Pubblicato il 31 gennaio 2017, nella seduta n. 751
TOSATO - Al Ministro della giustizia. -
Premesso che, secondo quanto risulta all'interrogante:
l'Unione dei sindacati di polizia penitenziaria (USPP) ha emesso un comunicato, in data 3 gennaio 2017, dove rilevano come «episodi di aggressione, celle incendiate, tentativi di introdurre sostanze stupefacenti e altre non consentite (...) [è] un lungo elenco di difficoltà vissute da chi ha garantito la sicurezza delle carceri nei giorni di festa appena passati. Non sono mancati i tentativi d'evasione e quelli di suicidio ma di quelli non portati a compimento grazie all'opera degli agenti di polizia penitenziaria non si parla da nessuna parte, mentre l'amministrazione non si sa bene cosa intende fare per un video pubblicato su YouTube che denigra fortemente il sistema penitenziario (...) che non è idoneo a risocializzare (...) sembra un elenco buttato lì a caso e invece sono tutte cose realmente successe tra la fine dell'anno e l'inizio dell'anno nuovo»;
il sindacato USPP lamenta «di non avere un proprio Capo del Corpo come invece hanno altre forze di polizia e il rischio di implosione dietro l'angolo, la prospettiva di un rilancio delle funzioni del Corpo è quantomeno un miraggio. Non si tratta invero solo di evidenziare che pur essendo un "corpo militarmente organizzato" e quindi che dovrebbe rispondere ad una propria gerarchia interna, dalla base al vertice, ancora ha una antiquata subordinazione gerarchica con il vertice amministrativo delle carceri, ma di sottolineare che proprio le proposte dell'amministrazione penitenziaria (...) non contengono nessuno spiraglio rispetto a quelle che sono le ambizioni di un Corpo quasi giunto al suo anniversario bicentenario. Nessuna prospettiva di avere una Direzione Generale del Corpo ma neanche di creare una Direzione dell'Area sicurezza, mentre per il riallineamento dei Commissari non è bastato trovare i fondi, ora manca lo strumento attuativo che però nessuno si affretta a trovare, senza considerare che non esiste neanche un provvedimento da attuare anche per gli Ispettori e i sovrintendenti che subiscono la stessa sorte. (...) Provvedimenti adottati in spregio delle relazioni sindacali fanno da contraltare a provvedimenti non adottati sempre in spregio di corrette relazioni sindacali. Si vuole cambiare il sistema di gestione del personale che ha già dovuto subire la riorganizzazione dei servizi con la (geniale) idea della vigilanza dinamica, che a ben guardare oggi non è più così pubblicizzata ma ormai attuata a danno del carico di lavoro del personale e a giustificazione delle carenze d'organico per cui le aggressioni sono in costante aumento, ma non si può pensare di farlo utilizzando metodi fuori dalle regole negoziali. (...) Nei prossimi giorni decideremo come intervenire per far accettare le nostre rivendicazioni sul FESI 2017, ma anche sulla mobilità ordinaria, ricordando che a riguardo abbiamo formalizzato la richiesta di stabilizzazione dei trasferimenti per la legge 104/92 e relativi all'art. 36 DPR. 164/02, togliendo il velo nebbioso che ruota intorno alle assegnazioni temporanee per motivi di servizio che spesso equivalgono e superano i trasferimenti definitivi, ma anche per sollecitare provvedimenti atti a disciplinare tutte le altre fattispecie che riguardano il benessere del personale. Registrare la disponibilità di migliorare le performance del personale attraverso nuove tabelle di consegna potrebbe essere certamente una novità, magari per sciogliere anche il problema della colpa del custode, alla luce dei turni di lavoro svolti su infiniti posti di servizio. Come sarebbe gradita una vera omogenizzazione dei trattamenti del personale a parità di condizioni lavorative dopo una ricognizione seria dei posti di servizio di ogni singola struttura penitenziaria (...) A far aumentare i carichi di lavoro già ci hanno pensato altri convincendo il Ministro Orlando che si poteva ridurre la richiesta di personale, risultato? È sotto gli occhi di tutti come detto l'aumento esponenziale delle aggressioni ne è l'esempio più calzante ma anche il resto degli eventi critici in un sistema non adatto a funzionare a "regime aperto" sono lì a rendere il sistema sempre a rischio disastro»;
del pari è stata inviata dall'USPP, in data 6 gennaio 2017, all'attenzione del Presidente del Consiglio dei ministri, nonché per conoscenza all'attenzione del Ministro in indirizzo, una lettera che evidenziava come «in merito al rischio "radicalizzazione" nelle carceri italiane di cellule del terrorismo islamico (...) si ha la consapevolezza dei pericoli che l'alta presenza di detenuti extracomunitari può generare in ragione alle spinte estremiste esistenti e alle guerre in atto in medio oriente, non si comprende perché non vi sia alcuna percezione di progetto di potenziamento degli strumenti e delle risorse di cui dotare il Corpo di Polizia Penitenziaria, idonee a fronteggiare il potenziale pericolo ben focalizzato da codesto Presidente. Non si ritiene verosimile che si ritenga sufficientemente efficiente il sistema penitenziario e con esso le risposte che si attendono da una Polizia Penitenziaria mai istruita ad affrontare tale emergenza. Peraltro, la direzione presa dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, rispetto alle compromesse condizioni ambientali in cui è costretta ad operare la Polizia Penitenziaria e alle carenze organiche conclamate, che dopo la nota condanna della Corte Europea, ha avviato un percorso che sta demolendo sistematicamente la base dei compiti istituzionali affidati alla Polizia Penitenziaria, ovvero i controlli di sicurezza e l'osservazione che prima veniva effettuata direttamente nelle sezioni detentive dal personale e che oggi è stata ridotta fortemente per lasciare liberi i detenuti ristretti di circolare nelle stesse sezioni prolungatamente. È questa la conseguenza derivata dalle censure europee per un presunto utilizzo improprio delle celle detentive (destinate solo al pernottamento dei soggetti ristretti) che oggi costituisce uno dei principali motivi di difficoltà ad operare correttamente al personale di Polizia Penitenziaria impiegato in prima linea nella sicurezza delle carceri ma anche e soprattutto nelle attività di reinserimento del detenuto. (...) le ragioni della sicurezza restano al momento in primo piano, perché il rischio terrorismo islamico non è una minaccia irrisoria ma un potenziale pericolo per lo sviluppo della società in cui viviamo. Le politiche sulla sicurezza non riguardano certo il sindacato se non ci si riferisce a quelle della sicurezza sui luoghi di lavoro o alle conseguenti misure di sicurezza per renderlo dignitoso, ma quando il sistema rischia di essere a repentaglio per inadeguatezza dei mezzi a disposizione, entra in gioco anche la dignità lavorativa di chi si sente sovrautilizzato e messo alla gogna ogni volta che capita qualcosa. (...) la realtà è che mancano 8000 unità all'appello rispetto ad una pianta organica calibrata quando il numero dei detenuti doveva essere molto più basso, quando non vi erano funzionanti molte strutture penitenziarie e quando non si era di fronte all'emergenza sovraffollamento. Il rischio di una "allentata" vigilanza rappresenta un problema significativo perché è proprio nelle sezioni dove sono allocati stranieri molti detenuti, che spesso sono protagonisti di reati minori, che si applicano le direttive europee giunte dopo la sentenza c.d. Torreggiani. A questa situazione si aggiunga che le unità in servizio soprattutto nei turni pomeridiani e notturni sono sempre più esigue e anche quest'anno risulterà ancora limato fortemente il numero degli agenti in servizio a seguito dei pensionamenti per raggiunti limiti d'età e in molti casi per causa di servizio (...) ma corre l'obbligo precisare che l'abnegazione, il senso delle istituzioni che contraddistingue l'opera degli agenti non potrà continuare ad essere integra, se non si sviluppa un progetto di potenziamento concreto e soprattutto non se si doterà il Corpo di quegli strumenti tecnologici necessari a riqualificarne il lavoro (...) [e] che vi sia un impegno straordinario atto a mettere in sicurezza il lavoro della Polizia Penitenziaria per gli effetti e i riflessi che ha nella sicurezza nazionale visto che proprio il Corpo, non ha ottenuto nessun incremento d'organico concesso alle altre forze dell'ordine in occasione dell'anno giubilare ed è un vero e proprio baluardo per la sicurezza e la crescita del Paese";
i gravi fatti descritti danno un quadro allarmante sia dell'insicurezza dei luoghi di lavoro che delle gravi carenze gestionali ed organizzative in cui versa il Corpo di Polizia penitenziaria, problematiche che evidentemente non consentono al personale di svolgere con diligenza i ruoli e i compiti affidatigli,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali interventi e iniziative, anche di natura emergenziale, intenda adottare, in particolare per garantire che vengano immediatamente ripristinate le condizioni di sicurezza dei luoghi di lavoro, nonché verificare che la gestione e l'organizzazione delle attività e delle risorse presenti sia confacente al buon andamento di un'amministrazione pubblica che si occupa dell'ordine e della sicurezza negli istituti penitenziari.