazione dal Consiglio superiore di sanità per poi passare al vaglio delle Regioni per l'avallo definitivo e la concreta applicazione sul territorio. Secondo le dichiarazioni del Ministro, tale piano si compone di una serie di obiettivi tra cui: la messa a punto e la realizzazione di modelli di intervento per ridurre il numero delle nuove infezioni; facilitare l'accesso al test per far emergere il sommerso; garantire a tutti l'accesso alle cure; favorire il mantenimento in cura dei pazienti diagnosticati e in trattamento; migliorare lo stato di salute e di benessere delle persone che vivono con Hiv e Aids; coordinare i piani di intervento sul territorio nazionale; tutelare i diritti sociali e lavorativi delle persone che vivono con Hiv e Aids; promuovere la lotta allo stigma; promuovere l'informazione e il coinvolgimento attivo delle popolazioni a rischio,
impegna il Governo:
1) a promuovere, all'interno delle scuole, a partire dall'ultimo anno delle medie, la cultura e la conoscenza delle patologie parenterali o sessualmente trasmesse e, al contempo, le idonee figure professionali, quali infermieri e medici infettivologi, per educare alle buone pratiche e alla prevenzione;
2) a promuovere la pubblicità progresso a scopo divulgativo e informativo, prevedere la distribuzione di opuscoli e cartoline esplicative in ambienti frequentati da giovani e non solo, come in locali da ballo e di divertimento in genere, nonché negli ambulatori dei medici di base e specialisti;
3) a prevedere, all'interno di tutte ASL, un punto informativo cui potersi rivolgere per apprendere nozioni di educazione alla sessualità ed alla prevenzione da patologie parenterali o sessualmente trasmissibili;
4) a coinvolgere i medici di base nel prendere contatti con i propri pazienti di giovane età, al fine di dare loro tutte le informazioni necessarie sul tema;
5) a concretizzare il piano nazionale contro l'Aids così come preventivato e promesso.