Premesso che:
il 26 settembre 2014, nel corso di una protesta studentesca a Iguala, nello Stato del Guerrero (Messico), la polizia ha ucciso 3 studenti, ne ha feriti altri 25 e ha proceduto ad un numero imprecisato di arresti;
dopo quegli scontri sono risultati scomparsi 57 studenti, ma 14 sono stati ritrovati il 30 settembre; da allora ne mancano all'appello 43;
dai primi accertamenti, risulta che i 43 studenti mancanti sarebbero stati consegnati dalla polizia ai narcos del clan "Guerreros unidos": secondo quanto testimoniato da 3 componenti della banda dei narcos, gli studenti sarebbero stati torturati, uccisi, bruciati, i resti triturati, messi in sacchi e gettati nel fiume San Juan;
dall'inchiesta giudiziaria in atto risulta con evidenza il legame operativo del sindaco di Iguala con il cartello dei narcos dei Beltran Leyva, dal quale è sorta successivamente la banda dei Guerreros unidos: lo stesso sindaco avrebbe ordinato alla polizia di sparare contro gli studenti e di consegnarli ai narcos;
la commissione nazionale messicana per i diritti umani ha aperto una sua indagine sul caso per possibili "gravi abusi di diritti umani" e possibili esecuzioni extragiudiziali e scomparse forzate da parte della polizia di Iguala;
considerato che:
la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 ha affermato il principio della difesa della dignità degli esseri umani come obiettivo primario da conseguire nell'ambito delle relazioni internazionali ed oltre gli spazi della sovranità dei singoli Stati;
i diritti umani sono patrimonio e conquista dell'umanità e devono essere garantiti dalle istituzioni di tutti i Paesi del mondo;
l'Italia è stata, tradizionalmente, molto sensibile nella difesa dei diritti umani nel mondo, ed ha fissato tale principio nell'articolo 2 della Costituzione, secondo cui "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo",
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga di dover intervenire presso il Governo messicano affinché faccia piena luce sui fatti descritti, affinché si impegni a perseguire e punire i comportamenti criminali adottati dalle forze dell'ordine e dai rappresentanti delle istituzioni locali e affinché dia risposte certe ai familiari che pretendono prove certe sul destino dei loro ragazzi;
se intenda, nell'ambito delle iniziative politico-diplomatiche e commerciali, porre il tema delle violazioni sistematiche dei diritti umani in Messico e rivedere le relazioni con il Governo messicano, vincolandole al rispetto della legalità e dei diritti umani;
se non intenda affrontare, nelle sedi europee ed internazionali, il tema della sistematica violazione dei diritti umani in Messico da parte delle sempre più numerose e agguerrite bande dei narcotrafficanti ed in particolare il tema della tutela dei giovani e del loro diritto a manifestare per rivendicare un futuro possibile e libero nel loro Paese e il tema della tutela delle donne, prime vittime della violenza brutale dei narcos, perché si ponga fine ai loro rapimenti e sparizioni.
il 2 novembre 2016 è stato firmato un accordo sul riconoscimento reciproco delle patenti di guida dal vice Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Mario Giro e dall'ambasciatore a Roma del Brasile Ricardo Neiva Tavares;
l'accordo prevede che chi ha una patente emessa da uno dei due Stati e stabilisce la residenza nell'altro Stato potrà convertirla entro 4 anni senza dover sostenere esami teorici e pratici;
l'ambasciata d'Italia a Brasilia ha curato i negoziati con l'obiettivo di dare una risposta concreta e rapida ad un'esigenza avvertita dalle comunità italiana e brasiliana residenti nei due Paesi. Si rammenta che i brasiliani in Italia sono oltre 40.000, mentre in Brasile vivono oltre 300.000 italiani, ma sono solo 40.000 quelli nati in Italia e quindi di più recente emigrazione;
in realtà, l'accordo era già stato inserito nel protocollo bilaterale firmato dai due Paesi nel 2008, ma solo il Brasile lo aveva reso operativo. Infatti, una patente italiana veniva convertita in una brasiliana senza dover sostenere esami aggiuntivi ma solo attraverso un test psicologico, mentre la stessa cosa non succedeva per le patenti brasiliane in Italia;
l'Italia ha stretto finora una cinquantina di accordi di reciprocità sulla conversione delle patenti, ma se i cittadini extracomunitari arrivano da Stati con i quali non ci sono accordi possono guidare solo per un anno con la loro patente, poi sono tenuti a sostenere gli esami e a prenderne una italiana. Ora, finalmente, tra Italia e Brasile sarà possibile la conversione delle patenti di tipo A e B;
in Italia, l'autorità centrale competente per questa disposizione è il Dipartimento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in Brasile il Dipartimento nacional de transito (Denatran);
la conversione, tuttavia, può non essere automatica; infatti, le autorità dei due Paesi hanno facoltà di chiedere al conducente richiedente di produrre un certificato medico che ne dimostri l'idoneità alla guida e il pieno possesso delle capacità psicofisiche indispensabili. La conversione della patente implica, inoltre, il recepimento delle restrizioni e delle sanzioni presenti nel documento originario, con riferimento alla data di rilascio della patente;
al momento un cittadino italiano può guidare in Brasile per 180 giorni dopo il suo arrivo con la patente italiana, passaporto e il PID (permesso internazionale di guida) e non c'è alcuna necessità di presentare la traduzione ufficiale della patente di guida italiana;
si ricorda, inoltre, che un italiano iscritto all'AIRE (anagrafe degli italiani residenti all'estero) può rinnovare la patente di guida presso il consolato. Per ottenere un duplicato o una certificazione di validità o la revoca della patente, è necessario fare la richiesta direttamente alla Motorizzazione civile in Italia;
per le altre categorie di patenti (C, D, E, in Brasile, e C1, C1 + E, C, C + E, D1, D1 + E e D + E, in Italia), ancora sarà necessario ripetere le prove teoriche e pratiche richieste dalla normativa di ciascun Paese;
tenuto conto che:
sono trascorsi 3 mesi dalla stipula dell'accordo definitivo per il riconoscimento reciproco delle patenti di guida ma, ad oggi, non è diventato ancora operativo;
eppure, il raggiungimento di questo risultato è frutto di una lunga trattativa per il rinnovo e l'aggiornamento di un precedente accordo, che si è sviluppata per circa 8 anni. Gli interroganti ed altri parlamentari si sono molto adoperati per questo importante risultato, che si giustifica per l'intensificarsi dei flussi di immigrazione reciproca e di mobilità tra i due Paesi, cresciuti enormemente negli ultimi decenni sia per ragioni di lavoro, sia per ragioni di investimenti, studio, eccetera, così che si è diffusa anche l'esigenza di convertire senza esami e costi eccessivi anche la propria patente di guida, indispensabile allo svolgimento dell'attività quotidiana,
se i Ministri in indirizzo vogliano dare informazioni circa la presenza di eventuali ostacoli per il passaggio alla piena operatività dell'accordo;
quali siano ancora i tempi per giungere all'effettiva fruizione di questo beneficio, visto che non è ancora possibile presentare le domande presso gli uffici del Paese di residenza affinché la patente di guida in possesso dei cittadini possa essere riconosciuta e abilitata.