Premesso che:
il Venezuela negli ultimi 3 anni è stato attraversato da una fortissima crisi economica, sociale e istituzionale;
lo scontro istituzionale si è aggravato con le elezioni del 2015, nelle quali le forze politiche di opposizione al Governo, presieduto da Nicolàs Maduro, hanno ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi, 112 su 167 dell'Asamblea nacional, il Parlamento venezuelano;
il Parlamento, però, sino ad oggi, non ha potuto esercitare a pieno le proprie funzioni, in quanto la maggior parte delle leggi approvate sono state dichiarate incostituzionali dal Tribunal supremo de justicia, la Corte suprema venezuelana;
considerato che:
lo scontro tra i diversi organi costituzionali ha raggiunto il culmine lo scorso 30 marzo 2017, quando con due sentenze, (la n. 155 e la n. 156) il Tribunale supremo di giustizia ha esautorato il Parlamento del potere legislativo e ha revocato l'immunità parlamentare dei deputati, stabilendo che "le competenze parlamentari saranno esercitate direttamente dalla Sala Costituzionale (del Tsj) o da qualsiasi organo che essa disponga, per garantire lo Stato di diritto";
il Tribunale supremo di giustizia, soltanto 2 giorni più tardi, ha revocato le sentenze a causa della forte ondata di proteste interne e delle pressioni internazionali;
la comunità internazionale aveva infatti condannato apertamente le sentenze del Tribunale: il segretario generale dell'Organizzazione degli Stati americani (OAS), Luis Almagro, aveva denunciato "un colpo di stato auto-inflitto" in Venezuela, dove la Corte suprema aveva avocato a sé i poteri legislativi del Parlamento e aveva revocato l'immunità parlamentare dei deputati dell'Assemblea nazionale, dicendo che queste due decisioni "rappresentano gli ultimi atti con i quali il regime rovescia l'ordine costituzionale del paese e mette fine alla democrazia", e aggiungendo che "ciò contro cui avevamo lottato, purtroppo si è verificato";
l'alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Raad Al Hussein, aveva chiesto all'Alta corte del Venezuela di "riconsiderare" le sentenze, con le quali aveva assunto i poteri che la Costituzione attribuisce all'Assemblea nazionale, affermando: "Esorto con forza la Corte Suprema a riconsiderare le sue decisioni, in quanto la separazione dei poteri è un fattore fondamentale per il funzionamento di una democrazia";
anche molti Stati europei hanno espresso ferma condanna per questa deriva antidemocratica del Venezuela; in particolare, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, si sono schierati apertamente contro le sentenze del Tribunale, la Russia, la Germania, la Francia e la Spagna;
tenuto conto che:
il Senato, lo scorso 24 gennaio, ha approvato la mozione 1-00709, a prima firma del presidente della 3ª Commissione permanente (Affari esteri, emigrazione) del Senato, Pier Ferdinando Casini, con la quale si impegnava il Governo, tra l'altro, ad adottare con urgenza ogni iniziativa utile, anche in sede di Unione europea e in collaborazione con gli organismi internazionali, per ottenere dal Governo venezuelano un atteggiamento costruttivo per ripristinare la separazione dei poteri e salvaguardare le attribuzioni dei diversi organi costituzionali e per favorire un dialogo effettivo e stringente tra i diversi livelli di Governo;
tenuto conto altresì che da parte del Governo italiano sarebbe mancata una presa di posizione contro le sentenze del Tribunale del Venezuela, con le quali veniva compromessa la separazione dei poteri costituzionali,
si chiede di sapere quali siano le valutazioni del Ministro in indirizzo in ordine a quanto accaduto in Venezuela lo scorso 30 marzo e attraverso quali azioni diplomatiche intenda ottemperare agli impegni assunti con l'approvazione dell'atto di indirizzo citato, che prevedevano, nello specifico, l'avvio di azioni diplomatiche con il Governo venezuelano per salvaguardare le attribuzioni dei diversi organi costituzionali.