Atto n. 4-00565

Pubblicato il 12 luglio 2023, nella seduta n. 86
Risposta pubblicata il 26 ottobre 2023 nel fascicolo n. 36

MAGNI - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. -

Premesso che:

gli yazidi o ezidi sono un'antichissima popolazione presente soprattutto nell'area mesopotamica fra Iraq, Siria, Iran, Turchia, Armenia e Georgia, che, seppur facente parte per lingua e tradizione della storia e del mondo curdo, ha alcuni tratti specifici che la distinguono: la fede yazida, professata da una minoranza numericamente molto esigua, ha suscitato in passato miti e leggende duri a morire che sono ancora alla base dei pregiudizi e delle persecuzioni subite in particolare negli ultimi decenni, gli "adoratori del diavolo", come sono stati chiamati per secoli in Medio Oriente, sono in realtà i seguaci di una religione pacifica, dai forti tratti mistici e popolari insieme, che non ha mai cercato di fare proseliti;

ciò nonostante, sono considerati "kuffar", infedeli, dai fanatici terroristi di matrice islamica e nei loro confronti è stato posto in essere un programma di eradicamento mirato e sistematico in quanto gruppo etnico;

il 3 agosto 2014 i combattenti del Daesh, nel momento culminante della loro politica di espansione territoriale, penetrarono nei luoghi dove vive la maggioranza degli yazidi nel mondo: si tratta del territorio del Sinjar, nel nord dell'Iraq e al confine con la Siria;

quello stesso giorno i militanti dell'ISIS massacrarono più di 3.000 esseri umani, tra cui molti anziani, e rapirono circa 7.000 fra donne e bambini per ridurli in condizioni di schiavitù; complessivamente si contano 5.000 morti, 7.000 scomparsi, oltre 400.000 profughi.

due settimane dopo l'assalto del Daesh è stata rinvenuta la prima fossa comune che rivelò al mondo il genocidio;

le Forze democratiche siriane (SDF) hanno fornito prove fotografiche di questo genocidio ancora in corso e hanno pubblicato immagini dei bambini liberati; Daesh ha provato a cancellare il loro senso di appartenenza all'etnia curda addestrandoli in campi speciali all'interno del programma "Cuccioli del Califfato" per farli diventare soldati e kamikaze; oggi purtroppo non parlano più nemmeno la loro lingua madre;

secondo un recente rapporto dell'organizzazione non governativa “Human rights watch”, "i crimini dello Stato islamico contro la minoranza yazida proseguono e restano ampiamente impuniti"; sono ancora tante le donne vittime di abusi sessuali continui e ripetuti. Molte di loro vengono addirittura vendute come schiave;

una parte di coloro che sono riusciti a fuggire nel 2014 ha cercato riparo sulla montagna di Shengal dove i sopravvissuti hanno trovato i militanti delle unità di difesa kurde che erano scesi incontro a loro dai monti Qandil e che hanno respinto i primi tentativi dell’ISIS di addentrarsi sulla montagna, cominciando, allo stesso tempo, ad addestrare giovani uomini e giovani donne alla resistenza armata;

sono sorte così le YBS/YJS, i primi nuclei di autodifesa maschili e femminili della popolazione ezida; oggi Sinjar City è una città che è stata completamente distrutta, prima dai bombardamenti di terra dell’ISIS per conquistarla, e poi dai bombardamenti aerei della coalizione internazionale per cacciare gli islamisti del Califfato;

in questi ultimi anni, la popolazione ezida ha conosciuto un’autentica rivoluzione costruendo una nuova società caratterizzata dall’autodeterminazione democratica. Il Consiglio dell’autonomia è composto da tredici donne e da tredici uomini; le donne partecipano, per la prima volta da protagoniste, non solo alle formazioni di autodifesa, ma anche e soprattutto alla vita politica e sociale;

il protagonismo femminile si esprime soprattutto nell’attività culturale, sociale e politica dell’associazione delle donne ezide “Taye”, un movimento aperto a tutte le donne che abitano la regione e non solo alle donne ezide;

nel settembre 2017 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione n. 2379, che istituiva un team investigativo per aiutare il Governo iracheno a raccogliere, conservare e analizzare le prove dei crimini commessi dai combattenti del Daesh, e di fatto quindi anche con riferimento al genocidio yazida;

la stessa commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria si è espressa sull’intera vicenda utilizzando il termine "genocidio yazida"; la richiesta avanzata è quella di impegnare le Nazioni Unite affinché mandino osservatori in Iraq fra gli yazidi in modo da creare le condizioni per farli rientrare nei territori d’origine in sicurezza, perché "senza protezione internazionale non c’è certezza che il terrorismo e il genocidio non tornino";

a livello internazionale, alcuni governi (tra cui quelli di Canada, Australia, Francia, Kuwait, Norvegia, Germania e Grecia) hanno dato il loro supporto con politiche di reinserimento nei territori d’origine dopo aver avviato programmi di protezione nei relativi Paesi; Human rights watch sostiene, inoltre, che i processi in corso per crimini commessi contro gli yazidi sono destinati a un nulla di fatto e gli imputati sono principalmente accusati di "appartenenza, supporto o assistenza allo Stato islamico". Il rischio è quindi che le prove del genocidio possano "perdersi, nel tempo, nelle fosse comuni che le autorità locali tardano a portare alla luce" e nella debole efficienza del sistema giudiziario iracheno;

in Italia il 26 marzo 2019 la III Commissione (Affari esteri e comunitari) della Camera ha approvato risoluzione 8-00021 a prima firma Simona Suriano, che impegnava il Governo ad assumere iniziative per sensibilizzare la comunità internazionale e valutare le modalità più opportune per riconoscere il genocidio ezida;

tale risoluzione non risulta essere mai stata attuata,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno attivarsi perché sia data attuazione alla risoluzione 8-00021 a prima firma Simona Suriano approvata il 26 marzo 2019 dalla Camera dei deputati;

quali iniziative intenda assumere per sensibilizzare la comunità internazionale sui crimini descritti, anche al fine di riconoscere ufficialmente il genocidio yazida.