ISTRUZIONE PUBBLICA, BENI CULTURALI (7ª)

MERCOLEDÌ 22 MAGGIO 2013
5ª Seduta

Presidenza del Presidente
MARCUCCI
Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Galletti.

La seduta inizia alle ore 14,35.

IN SEDE CONSULTIVA SU ATTI DEL GOVERNO
Schema di decreto ministeriale recante riparto del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca per l'anno 2013 (n. 5)
(Parere al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ai sensi dell'articolo 7, comma 2, del decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204. Seguito e conclusione dell'esame. Parere favorevole con condizioni e osservazioni)

Riprende l'esame, sospeso nella seduta di ieri, nel corso della quale - ricorda il PRESIDENTE - il relatore Tocci aveva svolto la propria replica mentre il sottosegretario Galletti si era riservato di replicare più compiutamente nella seduta odierna.

Replica dunque il sottosegretario GALLETTI, il quale premette una valutazione positiva sul lavoro svolto e richiama le considerazioni di carattere generale svolte ieri circa il particolare contesto politico-amministrativo in cui si colloca l'atto. Fornisce indi alcuni chiarimenti iniziando dalle osservazioni formulate dall’allora relatore Marcucci alla Commissione speciale, che l’attuale relatore Tocci ha fatto proprie. In merito allo stato di adeguamento della disciplina interna degli enti riordinati, informa che l’iter di approvazione dei regolamenti del personale è stato completato per il Consorzio per l’Area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste e per il Museo storico della fisica e Centro di studi e ricerche “Enrico Fermi”. Sono stati inoltre approvati i regolamenti di amministrazione, contabilità e finanza del predetto Museo storico della fisica e dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN). Per gli altri enti le procedure sono ancora in corso, con riguardo all’adeguamento dei testi ai rilievi formulati dalle Amministrazioni covigilanti. Evidenzia infatti al riguardo che tali procedure vedono coinvolte diverse Amministrazioni, che svolgono l’attività di vigilanza sugli enti attraverso i controlli di legittimità e di merito dei regolamenti stessi (il Ministero dell'economia e delle finanze e – per i regolamenti del personale – anche il Dipartimento della funzione pubblica). Assicura comunque che il Ministero provvederà a sollecitare gli enti affinché provvedano quanto prima ai necessari adempimenti.
Per ciò che concerne l’opportunità che il finanziamento dell’Agenzia nazionale per la valutazione dell'università e della ricerca (ANVUR) non gravi sul capitolo 7236, precisa che la possibilità di assegnare risorse in favore dell’Agenzia anche a carico del FOE (come pure a carico del Fondo per il finanziamento ordinario delle università - FFO) è espressamente prevista dall’articolo 12, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica 1° febbraio 2010, n. 76. Per l’anno 2013 detto finanziamento ammonta a 2 milioni di euro (a fronte dello stanziamento complessivo del Fondo che è pari a 1.768.497.000 di euro, comprensivo delle somme fissate da specifiche norme e/iniziative). Si impegna però a valutare l'individuazione di fonti di finanziamento alternative.
Riguardo all’attività svolta dall’ANVUR, ritiene peraltro che la questione generale potrà più opportunamente essere affrontata in altra sede, se la Commissione lo ritenesse necessario, non essendo questa quella più idonea ad un approfondimento di questo tipo. Per quel che più specificatamente interessa il decreto in esame, comunica che l’ANVUR sta portando a conclusione la complessa e imponente attività di valutazione relativa al 2004-2010 e che la conclusione della stessa dovrebbe avvenire nel giugno prossimo, e quindi nei tempi previsti dal decreto 15 luglio 2011. Una volta conclusa la predetta attività, assicura che il Governo potrà senz’altro riferire in Commissione sugli esiti della valutazione degli enti di ricerca, dei quali, come è noto, si deve tener conto ai fini del riparto del FOE (che è basato sulla programmazione strategica preventiva, tenendo conto dei risultati della VQR, necessari per la distribuzione della quota premiale). Specifica peraltro che, per i prossimi esercizi, verrà meno l’esigenza di avvalersi del Comitato di valutazione il quale, in assenza della valutazione dell’ANVUR, ha rappresentato comunque un indispensabile strumento tecnico di supporto per il riparto dei finanziamenti, altrimenti interamente rimessi alla discrezionalità del Ministero.
In merito alle perplessità sollevate circa i progetti bandiera e di interesse e alla conseguente sollecitazione alla puntuale verifica dei risultati raggiunti, fa presente che il Comitato di valutazione sta procedendo al riscontro di coerenza delle attività svolte, fissandone anche le modalità di rendicontazione, al fine di autorizzare l’erogazione delle quote assegnate agli enti per la realizzazione dei progetti in argomento. Invita inoltre a considerare che tali progetti, inseriti nel Programma nazionale della ricerca (PNR) 2011-2013, si concluderanno in gran parte l’anno prossimo, cosicché non pare opportuno definanziarli e determinarne l’interruzione. Ritiene pertanto utile mantenerne il finanziamento fino alla scadenza, in un’ottica di continuità amministrativa, precisando che dopo la scadenza non si prevede di rinnovarne il finanziamento.
Per quanto concerne la redazione dei bilanci di previsione per il 2014 da parte degli enti, l’indicazione di una previsione al 98 per cento rispetto al 2013 è motivata non solo dalla necessità di una stima prudenziale, principio che sovrintende alla redazione dei bilanci, ma anche dall’esigenza di mantenere un margine di flessibilità sull’entità del finanziamento ordinario che consenta al Ministro di attuare anche interventi premiali. Rimarca peraltro che la soglia del 98 per cento rappresenta comunque un passo avanti rispetto al 95 per cento, o addirittura al 87 per cento, fissato in tempi passati. Chiarisce comunque che tale indicazione non preclude in alcun modo un andamento più favorevole dei finanziamenti, obiettivo che il Ministero perseguirà come priorità contando anche sulle dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri che ha ricordato più volte l’importanza dell’università e della ricerca come strumento indispensabile per il rilancio dell’economia.
In relazione alle considerazioni espresse sulla dimensione internazionale degli enti di ricerca, evidenzia che per l’anno 2013 sono state incrementate da 54.198.475 a 83.495.530 di euro le risorse allocate per il finanziamento di attività di ricerca a valenza internazionale, destinate sia alla partecipazione italiana a programmi di ricerca, sia alla creazione di infrastrutture capaci di attrarre finanziamenti dall’estero. Sul punto reputa doverosa una precisazione al senatore Bocchino circa quanto affermato nella relazione illustrativa dell'atto, nella parte relativa all’inadeguatezza dei fondi a partire dal 2009, la cui formulazione, per la verità non chiara, è stata interpretata come valutazione critica del Ministero sulla capacità dei ricercatori italiani di attirare i finanziamenti europei. Al contrario, riferisce che l’intento del Ministero era di evidenziare come lo stanziamento del Fondo non fosse incrementato in maniera adeguata e perciò il sistema pubblico della ricerca non potesse competere più incisivamente con i propri programmi e progetti a livello europeo e internazionale.
Passando al rilievo concernente la frammentazione degli interventi e la necessità di ricondurre il FOE alla sua funzione essenziale di finanziamento ordinario, richiama l’attenzione sul fatto che la riserva di risorse da destinare ad interventi premiali è prevista dalle norme vigenti e pertanto, allo stato, non è consentito il dirottamento di tali risorse sul finanziamento ordinario degli enti.
In ordine alle perplessità espresse sulle modalità di distribuzione delle risorse relative alla quota premiale, con particolare riferimento alla commissione ministeriale preposta alla valutazione dei progetti, fa presente che il Ministero non ha ritenuto di avvalersi del Comitato nazionale dei garanti per la ricerca, essendo detto organo chiamato a svolgere valutazioni di indirizzo strategico a supporto del Ministro nel campo della ricerca, piuttosto che valutazioni di dettaglio economico-progettuale dei singoli progetti presentati.
Il Sottosegretario puntualizza altresì che il Ministero attribuisce estrema importanza alla quota premiale quale strumento per aumentare la qualità della ricerca scientifica. Obiettivo prioritario, prosegue, è anche di arrivare ad un allineamento dei criteri di riparto del Fondo ordinario e della quota premiale per consentire la distribuzione di entrambi in un unico contesto.
Da ultimo, conviene con il relatore sull’opportunità di superare il sistema attuale dei finanziamenti su base annuale onde consentire agli enti di attuare una seria programmazione delle proprie attività. Ritiene però che un intervento in tal senso vada valutato nel quadro generale delle esigenze di finanza pubblica, tanto più che occorre una modifica formale volta a spostare il Fondo dalla Tabella C alla Tabella D della legge di stabilità.
In conclusione, nel ribadire che le considerazioni in ordine all’entità dei finanziamenti da destinare alla ricerca attengono più alla politica generale in materia che al provvedimento in esame, meramente attuativo delle norme vigenti, e pertanto potranno più compiutamente essere valutate in altra sede, assicura che il tema è al centro dell’attenzione del Governo e rivolge l’auspicio che il Parlamento si renda parte attiva per un maggiore sostegno del settore, in vista del raggiungimento di obiettivi comuni.

Prende indi la parola il relatore TOCCI (PD) il quale manifesta soddisfazione per l'interlocuzione efficace avuta con il rappresentante del Governo e ringrazia tutti i Gruppi per le proposte avanzate. Illustra dunque uno schema di parere favorevole con condizioni e osservazioni, pubblicato in allegato al presente resoconto, che deve essere inteso a suo avviso come un documento di indirizzo sulle modalità attraverso le quali gestire in futuro il Fondo ordinario. Afferma infatti che, poiché lo schema di parere rappresenta uno dei primi atti approvati dalla Commissione nella legislatura, esso si configura anche come una possibilità per delineare linee programmatiche rilevanti per la prossima attività.
Ritiene inoltre che sia stato compiuto un notevole passo in avanti nella definizione del fondo premiale, che a suo avviso era ambigua e fuorviante in quanto riferita a valutazioni ex ante di progetti poi assegnati agli enti. Sottolinea invece che esso deve essere collegato alla valutazione ex post dell'attività di ciascun ente, compiuta dall'ANVUR la quale deve operare attraverso i finanziamenti previsti dalla legge e sulla base di linee guida elaborate dal Ministero. Queste ultime rappresentano peraltro uno strumento particolarmente innovativo, atteso che il Dicastero redigerà dei criteri generali, coinvolgendo le comunità scientifiche e i presidenti degli enti, entro i quali si muoverà l'Agenzia. Reputa pertanto che in tal modo la quota premiale potrà essere attribuita contestualmente al Fondo ordinario in un unico decreto, evitando continui ritardi, come dimostra la necessità di assegnare, nel 2013, il finanziamento premiale relativo al 2012.
Richiamando altresì il quadro europeo costituito dal programma "Horizon 2020" nonché la priorità riconosciuta da tutti i Gruppi di disporre di maggiori risorse, si augura che sia preso un preciso impegno dall'Esecutivo e dal Legislatore, affinché il Fondo sia progressivamente incrementato. Ne consegue che l'assegnazione dei fondi nel 2014 deve crescere dal 98 al 100 per cento rispetto all'annualità precedente, al netto della quota premiale. Chiarisce infatti al Sottosegretario che non si tratta di alcun ingessamento tanto più che il FOE è stato oggetto di tagli in termini non solo di ammontare ma anche di beneficiari in quanto in esso sono entrate altre voci di spesa che il Ministero ha surrettiziamente inserito. Pertanto, le risorse effettivamente destinate all'attività ordinaria risultano a suo avviso già ingessate. Del resto, sottolinea, vale la premessa di carattere generale per cui il Fondo deve essere incrementato in modo da avere margini più ampi di manovra. Tiene peraltro a precisare che l'aver fissato soglie del 95 o del 98 per cento rispetto all'anno precedente non è un dato formale ma è una scelta degli ultimi tempi, mentre in precedenza il Fondo era gestito al 100 per cento dell'anno precedente.
Ribadisce altresì l'esigenza di una proiezione triennale per il finanziamento degli enti a cui collegare la relativa attività di ricerca e rileva criticamente la presenza nel Fondo di altre destinazioni di risorse, tra cui ad esempio i progetti bandiera e le attività internazionali, che il Ministero avrebbe dovuto finanziare mediante appositi canali di azione. In particolare, fa presente che i progetti bandiera inseriscono all'attuale del Programma nazionale della ricerca (PNR) che rappresenta un atto strategico di indiscussa importanza e che avrebbe dovuto pertanto essere dibattuto in Parlamento. Parimenti, le attività che scaturiscono da impegni internazionali hanno un indubbio rilievo e dovrebbero essere finanziate autonomamente.
Fa notare dunque che lo schema di parere costituisce il primo strumento per rivolgere precisi indirizzi al Governo in modo da instradare l'azione futura, anche nell'ottica di una maggiore trasparenza nel dibattito tra il Legislatore e l'Esecutivo e tra i soggetti interessati. Avviandosi alla conclusione reputa un'anomalia che il Parlamento non discuta della distribuzione del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) delle università, che ammonta a quasi 7 miliardi di euro ed è cruciale per la vita degli atenei. Si augura perciò che sia modificata la normativa vigente onde estendere il parere parlamentare anche su tale Fondo.

Il sottosegretario GALLETTI, rimettendosi alla Commissione su tutte le valutazioni di ordine generale, suggerisce di modificare, nella condizione n. 1, l'espressione "coinvolgendo le comunità scientifiche" con "sentite le comunità scientifiche". In ordine alla condizione n. 3 ribadisce che la previsione del 100 per cento rispetto all'annualità precedente non fuga la preoccupazione che il Fondo subisca ulteriori decurtazioni. Propone pertanto di modificarne la collocazione tra le osservazioni.

Il relatore TOCCI (PD) specifica che l'affermazione contenuta nella condizione n. 3 si giustifica in quanto il FOE è stato ripetutamente tagliato e dunque occorre l'impegno di tutti affinché possa finalmente registrare un incremento. La fissazione di una soglia a cui parametrare il riparto successivo non ha del resto garantito gli enti da progressivi abbassamenti in corso d'opera a causa di successivi provvedimenti legislativi. Lamenta dunque che gli enti non abbiano mai avuto certezza delle risorse concretamente appostate in bilancio al punto che il Fondo è giunto al minimo storico.

Il presidente MARCUCCI (PD), nel precisare che il rappresentante del Governo ha proposto semplicemente uno spostamento della condizione n. 3 fra le osservazioni, avanza una formulazione alternativa della medesima condizione n. 3 in cui siano sostituite le parole "la previsione di assegnazione dei fondi dal 98 al 100 per cento" con le seguenti "la previsione di assegnazione dei fondi ad un tendenziale 100 per cento".
Dispone indi una breve sospensione della seduta.

La seduta, sospesa alle ore 15,15, riprende alle ore 15,30.

Il relatore TOCCI (PD) dà conto di alcune modifiche allo schema di parere. Dichiara preliminarmente di accogliere il suggerimento del Governo circa la condizione n. 1; quanto alla condizione n. 3 riferisce che il primo periodo, nella formulazione originaria, è spostato tra le osservazioni, mentre il secondo periodo resta tra le condizioni.

Il senatore BOCCHINO (M5S) esprime compiacimento per le suddette modifiche, chiedendo peraltro che la nuova osservazione figuri al primo posto, come lettera a).

Conviene il relatore TOCCI (PD).

Il senatore BOCCHINO (M5S) dichiara pertanto il voto favorevole del suo Gruppo.

Anche la senatrice PUGLISI (PD) dichiara il voto favorevole del suo schieramento, ringraziando il relatore e il Sottosegretario per l'impegno profuso.

Si associa a nome del suo Gruppo il senatore LIUZZI (PdL).

Anche la senatrice PETRAGLIA (Misto-SEL) preannuncia un voto favorevole sullo schema di parere del relatore, auspicando che esso serva da stimolo per aumentare i fondi destinati alla ricerca pubblica e, più in generale, a tutto il comparto.

Il senatore CENTINAIO (LN-Aut) manifesta particolare apprezzamento per la replica del sottosegretario Galletti e si augura che il nuovo Governo imprima un diverso andamento alla gestione dei fondi pubblici. Dichiara conclusivamente il suo voto favorevole sullo schema di parere del relatore.

Dopo che il PRESIDENTE ha accertato la presenza del numero legale ai sensi dell'articolo 30, comma 2, del Regolamento, la Commissione approva all'unanimità lo schema di parere con condizioni e osservazioni del relatore, come riformulato, pubblicato in allegato al presente resoconto.


La seduta termina alle ore 15,45.

SCHEMA DI PARERE PROPOSTO DAL RELATORE
SULL'ATTO DEL GOVERNO N. 5

La Commissione, esaminato, ai sensi dell’articolo 7, comma 2, del decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204, lo schema di decreto ministeriale in titolo,

premesso che dal 1° gennaio 1999 gli stanziamenti riguardanti gli enti di ricerca vigilati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sono determinati con un'unica autorizzazione di spesa e affluiscono ad un apposito Fondo, chiamato “Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca finanziati dal Ministero” (FOE), che deve essere ripartito annualmente dal Ministro con propri decreti (comprensivi delle indicazioni per i due anni successivi), previo parere non vincolante delle Commissioni parlamentari competenti,
rilevato che giunge all'esame della Commissione il riparto 2013, sul quale occorre che la Commissione si esprima entro il 7 giugno prossimo,
espresso apprezzamento per la tempestività con cui l'atto è stato portato all’esame parlamentare, ma allo stesso tempo esprimendo rammarico atteso che, in una buona amministrazione, tale atto dovrebbe arrivare ancora prima dell’inizio dell’anno, trattandosi di un provvedimento decisivo per scrivere i bilanci preventivi degli enti,
verificato che il decreto in esame presenta la criticità della riduzione dello stanziamento complessivo destinato alla ricerca pubblica, con particolare riferimento al taglio del 5 per cento sui bilanci degli enti pubblici di ricerca (EPR) applicato dal 2011 al 2013,
preso atto che la ripartizione del FOE deve essere effettuata, ai sensi del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213, in base alla programmazione strategica preventiva e tenendo conto della valutazione della qualità dei risultati della ricerca effettuata dall’ANVUR,
considerato che l’ANVUR, la cui piena operatività ha avuto inizio nel 2011, ha avviato la Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) 2004-2010 e che l’aumento del relativo stanziamento - 2 milioni di euro per il 2013 rispetto a 1 milione di euro nel 2012 - andrebbe accompagnato da una relazione sull'attività dell'Agenzia al fine di giustificare tali finanziamenti e fornire un aggiornamento sulla tempistica prevista per il rilascio dei risultati della VQR,
atteso che, nelle more di conoscere i risultati dell’ANVUR, il decreto si rifà alle valutazioni dei contenuti scientifici dei Piani Triennali delle Attività (PTA) effettuate dalla Direzione Generale per il coordinamento e lo sviluppo della ricerca, con l’ausilio di un Comitato di valutazione nominato dagli uffici ministeriali, con decreto direttoriale 7 febbraio 2013 n. 214,
riscontrato che la suddetta procedura non ha coinvolto, nella fase di impostazione dei criteri, il Comitato nazionale dei garanti per la ricerca (CNGR), composto da personalità di alto prestigio scientifico nazionale e internazionale e istituito dall'articolo 21 della legge n. 240 del 2010 proprio con il compito di “promuovere la qualità della ricerca e assicurare il buon funzionamento delle procedure di valutazione” e che tale esclusione è priva di giustificazioni formali e sostanziali,
auspicato che questa situazione pro tempore termini al più presto e si adotti al più presto una procedura in linea con i migliori standard internazionali,
considerato che a tal fine appare necessaria la definizione da parte del Ministero di Linee Guida per l'applicazione di criteri di merito nella ripartizione di una quota del finanziamento degli enti, le quali dovranno essere definite dopo un'ampia consultazione delle comunità scientifiche di riferimento al fine di corrispondere alle differenze e alle specificità di strutture impegnate non solo nella ricerca fondamentale ma anche in attività di servizio e nell'applicazione tecnologica,
registrato con rammarico che lo stanziamento complessivo (c.d. capitolo 7236) evidenzia una contrazione generale da euro 1.824.004.142 nel 2012 ad euro 1.768.497.000 per il 2013, con una riduzione di euro 55.507.142, che ha riportato di colpo il livello del capitolo a quello del 2010, mentre il livello delle assegnazioni ordinarie (circa 1.598 milioni di euro, con una riduzione di 76 milioni) è il più basso degli ultimi anni,
valutato negativamente che tale dato dimostra una scarsa attenzione verso la ricerca scientifica pubblica, che allontana sempre più l’Italia dall’obiettivo di Lisbona di destinare il 3 per cento del PIL alla ricerca pubblica e privata, collocando il nostro Paese fra le ultime posizioni, con l’1,3 per cento (fonte: rapporto Eurostat 2013), contro una media europea del 2 per cento,
specificato che, per quanto riguarda le assegnazioni ordinarie, il decreto in esame propone un taglio lineare del 5 per cento su tutti gli enti (ad eccezione dell’ASI), previsto dall’articolo 16 del decreto di riparto del FOE 2012 e coerente con l’articolo 8, comma 4-bis, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, provocando una consistente riduzione del finanziamento,
rilevato che il Governo, nella relazione illustrativa allo schema di decreto, evidenzia che “lo stanziamento del Fondo, destinato prioritariamente al sostegno della ricerca svolta dagli enti finanziati dal MIUR, non viene adeguatamente incrementato dal 2009 per permettere al sistema pubblico della ricerca di competere più incisivamente con i propri programmi e progetti a livello europeo e internazionale”,
espresso vivo rammarico per il fatto che la frase sopra riportata potrebbe interpretarsi nel senso di indicare una presunta incapacità dei nostri ricercatori di attirare i finanziamenti europei,
evidenziato che i dati sui finanziamenti europei ottenuti dai ricercatori italiani, così come emergono da uno studio della Società italiana di statistica sul VII Programma quadro (2007-2013), smentiscono categoricamente questa interpretazione. Combinando infatti i dati sui finanziamenti con i dati sul prodotto interno lordo (PIL), più basso di altri Paesi europei, e con i dati sul numero di ricercatori derivati dall’Eurostat (Ufficio europeo di statistica), che considera l’Italia fra i Paesi dove i ricercatori sono maggiormente esigui, ne risulta che l’Italia è al secondo posto in Europa dopo l’Olanda per capacità di attirare i finanziamenti europei in rapporto al numero di ricercatori operanti nel Paese e nella stessa posizione se si considerano i finanziamenti in rapporto al PIL,
rilevato quindi che, se l’Italia in assoluto non riceve molto ritorno in termini di progetti europei finanziati, questo è interamente dovuto all’esiguità del numero di ricercatori, in netta antitesi con la summenzionata interpretazione della frase riportata nella relazione, e che invece proprio un incremento dei fondi statali e la cancellazione della limitazione al turn over ed ai concorsi potenzierebbe la ricerca rendendola maggiormente competitiva a livello europeo ed internazionale e attraendo conseguentemente maggiori finanziamenti secondo una spirale virtuosa,
riscontrato comunque che, in base alle dichiarazioni esplicative del rappresentante del Governo, tale interpretazione non era quella che l’estensore del documento intendeva rappresentare, e che invece la frase riportata si doveva intendere come una stigmatizzazione dello scarso livello del finanziamento,
preso atto che gli enti, a seguito dei tagli operati, non potendo contrarre le retribuzioni dei dipendenti, agiscono sulle spese più prontamente comprimibili per far fronte alla riduzione dei fondi, arrivando a situazioni dove la percentuale delle assegnazioni ordinarie destinate alla retribuzione del personale raggiunge anche la quota del 90 per cento,
registrato con rammarico che tale anomalia viene erroneamente attribuita ad eccessivo ed immotivato reclutamento, quando invece è il mero risultato del taglio dei finanziamenti,
riscontrato che tale situazione presenta ricadute fortemente negative sul funzionamento corrente, in particolar modo nel caso di laboratori o grandi strutture, e sulla contrazione dei programmi di finanziamento con risorse interne, con ripercussioni negative sull’autonomia dei ricercatori,
considerato che le chiamate dirette di ricercatori di chiara fama, finanziate con 1,65 milioni di euro secondo la bozza di decreto, non debbono ridurre lo spazio già molto esiguo per i concorsi pubblici e quindi non andrebbero conteggiate nel limite del 20 per cento del turn over,
valutato con preoccupazione che il combinato disposto dei tagli al FOE e i limiti posti ai concorsi e ai contratti a tempo determinato può pregiudicare non solo lo svolgimento di importanti attività di ricerca, ma anche la gestione di delicate funzioni di servizio pubblico che oggi si svolgono con personale precario come, ad esempio, nel caso del monitoraggio dei fenomeni sismici a cura dell’INGV,
considerato che i finanziamenti destinati ai progetti bandiera ed ai progetti premiali sono sottratti in entrambi i casi per quote dell’8 per cento al Fondo di funzionamento ordinario,
precisato che questa procedura riduce i fondi destinati ai bilanci di tutti i 12 enti vigilati,
valutato negativamente che i fondi relativi ai progetti premiali del 2012 non sono stati ancora erogati, che per quelli 2013 si prevede un ritardo ancora maggiore e che tali disfunzioni aggravano la già difficile gestione di bilancio degli enti,
evidenziato come questo non sia il modo corretto di valorizzare le eccellenze nel nostro Paese, che invece dovrebbero trovare terreno fertile nell’erogazione di risorse aggiuntive al Fondo ordinario, selezionate e valutate sia ex ante che ex post secondo le best practices internazionali, sempre nell’ottica di avvicinarsi all’obiettivo di Lisbona di un rapporto investimenti in ricerca/PIL del 3 per cento, da cui il Paese è ancora lontano,

esprime parere favorevole con le seguenti condizioni:
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE
SULL'ATTO DEL GOVERNO N. 5

La Commissione, esaminato, ai sensi dell’articolo 7, comma 2, del decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204, lo schema di decreto ministeriale in titolo,

premesso che dal 1° gennaio 1999 gli stanziamenti riguardanti gli enti di ricerca vigilati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sono determinati con un'unica autorizzazione di spesa e affluiscono ad un apposito Fondo, chiamato “Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca finanziati dal Ministero” (FOE), che deve essere ripartito annualmente dal Ministro con propri decreti (comprensivi delle indicazioni per i due anni successivi), previo parere non vincolante delle Commissioni parlamentari competenti,
rilevato che giunge all'esame della Commissione il riparto 2013, sul quale occorre che la Commissione si esprima entro il 7 giugno prossimo,
espresso apprezzamento per la tempestività con cui l'atto è stato portato all’esame parlamentare, ma allo stesso tempo esprimendo rammarico atteso che, in una buona amministrazione, tale atto dovrebbe arrivare ancora prima dell’inizio dell’anno, trattandosi di un provvedimento decisivo per scrivere i bilanci preventivi degli enti,
verificato che il decreto in esame presenta la criticità della riduzione dello stanziamento complessivo destinato alla ricerca pubblica, con particolare riferimento al taglio del 5 per cento sui bilanci degli enti pubblici di ricerca (EPR) applicato dal 2011 al 2013,
preso atto che la ripartizione del FOE deve essere effettuata, ai sensi del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213, in base alla programmazione strategica preventiva e tenendo conto della valutazione della qualità dei risultati della ricerca effettuata dall’ANVUR,
considerato che l’ANVUR, la cui piena operatività ha avuto inizio nel 2011, ha avviato la Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) 2004-2010 e che l’aumento del relativo stanziamento - 2 milioni di euro per il 2013 rispetto a 1 milione di euro nel 2012 - andrebbe accompagnato da una relazione sull'attività dell'Agenzia al fine di giustificare tali finanziamenti e fornire un aggiornamento sulla tempistica prevista per il rilascio dei risultati della VQR,
atteso che, nelle more di conoscere i risultati dell’ANVUR, il decreto si rifà alle valutazioni dei contenuti scientifici dei Piani Triennali delle Attività (PTA) effettuate dalla Direzione Generale per il coordinamento e lo sviluppo della ricerca, con l’ausilio di un Comitato di valutazione nominato dagli uffici ministeriali, con decreto direttoriale 7 febbraio 2013 n. 214,
riscontrato che la suddetta procedura non ha coinvolto, nella fase di impostazione dei criteri, il Comitato nazionale dei garanti per la ricerca (CNGR), composto da personalità di alto prestigio scientifico nazionale e internazionale e istituito dall'articolo 21 della legge n. 240 del 2010 proprio con il compito di “promuovere la qualità della ricerca e assicurare il buon funzionamento delle procedure di valutazione” e che tale esclusione è priva di giustificazioni formali e sostanziali,
auspicato che questa situazione pro tempore termini al più presto e si adotti al più presto una procedura in linea con i migliori standard internazionali,
considerato che a tal fine appare necessaria la definizione da parte del Ministero di Linee Guida per l'applicazione di criteri di merito nella ripartizione di una quota del finanziamento degli enti, le quali dovranno essere definite dopo un'ampia consultazione delle comunità scientifiche di riferimento al fine di corrispondere alle differenze e alle specificità di strutture impegnate non solo nella ricerca fondamentale ma anche in attività di servizio e nell'applicazione tecnologica,
registrato con rammarico che lo stanziamento complessivo (c.d. capitolo 7236) evidenzia una contrazione generale da euro 1.824.004.142 nel 2012 ad euro 1.768.497.000 per il 2013, con una riduzione di euro 55.507.142, che ha riportato di colpo il livello del capitolo a quello del 2010, mentre il livello delle assegnazioni ordinarie (circa 1.598 milioni di euro, con una riduzione di 76 milioni) è il più basso degli ultimi anni,
valutato negativamente che tale dato dimostra una scarsa attenzione verso la ricerca scientifica pubblica, che allontana sempre più l’Italia dall’obiettivo di Lisbona di destinare il 3 per cento del PIL alla ricerca pubblica e privata, collocando il nostro Paese fra le ultime posizioni, con l’1,3 per cento (fonte: rapporto Eurostat 2013), contro una media europea del 2 per cento,
specificato che, per quanto riguarda le assegnazioni ordinarie, il decreto in esame propone un taglio lineare del 5 per cento su tutti gli enti (ad eccezione dell’ASI), previsto dall’articolo 16 del decreto di riparto del FOE 2012 e coerente con l’articolo 8, comma 4-bis, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, provocando una consistente riduzione del finanziamento,
rilevato che il Governo, nella relazione illustrativa allo schema di decreto, evidenzia che “lo stanziamento del Fondo, destinato prioritariamente al sostegno della ricerca svolta dagli enti finanziati dal MIUR, non viene adeguatamente incrementato dal 2009 per permettere al sistema pubblico della ricerca di competere più incisivamente con i propri programmi e progetti a livello europeo e internazionale”,
espresso vivo rammarico per il fatto che la frase sopra riportata potrebbe interpretarsi nel senso di indicare una presunta incapacità dei nostri ricercatori di attirare i finanziamenti europei,
evidenziato che i dati sui finanziamenti europei ottenuti dai ricercatori italiani, così come emergono da uno studio della Società italiana di statistica sul VII Programma quadro (2007-2013), smentiscono categoricamente questa interpretazione. Combinando infatti i dati sui finanziamenti con i dati sul prodotto interno lordo (PIL), più basso di altri Paesi europei, e con i dati sul numero di ricercatori derivati dall’Eurostat (Ufficio europeo di statistica), che considera l’Italia fra i Paesi dove i ricercatori sono maggiormente esigui, ne risulta che l’Italia è al secondo posto in Europa dopo l’Olanda per capacità di attirare i finanziamenti europei in rapporto al numero di ricercatori operanti nel Paese e nella stessa posizione se si considerano i finanziamenti in rapporto al PIL,
rilevato quindi che, se l’Italia in assoluto non riceve molto ritorno in termini di progetti europei finanziati, questo è interamente dovuto all’esiguità del numero di ricercatori, in netta antitesi con la summenzionata interpretazione della frase riportata nella relazione, e che invece proprio un incremento dei fondi statali e la cancellazione della limitazione al turn over ed ai concorsi potenzierebbe la ricerca rendendola maggiormente competitiva a livello europeo ed internazionale e attraendo conseguentemente maggiori finanziamenti secondo una spirale virtuosa,
riscontrato comunque che, in base alle dichiarazioni esplicative del rappresentante del Governo, tale interpretazione non era quella che l’estensore del documento intendeva rappresentare, e che invece la frase riportata si doveva intendere come una stigmatizzazione dello scarso livello del finanziamento,
preso atto che gli enti, a seguito dei tagli operati, non potendo contrarre le retribuzioni dei dipendenti, agiscono sulle spese più prontamente comprimibili per far fronte alla riduzione dei fondi, arrivando a situazioni dove la percentuale delle assegnazioni ordinarie destinate alla retribuzione del personale raggiunge anche la quota del 90 per cento,
registrato con rammarico che tale anomalia viene erroneamente attribuita ad eccessivo ed immotivato reclutamento, quando invece è il mero risultato del taglio dei finanziamenti,
riscontrato che tale situazione presenta ricadute fortemente negative sul funzionamento corrente, in particolar modo nel caso di laboratori o grandi strutture, e sulla contrazione dei programmi di finanziamento con risorse interne, con ripercussioni negative sull’autonomia dei ricercatori,
considerato che le chiamate dirette di ricercatori di chiara fama, finanziate con 1,65 milioni di euro secondo la bozza di decreto, non debbono ridurre lo spazio già molto esiguo per i concorsi pubblici e quindi non andrebbero conteggiate nel limite del 20 per cento del turn over,
valutato con preoccupazione che il combinato disposto dei tagli al FOE e i limiti posti ai concorsi e ai contratti a tempo determinato può pregiudicare non solo lo svolgimento di importanti attività di ricerca, ma anche la gestione di delicate funzioni di servizio pubblico che oggi si svolgono con personale precario come, ad esempio, nel caso del monitoraggio dei fenomeni sismici a cura dell’INGV,
considerato che i finanziamenti destinati ai progetti bandiera ed ai progetti premiali sono sottratti in entrambi i casi per quote dell’8 per cento al Fondo di funzionamento ordinario,
precisato che questa procedura riduce i fondi destinati ai bilanci di tutti i 12 enti vigilati,
valutato negativamente che i fondi relativi ai progetti premiali del 2012 non sono stati ancora erogati, che per quelli 2013 si prevede un ritardo ancora maggiore e che tali disfunzioni aggravano la già difficile gestione di bilancio degli enti,
evidenziato come questo non sia il modo corretto di valorizzare le eccellenze nel nostro Paese, che invece dovrebbero trovare terreno fertile nell’erogazione di risorse aggiuntive al Fondo ordinario, selezionate e valutate sia ex ante che ex post secondo le best practices internazionali, sempre nell’ottica di avvicinarsi all’obiettivo di Lisbona di un rapporto investimenti in ricerca/PIL del 3 per cento, da cui il Paese è ancora lontano,

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