la risposta, come rilevato anche dal Presidente della Commissione, ha totalmente eluso le questioni poste, si chiede di conoscere quali risultino le ragioni del tentativo di cancellare senza motivazione dalla programmazione provinciale di Modena la cava "Forna Pascoletti" sita nel comune di Finale Emilia per favorire l'aumento di cubature di due cave site nel comune di San felice sul Panaro, con uno spostamento di valore di alcuni milioni di euro, e a chi facciano capo le cave beneficiarie di questo spostamento.
Premesso che:
in questi giorni è iniziata l'attività di disboscamento e scavo relativo al progetto "Derivazione delle falde del medio Brenta all'interno del Modello strutturale degli acquedotti del Veneto (MOSAV) e dello Schema acquedotti Veneto centrale (SAVEC)", nei pressi e nel letto del medio corso del fiume Brenta, destando fondati timori sia fra i cittadini che fra gli amministratori locali;
nel corso degli ultimi decenni, il medio corso del Brenta (fra Bassano e Padova) è stato sottoposto all'escavazione di milioni di tonnellate di ghiaia, che hanno portato a rilevanti modifiche morfologiche e a gravi scompensi e rischi di dissesto ambientale. Ad esempio, una profonda modifica di carattere idrogeologico del territorio di Carmignano di Brenta, di San Giorgio in Brenta (Comune di Fontaniva, in provincia di Padova) e di tutta la zona circostante è avvenuta quando, a partire dal primo dopoguerra, sono cominciate le escavazioni di ghiaia e sabbia nel greto del fiume per poi estendersi in cave di profondità a poche decine di metri dal fiume. Questa attività ha prodotto un duplice effetto, abbassando il letto del fiume di diversi metri (fino a 7) e abbassando il livello delle falde. L'abbassamento del letto del fiume ha portato al crollo del ponte di Fontaniva sul fiume Brenta nel 1976, durante una piena, il dissesto statico del ponte della ferrovia a poche decine di metri, il dissesto statico del ponte di Carturo a pochi chilometri a valle da San Giorgio in Brenta;
colpisce anche la creazione del cosiddetto bacino Giaretta, sulla sponda destra del Brenta in località Camazzole (Comune di Carmignano, Padova), un'enorme depressione profonda fino a 15 metri ed estesa per 90 ettari costruita negli anni 1986-1988 con la scusa di creare una vasca di laminazione, peraltro mai autorizzata come tale dall'Autorità di bacino, che non ha però mai visto realizzare il completamento delle sponde arginali, e di fatto ha sconvolto l'assetto idrogeologico dell'area, garantendo nel contempo la realizzazione di enormi profitti per la vendita di ghiaia, senza portare però alcun vantaggio dal punto di vista della sicurezza idraulica;
l'attività di escavazione negli anni recenti si è ridotta e poi bloccata, grazie anche alla continua attività di gruppi di cittadini e di amministrazioni locali, che hanno puntato ad un diverso rapporto con il territorio e con il fiume, visto come oasi ambientale da fruire e vivere da parte di tutti, fatta salva la necessaria attività di messa in sicurezza idrogeologica;
tuttavia, negli ultimi anni sono state proposte nuove attività di modifica morfologica del corso del Brenta, di diversa natura: scavo di nuovi pozzi per il prelievo di acqua dolce in falda; rafforzamento degli argini (ma con il prelievo "a compensazione" di ulteriore materiale); interventi per favorire la ricarica della falda. Tutti questi interventi, curiosamente, prevedono il prelievo di grandi quantità di ghiaia. Insomma, si scrive acqua, si legge ghiaia;
tali interventi, specialmente quelli di escavazione dei pozzi per il prelievo di acqua dolce, hanno conosciuto nelle ultime settimane una forte accelerazione, con l'idea di aumentare i prelievi direttamente dalla falda anche per rifornire gli acquedotti della bassa pianura veneta, recentemente minacciati dalla presenza di inquinanti chimici. Le ruspe sono tornate sulle sponde del Brenta;
entrando più nello specifico, desta perplessità la costruzione di 5 nuovi pozzi in alveo del Brenta nel comune di Carmignano (per la cui protezione si prevede l'escavazione in alveo di circa 100.000 metri cubi di materiale), dato che 4 nuovi pozzi a ovest, fuori alveo, già previsti e autorizzati, porteranno a un prelievo di 950 litri al secondo a regime se dimostrabile, mentre i 4 pozzi già esistenti, gestiti dalla società Etra, prelevano già 800 litri al secondo. I lavori per la costruzione di tali pozzi in alveo sono iniziati in questi giorni, destando allarme fra i cittadini e gli amministratori;
negli ultimi mesi i rappresentanti del Gruppo Ambiente di Carmignano e del comitato "Giù le mani dal Brenta" hanno sottoposto all'attenzione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, della Regione Veneto, delle amministrazioni provinciali di Padova e Vicenza, del Consorzio di bonifica Brenta, del Consiglio di bacino Brenta, dei sindaci del territorio interessato e dell'Arpav numerose osservazioni e richieste di chiarimento in merito ai progetti della Regione Veneto per la realizzazione di nuovi pozzi a Carmignano di Brenta. A supporto di tali allarmi si segnalano alcune note stilate dal Consorzio di bonifica Brenta (30 dicembre 2015), dalla società botanica italiana (17 novembre 2015), dal Centro italiano studi di biologia ambientale (20 dicembre 2015), dall'Associazione italiana ittiologi acque dolci del 27 novembre 2015;
tali gravi problematiche sono state rappresentate anche in un'interrogazione posta in data 23 settembre 2015 dal consigliere regionale Ruzzante all'assessore per l'ambiente della Regione Veneto, a cui è stata data una risposta giudicata però non soddisfacente;
relativamente al progetto di difesa della sponda sinistra del Brenta, tra Cittadella, Carmignano e Fontaniva (tutti comuni in provincia di Padova), che prevede l'escavazione di circa 600.000 metri cubi di ghiaia a compensazione per la realizzazione di un argine di circa 600-700 metri, si evidenza che l'intervento porterebbe a un sistematico abbassamento dell'area, in alcuni punti anche di 4 metri e mezzo, esteso da argine ad argine per qualche chilometro di lunghezza; ciò significa che tutto quello che c'è all'interno degli argini (golene, aree verdi, habitat fluviale, habitat faunistico e floreale) dovrebbe essere completamente spianato. L'ingente materiale dovrebbe essere trasportato fuori dagli argini del Brenta con l'impiego di decine di migliaia di camion e lungo una viabilità inadeguata con conseguente inquinamento ambientale. Di nuovo, si scrive "protezione dall'acqua", si legge "escavazione di ghiaia";
nel contempo, non vi è traccia di interventi sulla sponda destra del Brenta, a difesa del comune di Carmignano, che, particolarmente nella località Camazzole, sul lato nord-est del bacino Giaretta, risulta fortemente indebolita, come risulta anche dalle note dell'Autorità di bacino del 28 marzo 2001 e precedenti;
durante l'incontro tra sindaci e comitati dei cittadini del dicembre 2015, è stata sollecitata la necessità di intervento da parte della commissione tecnica per una valutazione approfondita e permanente sull'impatto dei previsti nuovi pozzi ed escavazioni sull'habitat naturale e urbano interessato. Non viene posta in questione la necessaria solidarietà fra territori per garantire un corretto approvvigionamento idrico alla bassa pianura. Quanto avvenuto in questi anni dimostra che, spesso, tali attività vengono utilizzate per garantire interessi privati, senza tuttavia raggiungere i risultati previsti, con seri rischi per l'ambiente e la sicurezza idrogeologica;
appare ragionevole nel caso specifico, prima di scavare nuovi pozzi in alveo, valutare l'effetto sulla falda dei già previsti nuovi pozzi costruiti extra alveo e garantire il previsto progetto di rimpinguamento della falda;
vista la grande rilevanza che il fiume Brenta occupa nell'idrografia e nell'assetto idrogeologico della pianura padano-veneta,
si chiede di sapere:
quali iniziative di competenza i Ministri in indirizzo intendano adottare per garantire il giusto equilibrio fra le esigenze di approvvigionamento idrico della bassa pianura veneta, il mantenimento del livello di falda nell'alta pianura e la protezione dell'ambiente fluviale del medio corso del Brenta, scongiurando lo scempio di uno straordinario habitat naturale;
quali iniziative intendano adottare per accelerare le opere di messa in sicurezza degli argini del medio corso del Brenta, evitando nel contempo che, con la scusa di interventi di protezione, si realizzino con il metodo della compensazione ulteriori e devastanti escavazioni di ghiaia, che rischiano di causare danni maggiori rispetto a quelli che si vorrebbero evitare.