CAMERA DEI DEPUTATI

Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 288 del 27 marzo 2003

Presidenza del Vicepresidente FABIO MUSSI

indi del Presidente PIER FERDINANDO CASINI

 

 

(…..)

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1545 - Disposizioni per l'adeguamento dell'ordinamento della Repubblica alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 (approvato dal Senato) (3590) (ore 13,06).

 

Annunzio di questioni pregiudiziali e di una questione sospensiva - A.C. 3590)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Disposizioni per l'adeguamento dell'ordinamento della Repubblica alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3.
Avverto che sono state ritirate la questione pregiudiziale di costituzionalità Bressa n. 1 (vedi l'allegato A - A.C. 3590 sezione 1) e la questione pregiudiziale di merito Olivieri n. 1 (vedi l'allegato A - A.C. 3590 sezione 2).

 

(Esame di una questione sospensiva - A.C. 3590)

PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la questione sospensiva Boato ed altri n. 1 (vedi l'allegato A - A.C. 3590 sezione 3).
A norma dell'articolo 40, comma 3, del regolamento, ha facoltà di illustrare la questione sospensiva uno solo dei proponenti, per non più di dieci minuti; può poi intervenire, per non più di cinque minuti, un deputato per ciascuno degli altri gruppi.
L'onorevole Boato ha facoltà di illustrare la sua questione sospensiva n. 1.

MARCO BOATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, come lei poco fa ha annunciato, signor Presidente, i gruppi dell'Ulivo e la componente Minoranze linguistiche hanno ritirato la questione pregiudiziale di costituzionalità e quella di merito proprio perché l'aspetto specifico di quella materia ha trovato un punto di equilibrio e di risoluzione in alcuni emendamenti che sono stati accettati.
Invece, non solo abbiamo mantenuto, ma ne sottolineano tutta l'importanza, la questione sospensiva perché vogliamo fare emergere in questo dibattito, signor Presidente e colleghi, la situazione francamente confusa - di vero e proprio stato confusionale - nella quale si trova il Governo in materia di riforme costituzionali ed istituzionali.
La riforma del titolo V della seconda parte della Costituzione, approvata nella XIII legislatura e confermata - unica parte della Costituzione ad esserlo stata! - dal popolo italiano nel referendum costituzionale del 7 ottobre 2001, comporta, evidentemente, un problema di legge ordinaria di attuazione.
Noi dei gruppi dell'Ulivo abbiamo considerato opportuna e doverosa, ministro La Loggia - semmai, l'abbiamo considerata tardiva, ma comunque opportuna e doverosa -, l'iniziativa legislativa del Governo, in particolare del ministro appena nominato, per dare attuazione al nuovo titolo V con legge ordinaria, attraverso disposizioni per l'adeguamento dell'ordinamento della Repubblica al nuovo testo costituzionale in materia di sistema delle autonomie e di nuovi rapporti tra Stato e regioni.
Su questo terreno, il Governo, ed il ministro Loggia in particolare, hanno trovato tutti i gruppi dell'Ulivo aperti al confronto costruttivo ed al dialogo parlamentare.

Al Senato, il disegno di legge La Loggia è stato approvato addirittura con il nostro voto favorevole a fronte, tuttavia, dell'impegno ad introdurre una modifica nel disegno di legge costituzionale Bossi sulla devoluzione (sul quale, al Senato, vi è stato uno scontro muro contro muro), che comporta un'ulteriore modifica ed un vero e proprio stravolgimento del nuovo articolo 117 della Costituzione entrato in vigore da meno di due anni.
Ma tutto questo impegno nel confronto su questo disegno di legge alla Camera non è stato mantenuto. Tutto questo non è avvenuto, ministro La Loggia. I gruppi dell'Ulivo hanno mantenuto il loro impegno di dialogo e di confronto costruttivo mentre il centrodestra, la Casa delle libertà, ha blindato anche alla Camera il testo sulla cosiddetta devoluzione, prendendoci letteralmente in giro per settimane nella Commissione affari costituzionali con dibattiti e numerose audizioni che non hanno portato assolutamente a nulla.
Noi, gruppi dell'Ulivo, abbiamo evitato il muro contro muro e abbiamo fatto solo proposte emendative migliorative del testo, e in numero assai limitato, in modo da renderlo quanto meno compatibile con l'impianto e il sistema costituzionale; voi, maggioranza di centrodestra, voi, Casa delle libertà, che vi lamentate della mancanza del confronto costruttivo da parte dell'Ulivo, voi avete fatto muro contro muro e, sotto il ricatto della Lega nord Padania, non avete accettato di modificare neanche una virgola, neppure una parola, e avete persino ritirato (Alleanza nazionale), non presentato (UDC) o fatto decadere (Forza Italia) i vostri pur limitati emendamenti.
Nel frattempo, fuori dal confronto parlamentare, avete deciso di modificare nuovamente i cardini essenziali del nuovo titolo V, annunciando la presentazione di un nuovo disegno di legge costituzionale che metterà nuovamente in discussione l'intero impianto costituzionale, che riguarda le regioni e l'intero sistema delle autonomie e il loro rapporto con le competenze dello Stato. Da tutto questo emerge - basta leggere un giornale, che credo sia abbastanza corretto nel riferire in questa materia, come Il Sole 24 Ore (a pagina 11 dell'edizione odierna), che dà una fotografia di tutto questo stato confusionale - un vero stato confusionale del Governo in materia di riforme costituzionali e istituzionali.
Oggi, ministro La Loggia, discutiamo di un disegno di legge ordinaria per attuare il vigente titolo V; la prossima settimana dovremo o dovremmo discutere dello stravolgimento dell'articolo 117, che fa parte del titolo V, inserendo il testo sulla devoluzione; subito dopo, ministro La Loggia, rappresentanti del Governo, colleghi della Casa delle libertà, dovremmo cominciare a discutere di una riforma radicale del titolo V che, come si annuncia, cancellerebbe il federalismo differenziato previsto al terzo comma del nuovo articolo 116 della Costituzione e addirittura cancellerebbe l'intera materia della legislazione concorrente prevista al terzo comma dell'articolo 117 della Costituzione, quella materia su cui interviene proprio il primo articolo del disegno di legge La Loggia che comporta una delega al Governo per l'individuazione ricognitiva dei principi fondamentali in materia di legislazione concorrente.
Noi, quindi, oggi dovremmo delegare al Governo il compito di individuare i principi fondamentali in materia di legislazione concorrente, mentre lo stesso Governo sta per presentare al Consiglio dei ministri un nuovo disegno di legge costituzionale per cancellare totalmente, oltre che il federalismo differenziato, la legislazione concorrente tra Stato e regioni e mentre lo stesso Governo impone al Parlamento di approvare in prima lettura la modifica dell'articolo 117 in materia di devoluzione che, tuttavia, a sua volta, verrà ricompreso in un più ampio disegno di legge costituzionale che cambierà nuovamente il titolo V entrato in vigore dopo il referendum del 7 ottobre 2001.
Tutto questo è pazzesco, tutto questo è quanto meno poco serio. Sulla Costituzione si stanno riflettendo gli scontri, i ricatti e le contraddizioni interne alla maggioranza di centrodestra. Ma, signor ministro e colleghi, la Costituzione non è un'enciclopedia a dispense da cambiare ogni paio d'anni ad ogni cambio di maggioranza.
Noi, gruppi dell'Ulivo e minoranze linguistiche, abbiamo ritirato le pregiudiziali di costituzionalità e di merito che riguardavano una questione specifica e abbiamo, anche questa volta, dimostrato, ancora una volta, volontà di confronto, di dialogo e di collaborazione ma voi, della maggioranza e del Governo, con l'attuale condotta, in materia di riforme costituzionali e istituzionali state tenendo un comportamento inaccettabile ed anche offensivo. La nostra questione sospensiva mira a fare emergere tutto questo e a provocare un necessario chiarimento politico ma non, mi si consenta, nelle riunioni del lunedì o martedì sera ad Arcore o in qualche, per così dire, officina, ma nelle aule del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

ANTONELLO CABRAS. Signor Presidente, signor ministro, nel sostenere la questione sospensiva che ha appena finito di illustrare il collega Boato, pensiamo che dovremmo cercare, per quanto possibile, di evitare di usare inutilmente il nostro tempo; in particolare di usare inutilmente il tempo del Parlamento e, in particolare, di questa Camera. Noi riteniamo si tratti di una questione sulla quale maggioranza e opposizione dovrebbero trovare una comune valutazione a prescindere, ovviamente, dalle differenti opinioni che si confrontano sui diversi argomenti.
È nota la nostra opinione convergente con la maggioranza sul merito di questa proposta, e ciò è testimoniato dall'atteggiamento che l'opposizione e il nostro gruppo hanno tenuto in Senato, nel corso della prima lettura, ed anche qui alla Camera, nella discussione che si è svolta in Commissione. Siamo alla vigilia di un'importante decisione del Governo. Alcuni sostengono che già domani il Governo dovrebbe varare un disegno di legge di revisione costituzionale del titolo V della Costituzione attualmente in vigore che è stato anche sottoposto a referendum confermativo.
Abbiamo discusso del disegno di legge del ministro Bossi all'inizio di questa settimana e abbiamo subìto un'inversione dell'ordine del giorno per rinviarlo ad un'altra data; in sostanza siamo alla vigilia di quello che abbiamo definito una sorta di ingorgo di provvedimenti, in parte costituzionali o di revisione costituzionale in parte di legge ordinaria, come l'attuale. È un ingorgo di provvedimenti composto dalla legge Bossi che dovrebbe essere approvata, se la maggioranza di questa Camera così deciderà, nei prossimi giorni in seconda lettura e attendere poi le letture successive, siamo in presenza di una annunciata revisione del titolo V della Costituzione e abbiamo all'ordine del giorno una legge di iniziativa del Governo di attuazione dell'attuale titolo V della Costituzione. Sembra un rompicapo. Non si capisce dove stia la verità in mezzo a tutte queste proposte volte l'una a cambiare l'altra e l'altra ad attuare quella che deve essere modificata.
Ora, io penso che il buonsenso dovrebbe suggerirci di interrompere questo eccesso, di - io la definisco così - ginnastica istituzionale, oppure rischiamo veramente il ridicolo sia da un punto di vista istituzionale, sia da un punto di vista politico. Il nostro è un lavoro prezioso, o così dovrebbe essere; almeno noi dovremmo giudicarlo tale e quindi cercare di impiegare il tempo per attività che servono a qualcosa. A questo punto, sgombrato il campo dal dubbio che stiamo facendo un puro e semplice ostruzionismo perché sul provvedimento di legge in esame abbiamo già espresso - Boato prima di me lo ha fatto - la nostra opinione, noi suggeriamo, sommessamente, alla maggioranza, di sospendere l'esame di questo provvedimento in attesa di conoscere quale sorte avranno gli altri provvedimenti, con questo strettamente collegati, e, soprattutto, per evitare di doverne esaminare, dopo questo provvedimento, un altro, magari di iniziativa del Governo, volto a modificare questo che ancora non abbiamo discusso e stiamo per approvare. Dunque, facciamo appello al buonsenso e proponiamo di sospendere l'esame di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor ministro, lei sa che nel corso di queste settimane abbiamo ripetutamente sollecitato il Governo affinché il disegno di legge che porta il suo nome potesse essere discusso, votato ed approvato prima dell'esame del disegno di legge che reca, invece, la firma del ministro Bossi (relativo, come sappiamo, alla devoluzione). Abbiamo sostenuto coerentemente questa posizione perché ritenevamo che l'azione da lei svolta fosse importante, che fosse un'azione che superasse, in qualche modo, la strana situazione che si era venuta a creare. Avevamo cioè una riforma costituzionale, quella del titolo V - che, come ricordato dall'onorevole Boato, è l'unica parte della Costituzione che ha avuto anche una sanzione popolare positiva - che sembrava in qualche modo essere ignorata dal Governo. Il Governo Berlusconi, infatti, nel corso di questi mesi, ha proceduto come se quella riforma non esistesse. Una prova di questo stato di fatto l'abbiamo se si pone attenzione ai ricorsi che le regioni, nel corso di questi mesi, hanno presentato innanzi alla Corte costituzionale: su 40 ricorsi promossi dalle regioni, ben 38 riguardano una presunta attività di interferenza da parte del Governo nelle materie e nelle attività legislative e regolamentari che il nuovo titolo V affida loro. È del tutto evidente che ci troviamo di fronte ad una situazione singolare, a una situazione determinata dalla sottile, ma pervicace, volontà del Governo Berlusconi di non considerare costituzione vigente la riforma del titolo V. Pertanto, avevamo salutato con estremo favore l'iniziativa da lei assunta e immaginavamo che, accanto ad essa, potesse essere avviata anche un'iniziativa tendente a dare pratica attuazione alle previsioni dell'articolo 119, altra questione determinante perché il titolo V non resti solo sulla carta, ma possa essere parte vivente della nostra Costituzione.
Ebbene, oggi ci troviamo in una situazione che definire paradossale è eufemistico: infatti, ci troviamo, noi che volevamo discutere subito il suo disegno di legge, a chiedere di non discuterlo! Ciò avviene non perché non vogliamo entrare nel merito delle proposte che lei ed il Governo avete avanzato, ma perché nel corso di queste settimane è avvenuto un fatto stranissimo: abbiamo cioè iniziato a discutere in aula il progetto della devoluzione e la maggioranza, al suo interno, ha registrato una situazione di conflitto latente, più o meno esplicitamente espresso. Ciò ha portato a farle accogliere un'iniziativa, provenuta da una sua stessa parte, tendente a riscrivere il titolo V inglobando, in tale riscrittura, la stessa devoluzione.
Oltre al fatto che sono veramente curioso di vedere come questa operazione possa avere senso politico e costituzionale, ci troviamo oggi a dover discutere un disegno di legge ove la rubrica dell'articolo 1 recita: "attuazione dell'articolo 117, primo e terzo comma, della Costituzione, in materia di legislazione regionale". Ebbene, se prestiamo attenzione alle dichiarazioni rilasciate da autorevoli membri del Governo, anche da lei, ministro La Loggia, nonché da autorevoli rappresentanti della maggioranza, quali gli onorevoli Tabacci e Volontè o i senatori D'Onofrio e Pastore, ci rendiamo conto di trovarci di fronte ad un'ipotesi di riscrittura del titolo V che, in qualche modo, vede scomparire la competenza concorrente ed il terzo comma dell'articolo 116 (cioè quelle forme particolari di autonomia) nonché il riemergere - se vogliamo dare credito anche a quanto scritto, anche se repentinamente ritirato, da Alleanza nazionale - dell'interesse nazionale come elemento ispiratore dell'attività legislativa propria delle regioni. Ci troviamo, cioè, di fronte ad una controriforma antifederale ed antisociale, ad una controriforma che cancellerebbe, né più e meno, tutta l'attività di legislazione concorrente alla quale l'articolo 1 di questo disegno di legge dedica parecchie ed interessanti parole, che dovrebbero costituire i criteri ispiratori della delega relativi alla ricognizione dei principi generali.
Questa è una situazione che - lo ripeto - definire paradossale è eufemistico. Abbiamo mantenuto tale questione sospensiva proprio perché intendevamo smascherare questo fatto e volevamo chiarire in Assemblea - e non in altre sedi - lo stato confusionale in cui versa oggi la maggioranza.
Come potete pensare che noi oggi diamo delega al Governo per individuare principi e criteri ispiratori della legislazione concorrente, quando domani forse il Consiglio dei ministri cancellerà del tutto la legislazione concorrente dalla nostra Costituzione? A che gioco stiamo giocando? Questo è il Parlamento della Repubblica italiana: dovremmo sempre, in ogni momento, non dimenticarci di ciò ed essere all'altezza della dignità che il compito di legislatori impone a tutti noi (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cristaldi. Ne ha facoltà.

NICOLÒ CRISTALDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho l'incarico di intervenire a nome della Casa delle libertà per esprimere la contrarietà alla questione sospensiva proposta. Ci apprestiamo a proseguire nel processo di modernizzazione e a trattare due disegni di legge: il primo riguarda la devoluzione ed è già in discussione qui alla Camera ed il secondo, come si è appreso dai giornali, dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri prima e poi avviato alla discussione della Camera e del Senato.
Se approvassimo la questione sospensiva, vi sarebbe un pericolo: non poter dare risposte a gran parte delle istanze che hanno occupato il dibattito politico e - perché no? - anche il contenzioso politico tra i comuni, le regioni e lo Stato. Vi è tanta materia che viene ordinata. Allo stato attuale, penso, ad esempio, al contenzioso relativo al ruolo nella politica internazionale delle regioni, che devono muoversi all'interno delle direttive e dei principi sanciti dallo Stato, ma con la loro autonomia. Tutti noi abbiamo ricevuto delegazioni di presidenti di regioni e di organizzazioni che hanno chiesto di poter avere l'agibilità da questo punto di vista. Se approvassimo la questione sospensiva, non consentiremmo, ad esempio, alle regioni di accedere a questo importante momento di modernizzazione della politica italiana.
Penso anche a cose molto più importanti: in questa fase si stanno delineando le nuove direttive dell'Unione europea, siamo di fronte al superamento per molte regioni dell'obiettivo 1, siamo di fronte ad un ridisegno anche dei regolamenti dell'Unione europea e se dicessimo "no" a questa possibilità, non consentiremmo alle regioni di partecipare con i loro rappresentanti ai comitati dell'Unione europea e anche di partecipare alla formazione dello stesso regolamento. Occorre difendere gli interessi.
Ritengo, tra l'altro, che sarebbe un errore dire "no" al sistema dei controlli che, con il disegno di legge presentato dal Governo, viene modernizzato. Il sistema dei controlli non riguarderà soltanto la Corte dei conti: penso anche a ciò che avverrà all'interno dei comuni. Immagino che sia un errore sospendere una politica che metterà ordine nella grande legislazione dello Stato e che servirà sia allo Stato sia alle regioni e, per certi versi, anche ai comuni: alludo ai testi unici. Se noi dicessimo "no" in questa sede, bloccheremmo tale politica, anziché dare ordine alle leggi dello Stato che possono essere utili anche per i provvedimenti delle regioni.
Signor Presidente, intendo sollevare un'ultima questione. Certo, il Governo ha il diritto di presentare un disegno di legge costituzionale, ma noi abbiamo il dovere di sapere che vi sono tempi ben precisi per la trattazione di tali provvedimenti. Sono previsti la doppia lettura ed un più ampio dibattito. L'eliminazione della materia concorrente (di cui si è parlato e si è letto sui giornali) non è un passo di poco conto: aprirà un grande dibattito nel paese e si dovranno consultare dei costituzionalisti. Non credo che il passaggio sia semplice: è un bell'obiettivo dal punto di vista strategico, ma vi saranno tempi lunghi per la trattazione di quel disegno di legge.
Ecco la ragione per la quale ci sembra opportuno insistere per attuare, intanto, ciò che è possibile attuare (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione sospensiva Boato ed altri n. 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge.

 

(Presenti 325
Votanti 324
Astenuti 1
Maggioranza 163
Hanno votato
114
Hanno votato
no 210).

La Camera può pertanto procedere alla discussione degli articoli del disegno di legge n. 3590.
La ripartizione dei tempi riservati all'esame degli articoli sino alla votazione finale del disegno di legge è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (vedi calendario).
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

 

Allegato A
Seduta n. 288 del 27/3/2003

 

DISEGNO DI LEGGE: S. 1545. - DISPOSIZIONI PER L'ADEGUAMENTO DELL'ORDINAMENTO DELLA REPUBBLICA ALLA LEGGE COSTITUZIONALE 18 OTTOBRE 2001, N. 3 (APPROVATO DAL SENATO) (3590)

 

(A.C. 3590 - Sezione 1)

QUESTIONE PREGIUDIZIALE PER MOTIVI DI COSTITUZIONALITÀ

La Camera,
premesso che:
il comma 6 dell'articolo 10 del disegno di legge in esame, introdotto nel corso dell'esame in Commissione Affari Costituzionali, con un emendamento del relatore, stabilisce che ai commissari del Governo di Trento e di Bolzano si applicano le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 17 maggio 2001, n. 287;
il comma 6 dell'articolo 10 detta una disposizione di legge ordinaria che va ad incidere su materie disciplinate con norme di rango costituzionale, quali lo statuto speciale di autonomia del Trentino-Alto Adige e le relative norme di attuazione, sovvertendo così il principio della gerarchia delle fonti; inoltre, rinvia al contenuto di norme contenute in un decreto del Presidente della Repubblica e quindi di natura regolamentare esponendo perciò l'allocazione delle competenze e la relativa disciplina ad una fonte normativa di rango secondario;
dal punto di vista logico-giuridico il comma 6 dell'articolo 10 risulta contraddittorio e di riflesso lesivo delle competenze previste dallo statuto e dalle relative norme di attuazione della regione Trentino-Alto Adige (norme di rango costituzionale) in quanto da un lato fa salve le competenze delle province autonome e dall'altro richiama genericamente le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica n. 287 del 2001; queste ultime si discostano dalla disciplina statutaria vigente e dall'attuale assetto delle competenze commissariato/province in vari punti. In particolare l'articolo 1, comma 2, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica prevede in capo all'Ufficio del Governo il supporto al prefetto nell'esercizio delle funzioni di autorità provinciale di pubblica sicurezza, ivi inclusa l'attività inerente i pubblici spettacoli, attribuita alla provincia autonoma e disciplinata ad hoc dal decreto del Presidente della Repubblica n. 686 del 1973. Inoltre l'articolo 1, comma 2, lettere e) e f), prevede da parte dell'Ufficio del Governo l'esercizio a livello periferico di funzioni genericamente indicate e, visto l'ampio ambito di competenze provinciali, destinato a sovrapporsi alle funzioni svolte dalle medesime province. All'articolo 2, comma 2, lettera a), sono previste funzioni di coordinamento nei confronti degli enti locali, ove per statuto l'attuale commissario del Governo ha compiti di coordinamento unicamente delle attività statali e delle attività statali delegate agli enti locali (articolo 87 del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670). All'articolo 8, infine, è prevista per il personale una diversa disciplina rispetto a quella già prevista nel decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 1973 per il personale del Commissariato;

se è evidente, quindi, il vulnus delle norme dello Statuto e delle norme di attuazione contenute nei decreti del Presidente della Repubblica citati, il testo risulta inoltre contraddittorio e illogico poiché tra le disposizioni richiamate del decreto del Presidente della Repubblica n. 287 del 2001 vi è pure l'articolo 15, che paradossalmente prevede espressamente che il decreto del Presidente della Repubblica medesimo non trovi applicazione nelle province autonome,

delibera

di non procedere all'ulteriore esame del disegno di 3590-A.
n. 1. Bressa, Boato, Leoni, Zeller, Olivieri, Brugger, Detomas, Kessler, Widmann, Maura Cossutta, Pisicchio, Buemi.

 

 

 (A.C. 3590 - Sezione 2)

QUESTIONE PREGIUDIZIALE PER MOTIVI DI MERITO

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in esame, all'articolo 10, comma 6, estende ai commissari del Governo delle province autonome di Trento e di Bolzano le disposizioni in materia di ordinamento degli uffici territoriali del Governo di cui al decreto del Presidente della Repubblica 17 maggio 2001, n. 287, con una generica clausola di salvaguardia delle competenze attribuite a tali province dai rispettivi statuti;
la mancata individuazione delle rispettive sfere di competenza, che verrebbero peraltro a determinarsi sulla base le une di una fonte normativa di rango costituzionale e le altre in virtù del disposto di una legge ordinaria, rende problematica l'esatta perimetrazione delle funzioni facenti capo ai commissari del Governo in un quadro ordinamentale segnato da forti elementi di specificità, che discendono dall'attribuzione di una forma del tutto originale di autonomia;
ne deriva il concreto pericolo di una confusione e sovrapposizione di competenze che darebbero luogo ad un contenzioso difficile da dirimere e potenzialmente lesivo delle prerogative degli organi provinciali, tanto che il già richiamato decreto del Presidente della Repubblica del 287 del 2001, all'articolo 15 espressamente esclude per le province di Trento e di Bolzano la istituzione di uffici del Governo;
inoltre, il conferimento di nuovi poteri in via automatica ai commissari del Governo sembra non tener conto dell'esigenza richiamata dall'articolo 107, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670, che, proprio in considerazione delle peculiarità anche sotto il profilo della composizione etnica delle province di Trento e di Bolzano, richiede nel procedimento di formazione delle norme di attuazione dello Statuto speciale del Trentino Alto Adige il parere di una Commissione paritetica nella quale sia rappresentato il gruppo linguistico tedesco;
per tali ragioni, l'approvazione delle disposizioni richiamate introdurrebbe elementi di incertezza e di contraddizione tali da destabilizzare delicati equilibri istituzionali,

delibera

di non procedere all'ulteriore esame del disegno di legge n. 3590-A.
n. 1. Olivieri, Boato, Bressa, Detomas, Zeller, Kessler, Montecchi, Leoni, Maura Cossutta, Pisicchio, Buemi.

 

 

(A.C. 3590 - Sezione 3)

QUESTIONE SOSPENSIVA

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge ordinaria in esame, di iniziativa del Governo, prevede disposizioni di attuazione del vigente Titolo V della seconda parte della Costituzione, come modificato nella XIII legislatura e confermato dal referendum popolare celebratosi il 7 ottobre 2001 ai sensi dell'articolo 138 della Costituzione;
è attualmente all'esame dell'Aula della Camera - dopo essere già stato approvato in prima lettura dal Senato - un disegno di legge costituzionale di iniziativa dello stesso Governo (Atto Camera 3461), recante ulteriori "Modifiche all'articolo 117 della Costituzione", modifiche riguardanti quindi lo stesso Titolo V della seconda parte della Costituzione;
il Governo ha dichiarato, di fronte alla Commissione Affari costituzionali della Camera, la volontà di presentare nelle prossime settimane un secondo disegno di legge costituzionale, recante ulteriori e più ampie modifiche agli articoli del Titolo V della seconda parte della Costituzione, con l'intenzione quindi di sottoporre nuovamente a revisione nel suo insieme le modifiche costituzionali già introdotte in materia con la legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, approvata nella XIII legislatura ed entrata in vigore dopo il citato referendum confermativo del 7 ottobre 2001;
in tal modo, il disegno di legge ordinaria del Governo di attuazione delle disposizioni costituzionali del vigente Titolo V della Costituzione, se approvato, verrebbe a contrastare sia con le nuove modifiche, di iniziativa dello stesso Governo, all'articolo 117 della Costituzione, sia con le ulteriori modifiche preannunciate dal Governo, al titolo V della seconda parte della Costituzione,

delibera

di sospendere l'esame del disegno di legge n. 3590-A fino a quando non sia completato, ai sensi dell'articolo 138 della Costituzione, l'iter parlamentare del disegno di legge costituzionale n. 3461 di modifica dell'articolo 117 della Costituzione e il preannunciato ulteriore disegno di legge costituzionale di più ampia revisione del titolo V della Costituzione, rispetto ai quali dovranno essere solo successivamente definite, con disegno di legge ordinaria, in modo coerente e sistematico le disposizioni di attuazione per l'adeguamento dell'ordinamento della Repubblica alle modifiche costituzionali sul sistema delle autonomie e sul suo rapporto con le competenze dello Stato.
n. 1. Boato, Bressa, Leoni, Maura Cossutta, Pisicchio, Buemi.

 

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