Atto n. 3-03458 (con carattere d'urgenza)

Pubblicato il 1 febbraio 2017, nella seduta n. 752

BLUNDO , SERRA , MORRA , SANTANGELO , CASTALDI , PUGLIA - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. -

Premesso che:

la commissione nazionale per la previsione e prevenzione dei grandi rischi è la struttura di collegamento tra il Servizio nazionale della protezione civile e la comunità scientifica. La sua funzione principale è quella di fornire pareri di carattere tecnico-scientifico su quesiti del capo del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri, nonché dare indicazioni su come migliorare la capacità di valutazione, previsione e prevenzione dei diversi rischi, soprattutto quando si presentano in maniera congiunta, come accaduto nelle ultime settimane nelle regioni dell'Italia centrale. La sua organizzazione e le sue funzioni sono state ridefinite dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 ottobre 2011 e attualmente si articola in un ufficio di presidenza e 5 settori e uffici di intervento che riguardano il rischio sismico, il rischio vulcanico, il rischio meteo-idrogeologico, idraulico e di frana, il rischio chimico, nucleare, industriale e trasporti e il rischio ambientale e incendi boschivi. Ogni settore è rappresentato da un referente ed è composto da rappresentanti dei centri di competenza e altri esperti;

l'attività di valutazione dei rischi e di ricerca, monitoraggio e sorveglianza sismica viene anche svolta dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) che ha legami privilegiati con il Dipartimento della protezione civile e con le altre autorità preposte alla gestione delle emergenze, su scala sia nazionale che locale. Più precisamente, al comma 2 dell'articolo 2 del decreto legislativo 29 settembre 1999, n. 381, che lo istituisce, l'INGV viene indicato come componente del Servizio nazionale della protezione civile, col quale opera in regime di convenzione, ed è considerato ente con personalità giuridica di diritto pubblico e autonomia scientifica, organizzativa, finanziaria e contabile. Risulta, tuttavia, agli interroganti che la sua attività sia stata poco incisiva negli ultimi anni, a causa delle gravissime difficoltà finanziarie in cui versa l'ente. La cattiva gestione è stata oggetto di alcuni articoli di stampa on line ("Il Foglietto della Ricerca" del 12 maggio 2015), nei quali si parla di un disavanzo accertato di 6,8 milioni di euro per l'esercizio 2013 e, addirittura di 14,5 milioni di euro per l'anno 2014, nonché di numerose interrogazioni parlamentari dal 2012 a oggi, e ha prodotto l'allontanamento di molti ricercatori, dirigenti e tecnologi di grande competenza e onestà. Questa situazione, a parere degli interroganti, deve quanto prima essere affrontata, dando effettiva applicazione alle disposizioni contenute nell'articolo 15, comma 1-bis, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, nelle quali si prevede che "nei casi in cui il bilancio di un ente sottoposto alla vigilanza dello Stato (...) presenti una situazione di disavanzo di competenza per due esercizi consecutivi, i relativi organi, ad eccezione del collegio dei revisori o sindacale, decadono ed è nominato un commissario". Infine, risulta agli interroganti che l'INGV non sia stato nemmeno interpellato dalla commissione grandi rischi, settore rischio sismico, sui recenti eventi sismici o sui fenomeni precursori, quelli cioè inerenti ai terremoti verificatisi dal 24 agosto 2016 a oggi;

nei giorni immediatamente successivi al terremoto del 24 agosto, molte perplessità sono state manifestate circa l'effettiva adeguatezza ed efficacia della macchina organizzativa e dei soccorsi posta in essere dal Dipartimento della protezione civile. Molto scalpore hanno suscitato le dichiarazioni sui social network di una dirigente dell'INGV, dottoressa Fedora Quattrocchi, che, oltre a denunciare la lentezza degli interventi nella zona di Norcia, aveva anche sollevato molti dubbi sulla mancata puntellatura degli edifici e della chiesa, ipotizzando che tale operazione avrebbe potuto evitare i crolli del terremoto di ottobre 2016. Tali dichiarazioni sono successivamente state oggetto di provvedimenti disciplinari da parte del presidente di INGV Carlo Dogliani con la sospensione per un giorno, sia dal servizio che dalla paga della dottoressa Quattrocchi, come riportato in un articolo de "il Fatto Quotidiano" del 22 gennaio 2017, ripreso nell'interrogazione 3-03425 del senatore Fabrizio Bocchino;

considerato che:

il settore rischio sismico della commissione grandi rischi dovrebbe riunirsi prima e dopo il verificarsi di eventi eccezionali di natura sismica o riconducibili a fenomeni associati, come frane e slavine, eventi questi ultimi che si ipotizzava che potessero verificarsi a partire dalle giornate dell'8 e 9 gennaio 2017, in presenza di condizioni meteorologiche già ampiamente critiche. A peggiorare la situazione ha contribuito poi la sequenza sismica che ha colpito fin dall'inizio di gennaio 2017 e con eventi parossistici dal 18 dello stesso mese l'area dei comuni di Montereale, Capitignano, Barete e Pizzoli (tutti in provincia de L'Aquila). Tale sequenza si è sviluppata lungo un segmento sismogenetico differente rispetto a quello che ha prodotto le scosse del 24 agosto 2016, che può essere collocato tra quest'ultimo e quello che ha generato il terremoto de L'Aquila del 2009;

nonostante le tre forti scosse sismiche del 18 gennaio 2017, rispettivamente di magnitudo 5.3 alle ore 10:25, magnitudo 5.4 alle ore 11:14, magnitudo 5.3 alle ore 11:25 e le ulteriori 15 scosse superiore a magnitudo 4 e le numerose repliche, risulta agli interroganti che la commissione non fu convocata nella mattinata del 18 gennaio 2017, sebbene ci fossero le condizioni per una tempestiva e urgente riunione dopo le prime forti scosse. Quello stesso giorno alle ore 17 una slavina ha distrutto l'hotel "Rigopiano" a Farindola (Pescara), causando la morte di 29 persone;

inoltre, sono state presentate varie interrogazioni sui numerosi eventi sismici che hanno purtroppo colpito l'Italia centrale nei mesi scorsi. Tra queste l'interrogazione 3-03168 della senatrice Laura Puppato, indirizzata al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, alla quale non è stata ancora data risposta. L'atto di sindacato ispettivo è incentrato sul "gap sismico" esistente tra il segmento sismogenetico di Colfiorito, Sellano e Gualdo Tadino (tutti in provincia di Perugia) del 1997 e il segmento sismogenetico de L'Aquila del 2009, uno spazio dove, dal 24 agosto 2016, si sta verificando la sequenza sismica ancora in atto, culminata a tutt'oggi con i 15 eventi di magnitudo superiore a 5 del 18 gennaio 2017. Partendo da tali presupposti, si evidenzia come la commissione grandi rischi, settore rischio sismico, non abbia mai dato indicazioni negli ultimi 3-4 anni sulla possibilità che si attivassero proprio quei segmenti sismogenetici collocati in quel "gap sismico" tra Castelsantangelo sul Nera, Fiastra (Macerata), Norcia (Perugia), Amatrice, Accumoli (Rieti), dato di contro evidentissimo ad altri emeriti scienziati non ascoltati. A parere degli interroganti, tale assenza di riscontri può far pensare a una scarsa competenza nel campo sismotettonico da parte dei componenti della commissione e anche dei vertici INGV, rimasti silenti. A ciò si aggiunge il potenziale conflitto di interessi che riguarderebbe alcuni esponenti della commissione grandi rischi e con ruolo anche in INGV (ad esempio, nel consiglio scientifico il caso di Francesco Mulargia), di cui si è parlato su quotidiani e periodici nazionali già nel 2013 ("La Nazione", 25 febbraio, "Il Foglietto della Ricerca", 26 marzo, e "Panorama" del 3 maggio), notizie riprese in un'interrogazione (4-02061) del senatore Nicola Morra, alla quale non è stata ancora data risposta;

considerato, altresì, che:

alla luce delle concomitanti e consistenti precipitazioni nevose e del pericolo di frane, slavine, esondazioni, poi purtroppo puntualmente verificatesi, appare, a giudizio degli interroganti, tardiva la riunione del settore rischio sismico del 20 gennaio 2017, due giorni dopo i tragici eventi dell'hotel Rigopiano. Nel comunicato stampa diffuso al termine della riunione, il settore rischio sismico, oltre a fornire informazioni generali circa la magnitudo dei terremoti verificatesi dal 24 agosto, ha precisato che "a oggi non ci sono evidenze che la sequenza sismica sia in esaurimento ed identifica tre aree contigue alla faglia principale che non hanno registrato terremoti recenti di grandi dimensioni, ma hanno il potenziale di produrre scosse di elevata magnitudo. Tali segmenti - localizzati rispettivamente sul proseguimento verso Nord e verso Sud della faglia del Monte Vettore-Gorzano e sul sistema di faglie che collega le aree già colpite dagli eventi di L'Aquila del 2009 e di Colfiorito del 1997 rappresentano aree sorgenti di possibili futuri terremoti". Il comunicato, a parere degli interroganti, sembra trascurare, peraltro senza alcun valido motivo, il segmento sismogenetico più a ovest, già attivo da mesi, di Spoleto, Campello sul Clitunno, Foligno (Perugia), dove nelle ultime settimane si stanno verificando terremoti anche di magnitudo 4.1, come quello del 2 gennaio 2017, con boati e variazioni nelle falde acquifere evidenziate solo da isolati esperti dell'INGV, le cui discipline non son contemplate nell'unità di crisi dello stesso istituto né tra gli argomenti del settore rischio sismico, costituito di fatto solo da geofisici e sismologi che non si occupano dello studio dei fenomeni precursori;

sempre nel comunicato stampa si segnalava che i recenti eventi hanno prodotto "importanti episodi di fagliazione e superficiale che ripropongono il problema della sicurezza delle infrastrutture critiche quali le grandi dighe". Addirittura il presidente della commissione Sergio Bertolucci il 22 gennaio 2017 dichiarava al Tg3 che "nella zona di Campotosto (...) c'è il secondo bacino più grande d'Europa con tre dighe, una delle quali su una faglia che si è parzialmente riattivata e ci possono essere movimenti importanti di suolo che cascano nel lago". Per questo motivo Bertolucci aggiungeva che "se si avverte un aumento del rischio, bisogna immediatamente renderlo trasparente alle autorità e alla popolazione". Pubblicamente poi paragonava, a parere degli interroganti in modo azzardato tale situazione con quanto accaduto con la diga del Vajont il 9 ottobre 1963 senza ben specificare gli eventuali interventi che sindaci e presidenti di Regione avrebbero dovuto adottare. Tale comportamento ha provocato le dimissioni del vice presidente della commissione grandi rischi Gabriele Scarascia Mugnozza;

della riunione tenutasi il 20 gennaio 2017 parla approfonditamente "Il Sole-24 ore" in un articolo del 27 gennaio a firma del giornalista Mariano Maugeri dal titolo "Riunioni senza esperti di settore. Quelle mancate convocazioni alla Grandi Rischi". Nell'articolo si afferma che a partecipare alla riunione della commissione sono stati solo due esperti: il presidente Sergio Bertolucci e Domenico Giardini, sismologo con cattedra a Zurigo, per 5 mesi a capo dell'INGV e per 3 anni componente dello stesso consiglio di amministrazione dell'INGV, dopo 30 anni di presidenza di Enzo Boschi. Una riunione che (nonostante, per quanto tardivamente, sia stata "voluta dal capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio e fosse incentrata sull'andamento della sequenza sismica", come affermato nell'articolo da Franco Siccardi, coordinatore del Settore rischio meteo-idrogeologico, idraulico e di frana della commissione e presidente della fondazione "Cima" di Savona, impegnata nella mitigazione del rischio idrogeologico e idraulico) viene considerata dagli interroganti, in merito all'esiguo numero degli esperti partecipanti (due), profondamente inadeguata a fronte soprattutto della contemporanea presenza in quei giorni, oltre agli eventi sismici, di pericoli e fenomeni di natura idraulica e franosa riguardanti la diga di Campotosto e la tragedia dell'hotel Rigopiano, oltre a tutti i fenomeni transienti sul territorio e sulle falde acquifere che non hanno trovato spazio di discussione nella stessa riunione. Inoltre, Siccardi denunciava come "tra le singoli sezioni della Commissione Grandi Rischi non c'è grande sintonia",

si chiede di sapere:

se il Presidente del Consiglio dei ministri sia a conoscenza dei fatti esposti e se non ritenga doveroso verificare le motivazioni per cui si è ritenuta non necessaria la partecipazione degli esperti del settore meteo-idrogeologico, idraulico e di frana o altre discipline che si occupano di precursori di eventi sismici, franosi, di slavine e variazioni delle falde acquifere associate, alla riunione della commissione grandi rischi del 20 gennaio 2017, nonostante quanto accaduto all'hotel "Rigopiano" e ai pericoli paventati circa la tenuta della diga di Campotosto;

quali azioni intenda intraprendere per garantire la piena efficienza e il tempestivo e coordinato intervento dei vari settori e uffici che compongono la commissione grandi rischi, a fronte del verificarsi in futuro di altri pericolosi eventi di natura sismica, meteorologica e franosa;

quali interventi il Dipartimento della protezione civile intenda mettere in atto per tutelare le popolazioni residenti nelle aree dell'Italia centrale colpite dal terremoto, soprattutto di fronte ai pericoli prodotti dalle attività sismiche tuttora in corso, riguardanti anche alcune faglie come quella di Campotosto, situate a ridosso di una diga;

se il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca non ritenga urgente verificare la reale situazione finanziaria e contabile dell'INGV, nonché procedere, nel caso vi siano le condizioni e ai sensi della legge 15 luglio 2011, n. 111, al commissariamento degli organi dell'istituto, prevedendone la confluenza, ad eccezione della rete sismica, nel Consiglio nazionale delle ricerche, e se non consideri altresì opportuno procedere al rinnovo delle cariche apicali della suddetta rete, al fine di garantire una gestione più efficace delle emergenze in collaborazione col Dipartimento della protezione civile.