Premesso che:
la legge 7 agosto 1990 n. 245 ha previsto l'istituzione formale della Seconda Università degli Studi di Napoli (in acronimo SUN) demandando alla decretazione ministeriale la costituzione e l'attivazione dei relativi corsi di laurea. In particolare l'art. 10, al comma 1, della suddetta legge recante "Istituzione della II Università di Napoli" enuncia: " È istituita, nell'area metropolitana di Napoli, la II Università";
l'istituzione della Seconda Università degli Studi di Napoli è stata resa effettiva con i successivi decreti attuativi, decreto ministeriale 25 marzo 1991 e decreto del Presidente della Repubblica 28 ottobre 1991;
oggi la Seconda Università degli Studi di Napoli consta di 19 dipartimenti didattici e più di 30.000 iscritti;
considerato che a quanto risulta agli interroganti:
il 24 febbraio 2015 il rettore della SUN ha presentato la proposta di cambiamento del nome dell'Università e il senato accademico, approvando la proposta, ha invitato i dipartimenti universitari a esprimere il proprio parere;
a seguito del parere favorevole di 16 dipartimenti su 19 il 31 marzo 2015 il senato accademico, deliberando sul "cambio di denominazione Università", ha scelto come denominazione dell'Ateneo " Università della Campania-Luigi Vanvitelli";
dai dati in possesso degli interroganti risulterebbe che lo stesso rettore Giuseppe Paolisso, in occasione della conferenza tenuta presso il Rettorato il 31 marzo, abbia stimato per tale iniziativa un costo tra 150 e 200.000 euro per le insegne, 35.000 circa per l'operazione di rebranding e 30.000 euro per il nuovo logo;
risulta, altresì, agli interroganti che gli studenti non siano stati messi nelle condizioni di partecipare al citato processo decisionale che li riguardava direttamente. L'associazione studentesca "Ateneo Sun" in data 31 marzo 2015 ha, infatti, presentato formale richiesta di referendum, corredata di raccolta firme, al rettore il quale l'ha respinta, sembra perché ritenuta non necessaria, dal momento che i rappresentanti degli studenti avevano già espresso il loro voto sulla questione. I rappresentanti degli studenti hanno votato senza però aver consultato gli studenti stessi prima di esprimere una votazione in merito, a ciò si aggiunge tra l'altro che nessuna informazione ufficiale è stata fornita né prima né durante tale delibera;
dalle notizie rese note dalla stampa locale, risulterebbe che sia in corso una mobilitazione di associazioni e comitati spontanei con il coinvolgimento di studenti, professori e sindaci, e che sia stato costituito un comitato denominato "Contro il cambio del nome della Sun" che ha lanciato una petizione on line, la quale ad oggi ha raccolto più di 2.500 firme;
considerato, altresì, che:
la legge 9 maggio 1989, n. 168 recante "Istituzione del Ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica" all'articolo 6, commi 9 e 10, prevede tra l'altro che gli statuti e i regolamenti di ateneo una volta deliberati dagli organi competenti dell'università a maggioranza assoluta dei componenti siano trasmessi al Ministro che, entro il termine perentorio di 60 giorni, esercita il controllo di legittimità e di merito nella forma della richiesta motivata di riesame. Ove non sussistano rilievi, i suddetti provvedimenti verranno formalmente emanati dal rettore, diversamente il Ministro potrà, per una sola volta, con proprio decreto, rinviare gli statuti e i regolamenti all'Università, indicando le norme illegittime e quelle da riesaminare nel merito;
considerato inoltre che:
il nome SUN, Seconda Università di Napoli, divenuto simbolo di una grande tradizione culturale, è oggi un vero e proprio brand che permette alla stessa Università di essere riconosciuta nel contesto accademico nazionale ed internazionale;
ad avviso degli interroganti la delibera del senato accademico non risulta fondata da adeguate motivazioni né da un punto di vista culturale, né storico-ambientale;
a parere degli interroganti l'anomala rapidità della scelta ha comportato la violazione delle regole di una democrazia partecipativa, dal momento che non sono state rispettate le regole basilari di pubblicità e trasparenza. Non risulta, infatti, che sia stata pubblicata alcuna notizia sui siti ufficiali relativa alla volontà di cambiamento, che siano stati pubblicati dati ufficiali di previsioni di spesa né gli estratti di verbale delle sedute svoltesi il 24 e il 31 marzo 2015, nonostante siano state presentate anche formali richieste di copia degli stessi atti da parte degli studenti;
considerato infine che l'eventuale attuazione della citata delibera comporterebbe un gravoso e inutile dispendio di risorse economiche per l'Università stessa, nonché per gli studenti iscritti,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se ritenga opportuno, in attuazione della citata legge 9 maggio 1989, n. 168, articolo 6, commi 9 e 10, esercitare il potere di "rinvio";
se ritenga opportuno, nel rispetto dell'autonomia dei dipartimenti e degli organismi che hanno partecipato alla decisione, intervenire con iniziative utili al fine di evitare che, ancora una volta, venga cagionato un danno economico-culturale e sociale.