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Immagine dal catalogo della mostra: Il Mediterraneo dei fotografi

Fotografo non identificato
Algeri, 1890 ca.
Stampa originale all’albumina, cm 15,7x22
Museo di Storia della Fotografia
Fratelli Alinari, Firenze

Introduzione

di Boris Biancheri

Presidente dell'ANSA

L’idea di una mostra che racconti attraverso immagini che cosa erano, un secolo e più fa, i paesi del Mediterraneo, le loro città, le loro genti, le loro coste e i loro porti e anche, con qualche fotografia più recente, come tutto ciò si sia trasformato nel tempo, nasce da un incontro fortunato.

Da una parte lo straordinario patrimonio fotografico del Museo Alinari, dall’altra la decisione dell’ANSA di trovare, con il progetto ANSA med, forme di comunicazione tempestive e affidabili tra i paesi del Mediterraneo e tra loro e il resto del mondo, e infine, a fare da ponte tra l’una cosa e l’altra, la sensibilità per i problemi della regione mediterranea dimostrata dal Senato della Repubblica e dal suo Presidente e la sua volontà di interpretare l’interesse che quest’area rappresenta oggi non solo per noi ma per l’intera comunità internazionale.

Non è facile definire una identità mediterranea in termini che non siano semplicemente geografici. Rari sono stati i momenti della storia nei quali vi è stato un filo unitario e coerente nelle vicende dei paesi rivieraschi. Gli stati mediterranei sono abitati da etnie diverse, i loro popoli hanno religioni diverse e parlano lingue diverse. Apparentemente le cose che li dividono sono più numerose delle cose che li uniscono.

Eppure, chiunque guardi le splendide fotografie del Museo Alinari nella selezione che è stata fatta per questa mostra, non potrà non trovarvi, fino ad anni relativamente recenti, una sorprendente quantità di elementi comuni. Sembra dapprima che sia solo la tonalità ocra di fondo o l’affinità del linguaggio visivo di chi aveva in mano l’obiettivo – spesso d’altronde di estrazione anglosassone – a fare da denominatore comune.
Ma vi accorgerete presto che non è così, che queste immagini testimoniano di una parentela estetica e civile insospettata: guardate il porto di Marsiglia e quello di Algeri, guardate le case della Valletta e quelle di Beirut, guardate le strade di una città marocchina e quelle di Napoli e una indefinibile ma lampante identità mediterranea vi balzerà agli occhi.

E, tuttavia, queste immagini inducono anche a un’altra riflessione. Vi era più affinità tra le rive mediterranee cento anni fa di quanta non ve ne sia oggi. Le due grandi sponde, soprattutto, quella europea e quella meridionale, avevano caratteristiche comuni che in gran parte sono andate perdute, le rive si sono, in qualche modo, allontanate tra loro. L’amalgama che esisteva al tempo in cui una civiltà prevalentemente agricola e mercantile pervadeva l’intera area mediterranea, scompare gradualmente con l’avvento della civiltà industriale e ancor più con quello della civiltà tecnologica odierna. Il sentimento di appartenenza sussiste, il legame che unisce i paesi di questo mare lo percepiamo ancora, la necessità politica e sociale di dare alla regione non solo più pace e più stabilità ma un senso di fraternità è più forte che mai.

Ma è necessario – perché tutto questo non si perda – un dialogo attivo che tocchi i vari campi dell’attività umana e che aiuti a far sì che essi si evolvano in modo più armonico nei paesi della regione.

L’ANSA, che è fonte primaria di informazione, ha pensato che tra le cose più urgenti da fare per ricostituire questa armonia vi sia quella di far circolare le notizie, di far sì che si sappia cosa fa il vicino e quello che si fa all’altra estremità di questo mare e che ciò che accade qui si sappia anche altrove.

Questa è la ragione che ci ha spinto a creare ANSA med, un recentissimo servizio informativo multilingue che ogni giorno dell’anno, per 24 ore al giorno, riferisce, attraverso oltre 100 notizie quotidiane, gli avvenimenti politici, economici, religiosi, culturali, sportivi e di cronaca nei vari paesi del Mediterraneo. E lo fa con l’apporto dei nostri uffici nel mondo, e in particolare di quello dei numerosi uffici nella regione nonché con la collaborazione delle agenzie di stampa dei paesi rivieraschi.

Ora, immaginate di essere seduti in un caffè, in uno dei porti che vedete nelle belle fotografie di Alinari, al tempo in cui quella fotografia fu scattata, o anche dopo, in anni recenti, o perfino oggi, nei tempi difficili e tormentati che stiamo vivendo. Se siete seduti al tavolo di un locale in una qualsiasi di queste città o in uno qualsiasi di questi villaggi, avrete probabilmente un bicchiere con un liquido dal sapore di anice davanti a voi, perché l’anice è un gusto comune a tutte le rive del Mediterraneo; gente entra e gente esce, qualcuno, forse, vi rivolgerà la parola e forse vi si siederà accanto; ognuno ha qualcosa da raccontare, quello che gli è accaduto ieri o quello che spera gli accadrà domani. Ognuno, probabilmente, ha altre cose da fare, ma parlare, dare e avere notizie è la cosa più importante di tutte. Dopo qualche tempo che sarete stati seduti lì avrete compreso che questa è in fondo la vera identità del Mediterraneo, il piacere che ha uno sconosciuto di parlare con voi e di sapere i fatti vostri.

Questo è quello che abbiamo voluto fare: raccontare con questa mostra ciò che era il Mediterraneo quando la sua anima erano gli incontri e i commerci, ciò che eravamo noi allora, e aiutarvi, anche per l’avvenire, ad esserlo di nuovo.