DIFESA (4
a
)
MARTEDI' 6 GIUGNO 2000
225
a
Seduta
Presidenza del presidente
DI BENEDETTO
indi
del Vice-Presidente
PALOMBO
Intervengono il ministro della difesa Mattarella, il sottosegretario di Stato per lo stesso Dicastero Minniti e il Capo di Stato Maggiore della difesa, generale Arpino.
La seduta inizia alle ore 14.
SULLA COMPOSIZIONE DELLA COMMISSIONE
Il PRESIDENTE rende noto che in sostituzione del senatore Dolazza è entrato a far parte della Commissione, per conto del Gruppo Lega Forza Nord Padania, il senatore Peruzzotti. Al neo-commissario porge il benvenuto e l'augurio di un proficuo lavoro.
PROCEDURE INFORMATIVE
Audizione, ai sensi dell'articolo 47 del Regolamento, del Capo di Stato Maggiore della Difesa in relazione allo schema di decreto legislativo concernente disposizioni correttive e integrative del decreto legislativo 28 novembre 1997, n. 464, recante riforma strutturale delle Forze armate.
Il Presidente DI BENEDETTO ricorda che l'odierna seduta è finalizzata ad accrescere gli elementi conoscitivi a disposizione della Commissione per l'emissione del prescritto parere, ai sensi dell'articolo 139-
bis
del Regolamento, sullo schema di decreto legislativo modificativo del decreto n. 464.
Il ministro MATTARELLA intende portare il massimo contributo possibile di chiarezza e di approfondimento sul provvedimento, nella consapevolezza dell’importanza che il Governo possa esercitare la delega, concessa dal Parlamento con scadenza il 30 giugno prossimo, con il sostegno di un condiviso giudizio parlamentare. Ritiene che il parere rivesta una sua specifica rilevanza politica, come atto di coerenza ad un disegno complessivo di trasformazione dello strumento militare: una trasformazione che trova un’ampia e condivisa estrinsecazione nei vari provvedimenti legislativi di cui il Parlamento si è occupato negli ultimi anni, per cui i disegni di legge sulla riforma del servizio militare e sull’apertura del mondo militare alle donne. Richiama quindi sette punti che ben riassumono le ragioni di opportunità e di urgenza che caratterizzano lo schema di decreto legislativo in titolo:
1°) l’esigenza del rispetto temporale degli interventi strutturali proposti, da realizzare prima dell’avvio della riforma del servizio militare, con l’abolizione della leva e la professionalizzazione del personale. L’obiettivo finale è rappresentato da una riforma caratterizzata dalla progressiva riduzione quantitativa del personale in servizio - riduzione che è già consistentemente in atto, e che a fine percorso, toccherà circa 80.000 unità cioè oltre il 35% della dimensione iniziale - e dall’innalzamento qualitativo complessivo, attraverso più spinti livelli di professionalizzazione e più alti tassi di ammodernamento e rinnovamento tecnologico dei sistemi e degli equipaggiamenti. Dunque, la ristrutturazione proposta, con le sue mirate riorganizzazioni e soppressioni di comandi e di enti, è funzionale alla riforma complessiva e ne consente la necessaria gradualita, perché non è neppure pensabile che la radicale trasformazione dello strumento militare ed il suo sostanziale ridimensionamento quantitativo a favore della qualità e dell'efficacia possa attuarsi un domani, senza le necessarie ed ineludibili predisposizioni di oggi.
In altri termini, l'abolizione della leva produrrà di per sé un impatto tale che non potrà essere assorbito e non potrà divenire fattore di crescita qualitativa delle Forze armate se non sarà stato adeguatamente preparato con una struttura corrispondente. Questo provvedimento rappresenta proprio uno dei passaggi importanti di quel percorso programmato.
2°) l'esigenza di riorganizzare le Forze armate, per il presente e per il futuro, secondo una logica di maggior costo-efficacia, e di crescita operativa e qualitativa complessiva, realizzando alcune diverse modulazioni di settore. L'obiettivo del provvedimento è quello di conseguire uno strumento operativo più snello e flessibile, con un più elevato rapporto qualità/quantità e con una marcata caratterizzazione interforze che consenta di inserirsi in maniera pienamente integrata ed interoperabile nei dispositivi alleati congiunti (interforze) e combinati (multinazionali). Tale obiettivo si persegue attraverso un migliore bilanciamento dello strumento operativo nelle sue varie articolazioni e componenti, puntando soprattutto sull'innalzamento qualitativo delle forze: questo obiettivo richiede non una logica di semplice riduzione di enti/unità ma una ricerca di ottimizzazione delle funzioni delle Forze armate.
Sotto tale aspetto la legge delega - n. 549 del 28 dicembre 1995 - è stata molto esplicita nel richiamare l'impegno del Governo a ridurre il numero dei comandi operativi e territoriali e delle altre strutture della Difesa ed a ristrutturare direzioni generali ed uffici centrali, stabilimenti e centri tecnici. Il precedente decreto legislativo n. 464 ha avviato tali attività, modificando l'articolazione, la composizione, l'ubicazione, l'attribuzione delle competenze delle strutture preesistenti e procedendo ad accorpamenti e razionalizzazioni. Questo provvedimento ne rappresenta la naturale e progressiva continuazione. In termini progettuali si tratta di due momenti di un unico disegno. La mancata realizzazione del provvedimento lascerebbe incompiuto il disegno avviato con il precedente decreto n. 464, con ovvie negative conseguenze: il percorso di trasformazione e razionalizzazione si interromperebbe e si rimarrebbe in mezzo al guado, la peggior condizione possibile.
3°) l'esigenza di adeguare le condizioni
strutturali delle Forze armate al modello di Difesa europea che si sta preconfigurando per il futuro. L'evoluzione del quadro geo-strategico internazionale richiede alle Forze armate un crescente impegno di adeguamento delle proprie strutture per ottenere uno strumento operativo moderno, sostenibile, rispondente ai nuovi compiti ad esse assegnati sulla base delle esigenze di sicurezza e di difesa nazionale e nel contesto delle organizzazioni sopranazionali di cui il Paese è parte, e a cui fornisce il proprio attivo contributo per il perseguimento degli obiettivi comuni. Gli interessi di sicurezza e difesa dell'Italia possono essere garantiti ed assicurati solo all'interno di queste organizzazioni che costituiscono elementi strutturali e fattori moltiplicatori della politica di sicurezza e difesa. Ciò acquisisce particolare valenza nel quadro della trasformazione dell'Alleanza Atlantica e del crescente sforzo di integrazione europea e di costruzione di una dimensione di Sicurezza e Difesa europea. Ne consegue che le scelte in materia di strumento militare dovranno di necessità essere funzionali alla piena interoperabilità con le Forze armate degli Alleati europei. Da ciò discende l'esigenza di una riforma strutturale delle Forze armate nella direzione di uno strumento militare caratterizzato da accresciuta prontezza di risposta, rapidità di intervento ed accentuate capacità di proiezione esterna, maggior autonomia e sostenibilità logistica anche in teatri distanti dalle basi metropolitane, pienamente integrabile nel contesto dei dispositivi multinazionali alleati. Questo è quanto hanno fatto già la Francia, il Regno Unito, la Spagna, l'Olanda e altri. Questo è ciò che si sta avviando a fare la Germania. Non sarà certamente sfuggito alla Commissione il dibattito avviato in questi giorni nel governo tedesco sulla riforma dello strumento militare tedesco, sulla base del progetto di riforma elaborato dalla Commissione V.Weizsaecker. E' una riforma che presenta straordinarie somiglianze col processo già avviato in Italia, con la trasformazione delle Forze armate verso uno strumento drasticamente ridimensionato dal punto di vista quantitativo, ma orientato verso la proiettabilità esterna. In sostanza gli strumenti operativi di tutti i Paesi europei ed alleati, senza eccezioni, si trasformano secondo un unico percorso di ridimensionamento quantitativo, di riduzione delle tradizionali funzioni statiche di difesa e presenza territoriale, di concentrazione di comandi e strutture, quale condizione indispensabile per conseguire proiettabilità, dinamicità ed un sostanziale miglioramento del rapporto forze operative/supporto logistico a beneficio della mobilità delle forze e dei supporti fuori teatro per operazioni a sostegno della pace, che è l'obiettivo che la situazione storica oggi indica come preminente anche per la nostra sicurezza. E' un processo ineludibile che tutti i Paesi europei stanno percorrendo. Se si vuole restare in Europa e nell'Alleanza alla fronte di questi cambiamenti, si deve portare avanti responsibilmente ma coraggiosamente tale trasformazione. Attardarsi nel mantenimento delle attuali strutture significherebbe condannare la trasformazione del nostro strumento operativo alla inefficacia.
4°) l'esigenza di rendere esecutive oggi scelte di fondo già operate nel passato dal Parlamento. Si tratta di una trasformazione radicale dello strumento militare, già decisa con precisi atti legislativi, che prevede un complesso processo di riforma in grado di incidere su tutti gli aspetti della Difesa, dalla catena di comando alla riorganizzazione degli enti centrali di direzione e gestione, alla struttura delle forze, alla razionalizzazione dei supporti e della rete dei comandi ed enti territoriali. E' in discussione un profondo processo di ristrutturazione, revisione e semplificazione dell'organizzazione militare, avviato in questi ultimi anni ed in corso di progressiva e completa attuazione, impostato in conformità a una serie di provvedimenti normativi ed in particolare ai dettami contenuti nella legge 18 febbraio 1997, n. 25 (Riforma dei vertici), e nel decreto legislativo 28 novembre 1997, n. 464 (Ristrutturazione delle Forze armate). Tale riforma trova ulteriore impulso nel presente schema di decreto legislativo con il quale si tende, nel quadro di una generale contrazione, a perfezionare lo strumento operativo, già riorganizzato, attraverso l'armonizzazione e l'ottimizzazione di tutte le componenti (comando, operativa, formativa, territoriale, logistica, tecnica e sanitaria). La caratterizzazione fondamentale del provvedimento in titolo è quella di essere complementare con gli altri provvedimenti già adottati.
5°) l'esigenza di realizzare la migliore utilizzazione delle risorse, evitando dispersioni ingiustificate sia di personale che finanziarie. La scelta dei provvedimenti attuativi di siffatto ridimensionamento, in particolare delle strutture territoriali e logistiche, incluse quelle sanitarie, è rivolta ad ottimizzare l'impiego delle risorse disponibili, sia umane che finanziarie, con l'obiettivo finale di giungere ad uno strumento militare che realizzi un migliore rapporto tra la componente operativa e quella di sostegno. La prosecuzione della riforma strutturale è pertanto indispensabile per migliorare lo strumento operativo, rendendo compatibili tra loro tutte le varie componenti delle Forze armate, con una più razionale ed accorpata distribuzione territoriale delle unità operative e di supporto al fine di realizzare soluzioni di elevato rendimento. Una mancata realizzazione dei previsti interventi comporterebbe uno spreco di risorse non giustificabile, vanificherebbe il percorso di trasformazione già avviato e congelerebbe una situazione comunque non sostenibile nel tempo per mancanza di risorse umane oltre che finanziarie. Si è consapevoli che non si può ridurre lo strumento militare del 40% in uomini e lasciare inalterata la distribuzione degli enti e delle strutture sul territorio. Naturalmente il Governo è consapevole che il miglior utilizzo delle risorse umane richiede ulteriori interventi specifici relativamente alla condizione militare, sotto i profili della mobilità, degli alloggi e dell'orario di lavoro. A tal riguardo il Ministero della difesa ha inviato alla Presidenza del Consiglio ed agli altri dicasteri interessati, uno schema di disegno di legge che intende presentare nelle prossime settimane al Consiglio dei Ministri per il successivo invio al Parlamento. Si tratta di un'esigenza la cui dimensione è fortemente ampliata dalla riforma in senso professionale delle Forze armate, utilizzando nel contempo tutti gli spazi che consentono interventi in via amministrativa.
6°) l'esigenza di adeguare la presenza sul territorio alle specifiche condizioni locali. Nel realizzare il percorso di ristrutturazione la Difesa ha tenuto anche conto delle modificate realtà e situazioni locali, quali quelle riferibili alla tutela dell'ambiente e quindi alla disponibilità di aree di addestramento, e di particolari criticità sociali. E' significativo, in questo senso, sottolineare la modificazione che negli anni ha interessato le aree e le strutture addestrative delle Forze armate. Ed è importante considerare come spesso alla ristrutturazione si accompagni il trasferimento delle amministrazioni locali di strutture ed immobili non più utilizzabili.
7°) l'esigenza di dare attuazione ad un piano complessivamente concertato con le organizzazioni sindacali. Tale passaggio assicura una complessiva condivisione del progetto da parte delle organizzazioni sindacali più rappresentative, che hanno concertato l'obiettivo comune di evitare, al massimo possibile, negative ricadute sociali, creando ogni qualvolta possibile le più opportune occasioni di riqualificazione del personale. Certo, vi sono alcune aree di particolare criticità che hanno destato preoccupazione nelle parti sociali ma anche nel Governo, che ne ha tenuto conto con provvedimenti mirati per quelle specifiche realtà. Ci si riferisce al contestuale decreto interministeriale che ha procrastinato di alcuni anni i termini di legge già previsti da precedenti decreti legislativi, per trovare soluzioni adeguate a realtà produttive militari in difficoltà come La Maddalena e Gaeta, o parzialmente in difficoltà come Messina.
Tutto ciò premesso, crede di aver evidenziato le ragioni più significative per le quali il provvedimento in titolo può essere complessivamente condiviso da parte della Commissione. Il generale Arpino nella sua esposizione fornirà sul piano più concretamente militare il senso complessivo di come stia evolvendo lo strumento militare, le motivazioni tecniche operative alla base delle scelte proposte e della loro coerenza col punto di arrivo per le Forze armate e potrà anche dare risposte alle domande che sono emerse da quando il testo del provvedimento è stato diffuso.
In particolare, con riferimento alla relazione introduttiva del senatore Giorgianni della settimana scorsa, osserva che i pareri, espressi rispettivamente dai direttori generali del Genio e della Leva, in ambito Consiglio superiore delle Forze armate, sono stati forniti, come da richiesta. Assicura che i contenuti di quei pareri sono stati recepiti dal parere complessivo pronunciato dal Consiglio e, a sua volta, sono stati inclusi nella stesura del testo del decreto oggi all'esame, nel senso auspicato dai due direttori generali.
Per quanto riguarda l'aspetto più sostanziale, richiamato dal relatore Giorgianni, relativo all'esigenza del rispetto dei principi e dei criteri direttivi da cui discende il conferimento al Governo della potestà di legiferare, sottolinea come la delega legislativa sia stata esercitata in piena coerenza con il mandato ricevuto dal Parlamento. In conclusione il presente schema di decreto è adottato in base ad una specifica ed autonoma disposizione di delega (l'articolo 9, comma 2, della legge n. 78 del 2000).
Non si tratta quindi, come in altri casi è avvenuto, di un decreto adottato sulla base dell'originaria legge di delegazione, attraverso il quale il legislatore si riserva la possibilità di intervenire, a breve distanza di tempo, sul decreto delegato per tenere conto della prima esperienza applicativa. In questo caso, la delega originaria era stata esercitata da oltre due anni, e il Parlamento ha voluto affidare al Governo il compito di proseguire il procedimento di ristrutturazione definito dal decreto legislativo n. 464 prendendo atto dell'intervenuta evoluzione del modello di difesa. La prosecuzione del processo di riforma è, del resto, pienamente compatibile con il principio di delega al quale rinvia l'articolo 9, comma 2, della legge n. 78. Si tratta dell'articolo 1, comma 1, lettera a), della legge 549/95, che autorizza il governo a "ridurre il numero dei comandi operativi e territoriali e delle altre strutture periferiche della Difesa … garantendo una loro più efficace articolazione, con posizione, ubicazione ed attribuzione delle competenze". L'ampiezza di tale principio, che indica essenzialmente gli obiettivi da perseguire, rende pienamente legittimo lo schema di decreto in esame. Per attivare in modo più coerente la nuova delega conferita dal Parlamento, si doveva quindi continuare a perseguire le predette finalità, considerando i cambiamenti nel frattempo intervenuti nell'ambito delle Forze armate. Il decreto opererà principalmente attraverso l'integrazione degli elenchi degli enti da sopprimere e riorganizzare prevedendo, con alcune correzioni, le medesime procedure attuative già individuate dal decreto legislativo n. 464, mentre non sembra rivesta un rilievo decisivo, dal punto di vista giuridico, la dimensione quantitativa dell'intervento che è attuata, per quanto riguarda l'aspetto qualitativo, secondo la tecnica dell'integrazione del precedente provvedimento, in aderenza alla natura "correttiva ed integrativa" della delega.
Fatta tale doverosa precisazione in ordine a quanto osservato dal relatore, conclude richiamando il disegno politico che presiede a tale riorganizzazione della Difesa. Un disegno che, per realizzare la componente operativa, prevede anche l'attuazione di una significativa razionalizzazione della organizzazione territoriale, dell'area tecnico-amministrativa, dei supporti tecnico-logistici e dei servizi sanitari.
Quali responsabili politici si deve avere la lungimiranza e la saggezza di valutare la coerenza e la correttezza del disegno complessivo. L'attuazione dei particolari proprio per la complessività e la specificità della trasformazione va più propriamente lasciata agli esperti, cioè ai comandi militari.
Dichiara di avere piena fiducia nei comandanti militari ed è convinto che i provvedimenti di razionalizzazione e ridimensionamento individuati siano nel loro complesso corretti ed indispensabili, sia per ridurre i costi di gestione interna a beneficio degli investimenti, sia per razionalizzare in termini di costo/efficacia complessiva una struttura dei supporti largamente sovradimensionata rispetto a dimensioni significativamente più ridotte dalla componente operativa, oggi ancora contrassegnata dal carattere di staticità, giustificabile nel passato ma oggi superato dalle nuove esigenze.
Nel giudicare questo provvedimento si deve tenere a mente che il rapporto forza operativa/struttura di supporto è uno degli indicatori più importanti da tenere sotto controllo nel processo di riforma complessiva dello strumento militare, volto a delineare un percorso di cambiamento realisticamente percorribile, destinato a portare, in maniera fluida, ad uno strumento pienamente integrato in chiave interforze, interoperabile con quegli alleati, flessibile, che tuttavia conservi anzi progressivamente migliori, nel corso della transizione, il suo livello di operatività e funzionalità.
Quella intrapresa è una strada verso le esigenze di oggi e del futuro senza possibilità di ritorno al passato. Si deve procedere in questo percorso nell'interesse dell'Italia, delle Forze armate, e di quella idea della Sicurezza e Difesa Europea in cui tutti fortemente credono.
Il Generale ARPINO ritiene opportuno sottolineare che l'atto normativo in titolo rappresenta un passaggio fondamentale verso una configurazione delle Forze armate più semplice ed uniforme. La soppressione di alcuni enti consegue ad una razionalizzazione organizzativa irrinunciabile e non più eludibile.
I criteri adottati sono riconducibili alla necessità di modulare la struttura delle Forze armate mirando al potenziamento qualitativo dello strumento operativo, attraverso l'armonizzazione delle varie componenti, unitamente ad una ridislocazione più efficace delle risorse operative, logistiche e territoriali. Si deve cioè assicurare coerenza tra uno strumento operativo più ridotto, destinato ad operare prevalentemente all'estero, e la struttura e gli enti che lo sostengono. Tale progetto comporta quindi inevitabilmente significative riduzioni nel numero e nelle competenze di comandi, reparti, e strutture connesse, soprattutto in conseguenza della costante e progressiva riduzione della componente di leva delle Forze armate e del passaggio a forze professionali. In tale direzione va la scelta di accorporare gli enti ed i comandi secondo tre principali funzioni: operativa, logistica e addestrativa-formativa. E' in tale ottica che devono essere considerati i vari provvedimenti organizzativi che, riaccorpando enti/comandi secondo le diverse funzioni, consentono progressive eliminazioni di ridondanze e ottimizzazione delle risorse. Tale semplificazione consentirà di ridurre il numero dei comandi territoriali complessi, cui si aggiungono i comandi autonomi per le due realtà insulari ed il comando della Capitale. Si tratta di una scelta, logica oltre che inevitabile, in un'epoca in cui il bisogno di distribuzione fisica sul territorio è largamente superato dalle possibiltà offerte dai moderni sistemi telematici ed informatici.
In siffatto contesto si inquadra anche la corrente rimodulazione delle strutture sanitarie, finalizzate a sostenere personale numericamente ridotto, ma con diversificate esigenze legate alla professionalizzazione dello strumento militare, all'introduzione del servizio femminile e alla necessità di sostenere le forze nelle operazioni fuori area. Peraltro anche gli elementi organizzativi dedicati al reclutamento dei giovani di leva, con la transizione verso il professionismo, richiedono una riconfigurazione in senso riduttivo.
Più in concreto, per l'Esercito ristrutturazione comporta la modifica in diversi settori della Forza armata (logistico, scolastico, infrastrutturale e del reclutamento) da riorganizzare, a livello esecutivo, mediante accorporamenti/riconfigurazioni di enti preesistenti. Ciascuna area avrà a capo un Ispettore responsabile, quale organismo di vertice, su scala nazionale, della specifica funzione ad esso delegata (logistica, formazione e specializzazione, infrastrutture e reclutamento). Con il costante decremento delle risorse umane, in particolare di leva, vi è la necessità di dare maggior vigore al reclutamento del personale volontario stante l'indispensabile e progressiva professionalizzazione delle unità. Da ciò la conseguenza di costituire, mediante riconfigurazione di un alto comando presistente (regione militare centro) un organismo, l'ispettorato per il reclutamento e per le forze di completamento (con sede a Firenze) che eserciti il comando e controllo, su tutto il territorio nazionale, nel settore del reclutamento e del completamento delle unità in vita.
Per la Marina si configurano tre aree principali d'intervento, quella operativa, quella infrastrutturale e di sostegno-logistico e quella formativa-addestrativa. L'area territoriale del sostegno prevede la concentrazione delle strutture in tre poli principali, situati a La Spezia, a Taranto e ad Augusta. Per quanto concerne la Sardegna si prevede il rafforzamento della base di Cagliari, per la sua centralità strategico operativa nel bacino del Mediterraneo centro-occidentale. A tale riguardo, intende dedicare qualche parola alle realtà di Messina e della Maddalena. La problematica di tali basi è legata ad una presenza della funzione territoriale di sostegno della Marina, che non è più necessaria nelle forme attuali. La presenza in tali sedi richiede quindi una riorganizzazione in senso riduttivo, che sarà conseguenza della riconfigurazione e dello spostamento di comandi ed enti dell'area tecnico operativa non più adeguati all'attuale situazione. Diverso il discorso dell'area tecnico industriale in quelle sedi. La realtà arsenalizia di Messina ha un futuro concreto e realistico legato alla manutenzione del naviglio minore della Marina. E' una funzione significativa poiché il naviglio così detto "minore" è una realtà importante della flotta che sostanzia un futuro credibile per l'arsenale di Messina nell'ambito dell'istituenda Agenzia della Difesa. Per quanto concerne la Maddalena la presenza della Scuola sottufficiali consentirà di assorbire in maniera pressochè completa il personale civile della sede, in uscita dagli enti dell'area tecnico operativa che verranno interessati dalla ristrutturazione. L'Arsenale rappresenta certamente il nodo più difficile da sciogliere. E' un problema che non può essere nascosto anche se non riguarda la materia del provvedimento in titolo. Tuttavia, proprio perché si è consapevoli della complessità, della delicatezza e della sensibilità sociale della realtà arsenalizia alla Maddalena è stato spostato a fine 2004 il termine di tempo necessario per individuare un futuro per questa realtà anche al di fuori del mondo della Difesa, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione, inclusi quelli europei. Ciò consente di dare assicurazione per il riutilizzo
in loco
del personale civile della Difesa oggi operante in quelle sedi e limitare gli spostamenti del personale militare.
Per l'Aeronautica l'assetto organizzativo nelle tre aree (operativa, territoriale ed addestrativa) è di fatto già conseguito. Il provvedimento in esame concerne solo azioni di minor rilevanza ed impatto.
In generale, evidenzia come l'attuazione dei provvedimenti di soppressione previsti dallo schema di decreto legislativo in esame comporterà un'attenta azione dedicata al reimpiego del personale interessato che sarà attuata con gradualità in concerto con le organizzazioni sindacali e tenendo conto, per quanto possibile, delle esigenze del personale militare. La Difesa, in ogni caso, realizzerà i provvedimenti di riorganizzazione nel rispetto delle garanzie e delle tutele dei dipendenti militari e civili in servizio. Desidera poi far notare che il personale militare interessato alla totalità dei provvedimenti incide per meno del 1% sul totale del personale delle Forze armate in servizio. Il personale civile interessato dai provvedimenti in esame rappresenta il 15% del totale del personale civile della Difesa che sarà reimpiegato sullo stesso sedime o in enti Difesa ubicati nell'area.
Conclude quindi evidenziando che l'impatto della riorganizzazione sul personale sarà gestibile con progressività e senza traumi. Quanto alle possibili implicazioni infrastrutturali derivanti dai provvedimenti, gli immobili che si renderanno eventualmente disponibili saranno riutilizzati per soddisfare altre esigenze o potranno essere messe a disposizioni delle realtà locali innescando un circuito positivo.
Il Presidente PALOMBO rende noto che sono pervenute richieste di chiarimenti da parte di numerosi senatori; tuttavia, considerati i concomitanti impegni dell'Assemblea, propone di differire il seguito dell'audizione alla prossima seduta da tenersi alla presenza del Ministro e del Capo di Stato Maggiore della Difesa.
Conviene la Commissione e il seguito dell'audizione è quindi rinviato..
La seduta termina alle ore 15.