CAMERA DEI DEPUTATI

COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI (1ª)

GIOVEDÌ 6 MARZO 2003

Presidenza del presidente Donato BRUNO

Interviene il ministro per gli affari regionali Enrico La Loggia.

 

 

SEDE REFERENTE

La seduta comincia alle 13,45.

(…)

Adeguamento dell'ordinamento della Repubblica alla legge costituzionale n. 3 del 2001.
(Seguito dell'esame e rinvio)

La Commissione prosegue l'esame, rinviato, da ultimo, nella seduta di ieri.

Marco BOATO (Misto-Verdi-U), ringraziato il ministro La Loggia per l'attenzione dimostrata in questa e in precedenti circostanze al confronto in sede parlamentare, sottolinea l'atteggiamento costruttivo assunto dai gruppi del centro-sinistra, che hanno condiviso la necessità di una legge recante disposizioni per l'adeguamento dell'ordinamento della Repubblica alla legge costituzionale n. 3 del 2001. Nel confermare tale orientamento, intende evidenziare alcune questioni di carattere generale e specifiche osservazioni, rispetto alle quali preannuncia la presentazione di emendamenti di carattere migliorativo.
Ricorda che al Senato alcuni gruppi della maggioranza avevano manifestato l'intenzione di modificare il testo nel corso dell'esame presso questo ramo del Parlamento. Alla luce di tali dichiarazioni, l'Ulivo - a seguito di un dibattito interno circa l'opportunità di dare luogo ad uno scontro frontale ovvero ad un confronto critico ma costruttivo con la maggioranza - ha ritenuto di presentare un numero limitato di emendamenti puntuali riguardanti il merito del provvedimento. Pertanto l'atteggiamento di chiusura assunto successivamente dalla maggioranza ha comportato un mutamento del quadro politico, rispetto al quale si pone la necessità di un chiarimento da parte del Governo.
Osserva quindi che l'ipotesi di una modifica dell'impianto del titolo V della Costituzione, avendo un'incidenza diretta sul disegno di legge in esame, pone un problema di raccordo legislativo e istituzionale, nonché di correttezza dei rapporti tra maggioranza e opposizione.
Quanto alle ripetute dichiarazioni circa l'approvazione a colpi di maggioranza della riforma del titolo V, precisa che la legge n. 3 del 2001 è stato il frutto di una collaborazione tra maggioranza ed opposizione protrattasi per gran parte della legislatura e della pressante sollecitazione dei presidenti delle regioni interessati ad una rapida definizione delle nuove competenze regionali. Richiama in proposito le partecipazione dei rappresentanti maggiormente competenti dei due schieramenti ai lavori del Comitato ristretto su quel disegno di legge costituzionale.
Rilevato che sul nuovo titolo V della Costituzione si è svolta un consultazione referendaria, ribadisce il giudizio complessivamente positivo sul testo in esame che risponde ad una esigenza di adeguamento dell'ordinamento a suo avviso condivisibile. Ritiene tuttavia di sollevare alcuni specifici rilievi.
Esprime in primo luogo forti perplessità sul conferimento, di cui al comma 4 dell'articolo 1, di una delega al Governo per l'individuazione dei principi fondamentali nelle materie previste dall'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, vista la competenza del Parlamento a determinare i principi fondamentali nelle materie di legislazione concorrente. Osserva inoltre che il riferimento a "decreti legislativi meramente ricognitivi" non aiuta a superare la considerazione circa il carattere politico della scelta dei principi fondamentali.
Con riferimento ai principi di delega di cui al comma 4, preannuncia la presentazione di emendamenti volti ad espungere dal testo il richiamo all'esclusività, manifestando il convincimento che l'eventuale omissione dai decreti legislativi di un principio pur presente nell'ordinamento potrebbe risolversi in una soppressione tacita dello stesso.
Quanto alla procedura di adozione dei decreti legislativi, considererebbe più opportuno prevedere il parere della Conferenza unificata anziché della Conferenza Stato-regione, in considerazione delle ricadute su competenze non legislative degli enti territoriali. Si dovrebbe inoltre stabilire l'obbligo da parte del Governo di omettere dal decreto legislativo ovvero di modificare le disposizioni ritenute innovative in conformità alle indicazioni contenute nel parere.
Riprendendo alcune considerazioni del deputato Zeller, auspica quindi una integrazione del testo dell'articolo 5, che nell'attuale formulazione risulta maggiormente arretrato rispetto alla normativa costituzionale previgente.
Con riferimento all'articolo 6, in materia di riparto delle funzioni amministrative tra Stato, regioni, province, comuni e città metropolitane, dichiara di considerare preferibile rispetto all'attuale formulazione del comma 1 quella originariamente proposta dal Governo, potendosi eventualmente immaginare un ulteriore semplificazione attraverso il richiamo ai meccanismi previsti dalla legge n. 59 del 1997.
Ritiene che l'articolo 7 alimenti le maggiori perplessità, risentendo forse di una certa debolezza del testo costituzionale. In particolare occorrerebbe fare riferimento alla natura provvisoria dei provvedimenti assunti dal Governo nell'esercizio del potere sostitutivo, considerando quindi il momento in cui la relativa competenza cessa a seguito dell'assolvimento dei proprio compiti da parte degli organi originariamente inadempienti. Occorre inoltre chiarire il significato dell'espressione "anche normativi" riferita ai provvedimenti adottati dal Consiglio dei ministri.
Ribadisce infine l'esigenza di un confronto, a suo avviso ineludibile, sul mutamento del quadro politico.

Il ministro Enrico LA LOGGIA sottolinea l'identità di vedute all'interno del Governo e della maggioranza sul percorso del disegno di legge sulla devoluzione e sulla nuova ipotesi di riforma del titolo V della Costituzione, su cui il Governo intende presentare un progetto organico.
Non ravvisa interferenze tra il disegno di legge in esame, il nuovo progetto di riforma costituzionale e il disegno di legge di modifica dell'articolo 117 della Costituzione, ritenendo che il provvedimento in esame, sebbene volto ad adeguare l'ordinamento alla legge costituzionale n. 3 del 2001, possa risultare di qualche utilità anche rispetto ai successivi interventi modificativi.
Quanto all'opportunità di affidare al Governo l'enucleazione dei principi fondamentali nelle materie dell'articolo 117, comma terzo, della Costituzione, dopo la lunga discussione svolta al Senato ha ritenuto di mantenere nel testo la specifica disciplina nel convincimento che la stessa si muova all'interno dei limiti costituzionali e consenta di superare la situazione di caos istituzionale che attualmente contraddistingue i rapporti tra Stato e regione. Considera inoltre il riferimento a decreti legislativi meramente ricognitivi tale da garantire ampiamente i poteri del Parlamento.
Preannuncia quindi la presentazione di proposte emendative - riguardanti tra l'altro alcuni rilievi del relatore - volte ad apportare qualche aggiustamento ad un testo che a suo avviso merita di essere apprezzato nel suo impianto complessivo.
Si riserva infine, anche in considerazione della ristrettezza dei tempi della Commissione, di affrontare ulteriori questioni nel corso dell'esame degli emendamenti.

Donato BRUNO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

 

La seduta termina alle 14.55.

 

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